29 novembre 2008

Inzaghi, uno che Ancelotti non ha sterilizzato

Non guardare come, ma che cosa. Gol. Inzaghi ancora, di nuovo, sempre. È inutile contare: 64? 65? 67? Importa davvero quanti ne ha fatti? Tanto presto ce ne sarà un altro: sul limite del fuorigioco, con uno stop goffo, con un tiro sporco e perfetto. Lo splendore della grossolanità, la certificazione che l'estetica conta sempre meno del risultato. Pippo gode, al solito. Un minuto e quarantadue secondi dopo il novantesimo, all'ultimo assalto, all'ultima palla. Cesarini aggiornato. Contemporaneo. Tutta roba sua, di Pippo, perché non si cambia neanche a 35 anni, quando tutti continuano a raccontare che è finito. Cioè «grazie Pippo, hai fatto tutto». È quel momento, quello là, quando in ogni bar dello sport di questo Paese può entrare uno e dire che come Inzaghi non ce ne sono. Fermo al bancone c'è per forza un nemico di Pippo che deve tacere, perché ha appena finito di pensare alla filastrocca di una vita: che è sgraziato, viscido, inguardabile, anti-estetico.
Quante volte s'è sentito: segna alla Inzaghi, quindi facile, col tocco di fronte alla porta, con lo stinco che colpisce prima del collo e crea una traiettoria imprendibile. Culo. Sì, culo. Rimpallo, rimbalzo, deviazione, papera del portiere. Gol e qualche attimo di attesa, perché certe volte non ci crede neanche lui. Poi sì. Poi va. Poi di corsa verso la bandierina con la bocca aperta e le mani agitate come se ogni volta fosse Atene e la Coppa dei Campioni. Inzaghi è lo spot del calcio della speranza è un piccolo totem della fiducia. I suoi gol sgraziati servono a rimettere sulla strada una partita persa o a vincerne una che non si sbloccherà mai. Di Pippo non hai voglia di appendere in camera il poster, ma tieni una figurina nel portafoglio, come un santino al quale aggrapparsi quando non sai più che fare. Allora adesso non serve chiedersi se è titolare o se sta in panchina. Non se lo chiede neanche lui che ha smesso di essere ossessionato dall'idea di giocare ogni partita. Non può, quasi quasi non lo vuole neanche. Con lui si conta il rapporto tra minuti giocati e gol fatti: con lui non devi mica ricordarti se è in forma, oppure no, se gioca bene o se gioca male, se ha preso sei, sette, otto o quattro in pagella. La sponda? E che cos'è? L'assist? In una partita di Inzaghi ti ricordi soltanto se segna o no. È finita l'era dei Fascetti che lo criticavano perché era un cascatore. Inzaghi ha superato tutto: le botte degli avversari che gli hanno sfigurato anche il labbro, la rivalità con Del Piero ai tempi della Juventus, l'arrivo di ogni tipo di attaccante al Milan, l'ironia sulla dieta a base di solo riso in bianco e bresaola, la presenza di un fratello che l'ha imitato senza essere lui. A 35 anni un centravanti che non gioca titolare fisso non serve. Pippo te lo tieni caro fino a quando sarà lui a dire basta. Opportunista. Cioè un po' meschino. Cioè straordinario. Inzaghi è un desiderio represso e un'invidia perenne: l'idea di essere fondamentale per una squadra anche senza dover essere il più forte di tutti. Non piace ai fighetti, non appassiona gli esteti, poi tutti lo vorrebbero o l'avrebbero voluto perché quando trovi uno che segna con il pezzetto di plastica della stringa che si è appena slacciata, non puoi avere davvero nulla di meglio. Sono più di 15 anni che è così. Gol, gol, gol. Poi le critiche, ovvio. Perché con Pippo è successo quello che di solito accade con i trequartisti, con Baggio, Del Piero, Totti, Cassano. Cioè dividono: allora fino a un certo punto o lo adoravi o lo detestavi. Parrocchie e correnti. Poi qualcosa è cambiato. Poi è arrivata Atene e la doppietta nella finale di Champions. Tutti zitti. Applausi. Pippo ha ancora nemici, come tutti, solo che adesso non parlano più. Soffrono un po' a ogni gol e non sanno quando potranno smettere.

Beppe di Corrado, su Il Giornale del 29/11/2008



SuperPippo è uno dei pochi giocatori del Milan per il quale si spendono volentieri i soldi del biglietto o due ore dinanzi al televisore. Perché lui è calcio allo stato fuido: furore, malizia, intensità, inventiva, improvvisazione.
In un calcio ormai incapsulato negli schemi, i cui interpreti non si possono permettere libertà creative, Inzaghi è l'incubo del cobra che ti fulmina prima che tu possa pensare alla contromossa. La sua pericolosità di attaccante ricorda il Veleno interista degli anni 50 che, non a caso, è una memoria viva anche per chi l'ha conosciuto solo con il passaparola.
Ai miei occhi ha inoltre il grandissimo merito di avere rifiutato i condizionamenti tattici del suo allenatore, l'invito a ritornare a centrocampo o a marcare l'avversario difensore.
Per lui il campo, al massimo, sono i 13 metri dell'area, ma il suo habitat è l'area piccola e immediati dintorni.
Ancelotti non potendolo plasmare, per la sua irrinunciabilità si è inventato lo schema ad una punta, che ha un senso ed una credibilità solo se gioca Pippo. Con gli altri che l'hanno sostituito, è solo un favore agli avversari e la vera causa dell'impotenza offensiva del Milan.

19 novembre 2008

La classe dirigente craxiana

In un recente convegno sulla terza età ed oltre, tenutosi nella sala convegni della Banca Popolare di Milano, gli illustri e brillanti relatori hanno fissato al 2100 il target per il raggiungimento dei 120 anni della vita media umana.
Il mio forte auspicio è che la scienza avvicini quella scadenza in modo significativo, e non tanto per una egoistica personale attesa ma per consentire alla politica italiana di continuare ad attingere alla classe dirigente craxiana sopravvissuta alla cure di Di Pietro e soci.
Ultimo emblematico esempio è Sergio Zavoli. Non so chi l'abbia suggerito a Veltroni per la vigilanza Rai, ma certamente oltre che proba ed esperta persona (fu presidente Rai durante la Presidenza del Consiglio Craxi e prima fu uno degli inviati storici dell'emittente di stato), l'ottuagenario socialista romagnolo consente al sempre più frastornato Uolter di uscire da un buco in cui si era testardamente cacciato, e forse di liberarsi della subornazione dell'Italia dei Valori, i cui... valori eversivi ed il cui caravanserraglio girotondino offendono la democrazia ogni giorno di più.
Non credo che Zavoli sia l'ultimo craxiano di cui la politica avrà bisogno per uscire dalle sue misere ristrettezze.
Il problema è che il tempo fugge e che se la scienza non fa un miracolo con i traguardi di senescenza, corriamo il rischio di dovere giocare a briscola in futuro solo con maturi e inaciditi portaborse.

08 novembre 2008

Lettere al Foglio

Risposta di Ferrara ad un lettore sull'obamismo di Veltroni

Veltroni è sempre sotto schiaffo, anche molto ingenerosamente, e la sua versione obamista non ne parliamo nemmeno. Ho sentito citare un efficace e greve detto siciliano ("Fottere con la minchia degli altri") per commentare le manifestazioni di entusiasmo veltroniano alla notizia del trionfo di Obama. Tutto bene. Non faccio moralismi né perbenismi. Ma basta un po' di fair play per riconoscere a Veltroni la convergenza del suo modo di fare politica e cultura con certi tratti obamiani. Che male c'è?

07 novembre 2008

Sulla giusta strada per essere Popolare

BPM: Lancia Euromutuo, tasso non più agganciato a Euribor

(ASCA) - Roma, 6 novembre - Si chiama Euromutuo ed ha il vantaggio di avere un tasso di interesse agganciato a quello ufficiale di riferimento della Banca centrale europea. E' questa la nuova tipologia di mutui offerta dal Gruppo Bipiemme (Banca Popolare di Milano, Banca di Legnano e Cassa di Risparmio di Alessandria) alle famiglie. I vantaggi per chi aderira' a questa proposta - informa un comunicato - sono significativi. Soprattutto il tasso, che essendo agganciato a quello ufficiale di riferimento della Banca centrale europea e non piu' a quello interbancario (Euribor) offre una maggiore trasparenza e una maggiore stabilita'.I primi mutui potranno essere sottoscritti nelle filiali del Gruppo Bipiemme fin da lunedi' prossimo e prevedono l'applicazione di uno spread, rispetto al tasso Bce, dell'1,50% e una durata massima di 30 anni.

Gli Usa guardano con il fiato sospeso l'Italia

Se Berlusconi scimmiotta Ezio Greggio, lo fa per una intrinseca vocazione alle battute cretine. Tanto vale l'abbronzato dedicato ad Obama.
Discutiamo di infantilismo, ma buttarsi su una previsione apocalittica di crisi irriversibile dei rapporti USA-Italia, come fa l'eccitato Uolter, mi sembra eccessivo.
Questa militaresca difesa del presidente de noantri ricorda molto da vicino la divinizzazione di Baffone e del paradiso dei lavoratori.
Anche per i piddì è un DNA culturale impazzito, che ha sostituito l'Ovest all'Est. Tanto tutto è relativo, se è vero che la Siberia è l'Ovest della California.
La speranza è che i prossimi quattro anni in Italia non si giochino sul razzismo peloso visto da destra e da sinistra, ma piuttosto sulla realizzazione dei cambiamenti epocali che la più perfetta maccchina elettorale mai vista ha promesso agli Americani ed a tutti i sudditi dell'Impero.
L'unica certezza è che il Presidente degli Usa farà gli interessi del suo continente-paese e non si farà né intenerire n? tanto meno influenzare dalle sinistre post, pre e neo della sgangherata Europa.

05 novembre 2008

Il trionfo di Uolter

Sono trascorsi 7 mesi ma la rivincita è stata trionfale. Sagacemente preparata alla Convention Democratica nella pauperistica pensioncina in cui era stato schiaffato con il suo seguito, animata da clamorose mobilitazioni di masse a Roma (ogni testa in piazza, benedetta da Uolter, conta 10), supportato dai campus dei pelandroni universitari, Veltroni ha travolto Berlusconi nell'unica vera competizione che conta: le Presidenziali del 4 Novembre.
Fratello gemello di Obama, suo ispiratore politico, guida spirituale, viene finalmente collocato al vertice politico mondiale da un consenso travolgente in Usa grazie alla campagna intelligente ed incisiva nelle birrerie di N.Y della Melandri, ministro a doppio passaporto, ed al supporto di tutti i media televisivi indipendenti peninsulari.
In attesa dell'incoronazione, Uolter per i prossimi 2 mesi si dedicherà ad intense cure abbrozzanti nei solarium di Roma ed alla stesura di un book di memorie sui retroscena di questa memorabile vittoria planetaria e sugli ostacoli messi in atto, ma inutilmente, da Max D'Alema detto il rosicone di Gallipoli.
Ça va sans dire che a Berlusconi verranno chieste fermamente le dimissioni dalla Presidenza del Consiglio che, per volontà popolare planetaria e non banali e compiacenti sondaggi, non è più di sua competenza.
Unica angoscia è che il piduista, sempre ispirato da Gelli, inviti il gemello Obama ad una settimana di ferie su una delle isole di proprietà nei Caraibi, per stabilire vincoli di equivoca amicizia.