27 giugno 2008

Andrea's version

Concesso che dura sarà sempre, per lo meno adesso la questione è più civile. Una volta confermato che, con Borrelli ai giardinetti, Scalfaro ai giardinetti, Caselli (come insinua Sorrentino nel “Divo”) più che altro dal coiffeur, e con Colombo e D’Avigo nei pressi a loro volta delle panchine del parco, straconfermato, si diceva, che in questa sua nuova e meno infelice condizione l’Italia potrebbe diventare perfino un paese passabilmente anormale, due considerazioni bisogna aggiungerle. La prima è che Borrelli, Caselli e compagnia trascorsa, non è che avessero puntato la prua esattamente su un paio di frilli. Craxi, Andreotti, Berlusconi, ma pure Previti, Mannino, Pomicino, insomma, era tutta gente tosta, per cui onore quantomeno al fegato. Il secondo rilievo è figlio invece delle cronache di questi giorni e delle inevitabili preoccupazioni per il bilancio. Dal momento che i nouveaux magistrates, con quello che costano laurea e concorsi, d’ora in poi faranno i ganassa solo con le Vanne Marchi e i Vittori Cecchi Gori, non si potrebbero prendere dei diplomati?

Andrea Mercenaro sul Foglio

Me lo ricordavo meno peggio

Non sono trascorsi due mesi e Berlusconi riesce a dare il peggio di se stesso. Incurante delle motivazioni che hanno spinto il popolo a dargli una amplissima maggioranza, è tornato ad impelagarsi in storie di corruzioni, processi da non finire, baldracche da sistemare in Rai (forse a Mediaset non lo ascoltano più, come quando parla di Milan?).
La sinistra ormai in decozione si sente rianimata nonostante in Sicilia abbia subito una disfatta elettorale storica.
Mi sembra si possano trarre due conclusioni.
Il centro-destra resta la maggioranza assoluta del paese nonostante Berlusconi e non grazie a Berlusconi. Proprio per ciò deve seriamente pensare ad un rapido avvicendamento del medesimo alla guida del governo.
La magistratura è ormai contropotere nel nostro paese. Se non la si caccia in un angolo a fare il suo mestiere, ed anche bene, la svolta autoritaria in Italia è molto più vicina di quanto ci si illuda.

25 giugno 2008

Maturità

Maturità che appare
e lesta avanza
debole rende
il tuo vermiglio fiore
incerto l’incedere
faticoso il pensare
e ‘l ragionar compiuto.
Maturità ch’è qui
e stringe il petto
che dissipa il futuro
... già passato e ‘l ieri
perso per la via.
Maturità passata
ora vecchiezza
con pensieri e ricordi affastellati
con amori da tempo sullo sfondo
e domani il futuro più profondo.

Banzai 43

13 giugno 2008

Una città sempre più arida

I Vipers hockey chiudono a Milano l'attività per mancanza di finanziatori. Qualche settimana addietro è stata la volta della pallavolo maschile e femminile. Negli ultimi anni hanno chiuso rugby e baseball. Le squadre giovanili calcistiche di periferia, miniera di talenti, sono sparite.
Scompare lo sport minore che sorretto dall'entusiasmo e dalla civiltà sportiva dei milanesi ha portato alla città centinaia di scudetti nazionali.
Tutto questo mentre i due pifferai lasciano ogni anno sul prato della loro smisurata ambizione centinaia di milioni di euro per primeggiare al circo Barnum.
Povera città!
Senza memorie, senza cultura sportiva, senza quel sano mecenatismo dei cumenda, che ormai si ritrova solo in qualche polisportiva brianzola o nelle amatoriali delle due ruote.
Per la metropoli, lo sport è diventato gare di moto a scappamenti aperti sui viali cittadini, le forbite discussioni sul calcio-immondizia nei bar di periferia, la play-station in salotto.
Nostalgia pungente del nost Milan!

Un giro di valzer tra amici

La famiglia Agnelli studia un'iniezione di risorse nella cassaforte Giovanni Agnelli & C. Sapa e chiama Guido Rossi come "garante" super partes per la struttura societaria del gruppo che raccoglie i vari rami ed eredi del gruppo torinese. E' quanto scrive oggi il Sole 24.

I gazzettieri

A proposito, indecente il clima mediatico che si è creato intorno al c.t. più solo da Edmondo Fabbri ai giorni nostri: anche più del Bearzot pre-Spagna, che almeno aveva qualche adoratore fra i giornalisti che contavano. Tutto quello che i quotidiani e le tivù non possono dire di quei quattro club che li fanno campare lo riversano sulla Nazionale, più squadra di nessuno che squadra di tutti, con toni offensivi che non si riservano agli scarsi di nessun'altra professione, dal medico al giornalista. Tuttosport di ieri titolava 'Ridateci Lippi', ma se su un ipotetico 'Donadoni Daily' il c.t. avesse titolato 'Ridateci Giancarlo Padovan' come avrebbe regito l'attuale direttore della Marrone? Per il Corsport l'esclusione del centrocampo della Roma sarebbe stata da lavare con il sangue anche se Van der Sar avesse dovuto raccogliere in fondo alla porta cinque palloni invece di zero, mentre la Gazzetta di oggi punta su chi dovrebbe secondo i suoi giornalisti entrare (Chiellini, Del Piero, Grosso) senza titolare su chi dovrebbe uscire, anche perchè scontenterebbe il suo bacino d'utenza intermilanista: l'impresentabile, a questi livelli, Materazzi, unico nerazzurro dei ventitre, ed il declinante Zambrotta, ennesimo affarone spagnolo della coppia Galliani-Bronzetti (a proposito: Flamini, che guadagnerà quasi il triplo di Paolo Maldini, e sicuramente molto più di Pirlo, nella Francia nemmeno fa panchina per scelta tecnica). Anche Dostoevsky scriveva per i lettori, va bene, ma i linciaggi geogiornalistici no. Ad unire le varie provincie della terra dei cachi solo Del Piero, uno che dal 1996 ad oggi mai è stato decisivo nei grandi tornei ma che grazie all'educazione (vera rarità, non solo nel calcio) gode del lusso di non essere odiato fuori dalle mura.

Stefano Olivari, su La Settimana Sportiva

11 giugno 2008

Una metropoli tra passato e futuro

Non è facile interpretare Berlino da turisti. E' una megalopoli (889 Kmq - otto volte il territorio comunale di Parigi - cui, se ci paragoniamo, sembriamo Binasco; 3.400.000 abitanti, che tradotto significa una densità da Middlewest Usa) che è stata rasa pressoché interamente al suolo nell'ultimo biennio di guerra mondiale, che è stata separata dai vincitori ed ha sviluppato due modelli di sviluppo antitetici (capitalista e comunista), che nel 1963 è stata violentata con un muro chilometrico con cui i sovietici hanno separato uomini, case, vie, fiumi e canali per impedire bibliche fughe degli ostaggi della parte dell'est verso la libertà ed il benessere.
Poi nel 1989, per implosione del regime comunista, in una notte è stato abbattuto il muro, in pochi mesi la città e l'intera Germania sono stati riunificati.
Questi eventi hanno lasciato evidenti tracce nel tessuto urbano, certamente anche nell'animo dei berlinesi.
Il risultato è una città in continuo mutamento ed in evidente contraddizione. Quartieri avveniristici occupano gli spazi delle terre di nessuno, arate dai bombardamenti a cavaliere fra le due zone, immensi agglomerati di palazzi in stile sovietico abbruttiscono le periferie.
Ne esce un cocktail dal gusto strano ma affascinante, una città che promette di essere diversa fra dieci anni ma anche fra un anno o pochi mesi. Ce lo dicono le foreste di gru che fanno da skyline al paesaggio, sia nel centro storico che nelle periferie.
Si respira un'aria di vitalità e di spinta propulsiva che a noi, abituati ad una declinante civiltà, appaiono rivoluzionari pur senza quella violenta invadenza del modernismo americano.
Affascinano alcune connotazioni di questa grande capitale.
Il verde e le acque. Boschi, fiumi, canali sono la cornice della città. Sono ovunque. Nel centro, nelle periferie, collante fra le città satellite ed il Mitte.
Un'atmosfera affascinante fatta di silenzi, rispettosamente osservati dagli abitanti che hanno una evidente profonda cultura dell'ambiente. E' difficile spiegare il senso di pace appagata che si prova percorrendo in battello il perimetro della città antica o camminando fra un quartiere e l'altro su sentieri boscosi, accompagnati solo dai rumori dei volatili e dal fruscio delle ruote delle biciclette che sono ovunque, ordinate sulle centinaia di chilometri di piste ciclabili .
Per noi che veniamo dalla città degli scappamenti aperti, dei marciapiedi larghi un quarto di quelli berlinesi, della gente che urla, che butta di tutto per terra, sembra un sogno irreale.
Un'ultima annotazione.
I mezzi pubblici sono carissimi o meglio, costano il valore del servizio che offrono. Bus o metro o sopraelevata prezzano 2,10 euro. Gli uni e gli altri passano, puntualmente, ogni due-tre minuti, sono ovviamente confortevoli, non stracolmi di umanità, ospitano in appositi spazi biciclette, sono dotati di piastre semoventi per acconsentire il carico-scarico delle carrozzelle dei minorati.
L'autista fa anche il bigliettaio, senza che un Epifani locale parli di sfruttamento della classe lavoratrice.
Sette giorni in un altro mondo.
Se imparassero anche a fare da mangiare sarebbero un piccolo Eden!