15 aprile 2011
Quelli che in Europa vincono ogni 45 anni
Solo un curvaiolo irriducibile e gli indecenti parolai di Sky potevano illudersi, ed illudere il mondo, che l'Inter avrebbe ribaltato in Germania il 5 a 2 casalingo contro una squadretta che, peraltro, nel suo campionato veleggia nella parte destra della classifica. Nella settimana fra il 5 ed il 13 abbiamo assistito alla più mendace e fuorviante operazione di marketing calcistico, cui hanno dato un nobile avallo il proprietario dell'Inter Moratti ed il suo finto allenatore Leonardo. Chi ne mastica da una vita, sa che nel calcio vi è molta imprevedibilità - ed è il suo fascino - ma una regola è ferrea e infrangibile: se sei atleticamente esaurito non puoi battere undici giovanotti abbastanza scarsi che però corrono 90 minuti. E questa Inter è bollita da almeno un mese.
13 aprile 2011
A Milano il derby Moratti. La lista al caviale di Milly con archistar e registi.
L’ha chiamata «lista dell’arancia», ma solo perché le ostriche probabilmente erano finite. Milly Moratti, moglie del presidente dell’Inter, scende in campo contro la cognata Letizia e mette insieme una squadra così chic che la tribuna d’onore di San Siro, nel giorno del derby, al confronto potrebbe apparire la mensa dei poveri. Evidentemente, per sostenere il candidato della sinistra, ex di Rifondazione comunista, Giuliano Pisapia, bisogna avere una certa consuetudine ai ricevimenti targati Prada, alle vacanze a Forte dei Marmi o a Crans Montana, al risotto con la foglia d’oro e a quelle inserzioni delle riviste patinate che spacciano un attico di 700 metri quadri in centro a Milano per una «residenza dal sapore bohémien». Bohémien, eccome no, terrazze e verande comprese. L’unico problema è che il comitato elettorale di questa lista ostriche e arancia, per il momento, non ha ancora una sede. E tutti s’interrogano: dove si stabilirà? Da Cova o al Sant Ambroeus? Uno champagne, due tartine (col caviale), patanegra e analcolico eco-drink. Si parte: nella lista Moratti, presentata ieri, si candidano 4 architetti, 3 avvocati, un editore, 4 imprenditori cultural-teatrali, un gastronomo, 2 registi, 2 veterinari, un neurochirurgo, un medico (l’ex deputato Elio Veltri), 2 giornalisti, 2 docenti universitari, un professionista dei media, un comunicatore (la differenza tra professionista dei media e comunicatore? Bah), un fotografo di moda, un’attrice, un musicista e due scienziati fisici (una è Mil-ly, guai a chi ride). Di operai, naturalmente, nemmeno uno, di saldatori e panettieri manco l’ombra. Si capisce: la lista che sostiene la sinistra si può forse mescolare con chi non ha mai sorseggiato nemmeno un cognac a Villa Imbersago? C’è un pensionato, a dir la verità, tal Mario Mosca: probabilmente è capitato lì per caso, avrà sbagliato porta, magari cercava una tabaccheria per il Gratta&Vinci. L’hanno subito messo in lista perché un veterano Inps fa la sua figura, fra il fotografo di lusso e il regista teatrale. O Dio, quant’è chic. Ma il pensionato, per quanto chic, resta un’eccezione. Per entrare nella lista della Milano Cova-Sant Ambroeus e sostenere la sinistra già comunista di Pisapia, in realtà, bisogna avere un conto corrente di famiglia come minimo milionario. Simile a quello di Ada Marchetti Gigli, la docente universitaria che ha studiato a fondo l’organizzazione sindacale dei tipografi e poi (alla faccia dei tipografi) si è sposata un editore, cioè il notaio Piergaetano Marchetti, presidente Rcs: grazie al reddito annuo del marito, che sfiora i 4 milioni di euro, la Marchetti Gigli può permettersi di scrivere sul calendario del popolo, di fare la pasdaran dell’operaismo e di sostenere il compagno Giuliano. Se poi proprio non si ha il portafoglio gonfio, allora, come minimo per essere ammessi nel club di Milly bisogna essere presidenti dell’Accademia di Brera, come Gabriele Mazzotta, editore di prestigiosi libri d’arte, sede in Foro Bonaparte, responsabile di una fondazione che organizza mostre come «L’estetologo Gillo Dorfles e l’avanguardia tradita» oppure «Arte ed eros nel Giappone del periodo Edo». Quando si dice essere vicini ai bisogni della gente, eh? Ma si capisce: quelli della lista Moratti, tutti Sant Ambroeus e Cova, sono di natura molto vicini alla gente. Ne parlano sempre ai bagni Piero in Versilia, ne discutono molto a St. Moritz: come aiutare i cittadini di Milano? Se lo chiede Patrizia Wachter, ex gestore del teatro Ciak, che oggi divide il suo tempo fra Gabriele Salvatores e il Festival di Locarno. Se lo chiede l’artista con studio in via Moscova Donata Almici, che (ci fa sapere) «da sempre dipinge in isolamento per rispetto della severa professione del pittore» e che «si apre alla contemplazione del mare» (da via Moscova? E come fa?). E soprattutto se lo chiede il gastronomo Carlo Fiorani, uno degli autori del Bio-food, quello che propone cibi ad «energia rinnovabile» come l’insalata di pollo piccante alla papaya e cocco e il curry di patate dolci con okra e curcuma. Visti i protagonisti, siamo ansiosi di leggere i programmi della lista arancia e champagne: non è che in via Moscova, visto che ci contemplano il mare, vogliono permettere il transito solo ai pedalò (assai eco-chic)? Non è che penseranno di risolvere il problema del traffico mettendo l’obbligo di circolazione in barca a vela sui Bastioni? E non è che nelle mense scolastiche proporranno menu a base di papaya, cocco, okra e curcuma? Per carità, siamo pronti a tutto, anche al curcuma. La presentazione dell’Armata BrancaMilione del resto è avvenuta in un teatro, e anche questo la dice lunga su come i Milly’s boys siano pronti a dare spettacolo. Fra i candidati vicini allo show, ci sono anche Claudio Trotta, noto per aver organizzato il concerto di Springsteen, il fondatore di Zelig Saturno Brioschi e soprattutto Luca Mangoni, uno che sale sul palco con il gruppo Elio e le Storie Tese e, anziché cantare, si esibisce come Zorro, SuperGiovane, Dottor Stramangone o mille altri travestimenti. Lo chiamano rock demenziale. E, a pensarci bene, è la colonna sonora perfetta per una lista così. da Il Giornale di oggi.
03 aprile 2011
L'Aida è resuscitata?
Mai trarre considerazioni definitive parlando di calcio. Questo verrebbe da dire dopo avere assistito ad un derby ove un Milan incerottato ha travolto gli ectoplasmi di oltre Naviglio. Eppure il dubbio che si sia trattato della magia di una notte, la consapevolezza che il derby è una partita a sè soprattutto sul piano nervoso, che trovare sulla panchina avversaria un bamba come Leonardo capita solo due volte all'anno, induce a rinviare ogni considerazione a metà maggio, a campionato concluso.
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