07 giugno 2010

Com'è cambiato il senso civico

L'educazione smarrita.

Alle 15.43 di un pomeriggio feriale in piazza Susa, dove viale Campania e i suoi controviali intersecano l'inizio di viale Argonne, il motociclista brucia in venti metri tre sensi vietati e sprinta sulle strisce pedonali: con elegante torsione evita il basito pedone e si lancia accelerando verso viale Romagna. Il pedone, ancora stupefatto di essere tutto intero, volge lo sguardo verso il disinvolto centauro appena in tempo per vederlo festeggiare con il dito medio alzato in aria. Avesse voglia di una qualsiasi replica, se la deve far passare in fretta: lo strombazzare dei clacson annuncia la marea di auto, che ha ricevuto il via libera dal semaforo. Alla stregua di un paria fugge sul marciapiede. Nessuno lo degna della minima considerazione: d'altronde, non ha nemmeno un graffio. Che cosa pretende di più? Nel 1971 arrivando da Catania a Milano il disorientamento poteva durare settimane. Non era dovuto al semplice rispetto del codice stradale, ai marciapiedi liberi da vetture in sosta, alla possibilità di attraversare la strada senza essere travolti, agli uomini che cedevano il passo alle donne al momento di salire sui mezzi pubblici, all'abitudine di far sedere le persone anziane e le signore incinte; il disorientamento era, invece, dovuto al prevalere della creanza, dalla quale discendevano i piccoli comportamenti virtuosi che stupivano l'aspirante meteco appena sfuggito all'eccessivo calore del Meridione. Prima di essere la capitale dell'economia, della stampa, dell'intraprendenza, della moda, benché i futuri stilisti venissero chiamati sarti, Milano era la capitale dell'educazione elargita e pretesa. A suo simbolo assurgeva l'anziana signora pronta a sbattere l'ombrellino da passeggio contro il cofano della macchina colpevole, sulle strisce pedonali in via Senato, di aver frenato troppo vicina. E il consenso dei passanti stava a sottolineare che quell'ombrellino veniva sostenuto da cento mani. Poi, a presidiare marciapiedi e incroci, s'incontravano i vigili urbani. Ormai sono spariti. Sennò si sarebbero accorti che allo sbocco di via Sidoli in piazza Novelli da due anni lo scivolo per gli handicappati è occupato dalle vetture; che la pista ciclabile di via Alberto da Giussano è spesso impraticabile per le macchine posteggiate a spina di pesce; che la pista ciclabile di via Olona è in realtà il parcheggio di moto e motorini dei bar adiacenti, tranne il martedì e il sabato quando diventa il deposito per l'immondizia del mercato. Negli anni che ci apparivano peggiori, allorché proteste, rabbia, odii, sangue segnavano la nostra quotidianità, la cortesia del vivere, il regalo di un sorriso, la spontaneità del saluto rappresentavano a Milano la regola, non l'eccezione. Nelle pieghe degli affari e sui divani dei salotti si esibivano farabutti, pescecani e maliarde in numero identico a quello attuale, ma almeno - Arbasino docet - non portavano i pantaloni con la vita bassa. E il dialetto, dolce e sincopato, delle mercerie e dei panifici, degli artigiani e dei tassisti fungeva da colonna sonora, costituiva il veicolo di trasmissione delle buone maniere: ai meteci era concesso di non saperlo pronunciare, non di sconoscerlo. Oggi Milano ha perso le botteghe, ha perso il dialetto, soprattutto ha perso l' educazione.

di Alfio Caruso, sul Corriere della Sera del 6 giugno 2010

4 commenti:

banzai43 ha detto...

Gran bell'articolo. Ottima scelta.

banzai43

PS - Fra i "personaggi" d'una Milano che non c'è più ricordo i "vigili verdi". Verde la divisa, con le loro biciclette percorrevao i parchi (io frequentavo quasi ogni giorno d'estate il Parco Sempione)e tenevano a freno i ragazzi, tenevano d'occhio i barboni, erano gentili con le signore, aiutavano a cercare bimbi e cani dispersi. Una Milano che non c'è piu. E che mi manca.

Anonimo ha detto...

L'avevo letto e da conterraneo di Alfio Caruso dico che Milano ha smarrito il senso civico e di accoglienza che vi ho trovato quando sono arrivato.-
Le cause ?
A mio parere molteplici;vuoi vedere che aveva ragione Sciascia quando scrisse della meridionalizzazione dell'Italia ?
Già ma cos'é mancato al mezzogiorno per cui ancora oggi é un problema dopo 150 anni di unità?
Credo anzitutto le classi dirigenti in senso lato che oggi forse mancano in tutta l'Italia.-
E per me classe dirigente vuol dire non solo dirigere e comandare ma vedere i problemi prima degli altri ed assumersi responsabilità di scelte che magari nella fase iniziale possono anche non essere capite.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

L'avevo letto e da conterraneo dico che Milano ha perso il senso civico e di accoglienza non viziata da pregiudizi che vi trovai quando sono arrivato.-
Magari aveva ragione Sciascia quando scrisse che era in atto una meridionalizzazione deteriore dell'Italia.-
Già ma cos'è mancato al meridione in questi 150 anni per cui costituisce ancora un problema?
A mio modo di vedere classi dirigenti nel senso compiuto del termine.-
La Sicilia ed il Friuli hanno entrambe lo Statuto speciale,l'uso che se ne é fatto ha avuto gli stessi risultati?
E mi pare di ricordare che il Friuli non venisse considerato terra ricca ed eletta.-
Oggi,purtroppo le classi dirigenti e gli esempi mancano nell'Italia tutta.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

Un pasticcio dietro l'altro quando sono alle prese col comupter anche quello di riscrivere due volte le stesse cose pensando che si fossero perse.-
Giacomo