Una lunga affinità, da Togliatti (col “compagno” Mattioli) al Manifesto.
Roma. In fondo erano e sono rimasti dei gruppettari di lusso. Una famiglia politica endogamica, una setta finanziaria. Ieri potevano chiamarsi Giulio Einaudi o Giangiacomo Feltrinelli. Oppure essere loro amici, progenie di borghesi e industriali che espiavano la propria origine piegando la lotta di classe al settarismo cinese e cambogiano. Oggi hanno perso il nome principesco, ma sono gli stessi e fanno i guardiani del mercato perfetto. All’occorrenza
sono mozzorecchi e scrivono sul Manifesto per il quale, con l’uscita di Guido Rossi dal cda Telecom, scompare “l’uomo che fino ad ora è stato garante presso le banche e forse anche presso la magistratura” (dal Manifesto). A un grado diverso sono sempre loro a manifestarsi, sull’Unità, con lo stupore indignato di Livia Ravera che dice di Telecom: “Io proprio non capisco”. “Perché dare in mano un’ulteriore carta di potere a Silvio Berlusconi?”. Nostalgici di un’economia equa e solidale, perciò immaginaria, tremendamente urbanizzati fin dal secondo dopoguerra, i settari della sinistra finanziaria soffrono il capitalismo delle praterie, temono il denaro negli spazi aperti. Perché tutto, ai loro occhi, deve rimanere nella famiglia nata dall’osmosi tra il capitalismo di relazione e la falce e martello. Certi legami germogliavano già nei salotti più ristretti prima della caduta del fascismo, quando il padrone della Comit, Raffaele Mattioli, era impegnato a trasformare le grandi banche italiane nell’università della nuova classe dirigente. E’ in questo paesaggio che Mattioli e Palmiro Togliatti, grazie al comune amico Piero Sraffa, salvano i “Quaderni” di Antonio Gramsci. Attraverso gli stessi canali, dopo il 25 luglio del 1943, Togliatti intreccerà un duraturo rapporto di fiducia con l’establishment britannico che in lui vedeva un argine agli impeti antimonarchici della resistenza incontrollabile. E se un giorno Togliatti ha potuto scrivere di Mattioli: “Mi rincresce di non essere autorizzato a chiamarlo compagno”; se un giorno Giovanni
Amendola a Mattioli ha offerto una candidatura nel Fronte popolare, non bisogna stupirsi che l’osmosi sia durata nel tempo. All’ombra delle banche di stato e arricchita dall’egemonia dei figli d’arte come Rodolfo Banfi di Mediocredito. Che è l’istituto nel quale si è formato Guido Carli, governatore della Banca d’Italia fino alla metà degli anni Settanta, quando diventa presidente di Confindustria e avvia la collaborazione con l’Espresso sotto lo pseudonimo di Bankor. Grandi firme per grandi famiglie editoriali. Come erano gli Agnelli, nel loro azionismo repubblicano accudito da Enrico Cuccia. E come cercarono di essere i Romiti, sempre attenti alla salute del Manifesto. Come una “muraglia” (ancora Mattioli) issata sulla linea di frontiera tra il cattolicesimo dossettiano e il Partito comunista, questo capitalismo di garanzia ha svolto una funzione balsamica fino a Tangentopoli, ha addomesticato il conflitto sociale e ne ha ricavato una pace remunerativa. Dal 1992 in poi, con il Pci in crisi e i socialisti sbandati, i settari della sinistra in grisaglia sono usciti allo scoperto ritornando alle origini: da Giustizia e Libertà a Libertà e Giustizia, l’associazione moralista che si pregia d’avere Guido Rossi nel comitanto dei garanti. E il loro compito è, appunto, di garanzia
economica e giudiziaria. Se le cose non vanno per il verso giusto, se il sistema si contorce e i barbari avanzano, loro insorgono in qualità di commissari annunciati, coccolati o rimpianti dagli urlatori della solita consorteria sindacalizzata.
da Il Foglio di oggi
06 aprile 2007
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2 commenti:
A ben guardare questo paese è stupefacente. In mezzo secolo nel mondo è cambiato tutto a cominciare dai rapporti di forza fra le grandi potenze, si sono modificati i costumi collettivi ed individuali, si sono accostate e scontrate le civiltà religiose,si sono avvicendati i leader politici ma da noi nulla cambia.
Se oggi l'avventura ci consentisse di aprire gli occhi su una giornata del 1966 o del 1980 o del 1998(dico a caso) risentiremmo parlare di Andreotti, di scissioni nella sinistra politica, di capitalismo assistito, di Iri ed industria di Stato, e soprattutto di alcuni pesci piloti che nelle acque stagnanti e mefitiche del bel paese guidano il branco verso una polla di acqua che loro dicono essere pulita. Per questa capacità rabdomantica sono coperti d'oro, mitizzati, inossidabili al tempo.Gli si perdonano anche i pochi errori, sostenuti come sono da una ispirata visione ideologicamente corretta dell'universo. Soprattutto nessuno ha mai avuto l'ardire di gridare che quelle pozze di acque fresche e chiare dove ci hanno via via condotto erano scarichi di fogna.
danielone
All'amico danielone,
questa volta il mio pensiero è diverso.
Con stima immutata.
banzai43
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