Sono cominciati i campionati del mondo di calcio più assurdi della storia. Più di Giappone-Corea del Sud 2002, che si salvarono per l'efficienza organizzativa nipponica e lasciarono un seme calcistico che ha fruttificato una discreta scuola regionale.
Nell'Africa australe il calcio è uno sport semisconosciuto, senza tradizioni e probabilmente senza futuro. Se, giustamente, l'Africa andava finalmente premiata, meglio dare l'organizzazione a paesi con una solida radice calcistica come Ghana o Nigeria o Camerun. I rischi ambientali sarebbero stati i medesimi del Sudafrica, sebbene le anime belle invasate di mandelismo tacciano che questi mondiali si stanno giocando in un clima di emergenza delinquenziale, la stessa emergenza che ha impedito il decollo turistico della manifestazione.
Ciò premesso, parliamo di calcio.
Per ora se ne è visto poco, esasperatamente tattico, povero di individualità di classe. Il calcio si avvia ad una strana involuzione, un virus che ha infettato tutti i campionati nazionali europei, salvo poche e non significative eccezioni.
Le squadre non attaccano più, sono spariti gli avanti di fascia, i rifinitori sono scartati sin dai vivai, le punte giocano spalle alla porta. Ne deriva una spaventosa melassa, in cui si agitano in venti nello spazio di trenta metri, tutti dediti a schemi perimetrali, tutti in attesa di un magico pertugio che consenta un tiro agevole in porta. È una noia infinita, una noia tale che le poche eccezioni che giocano calcio verticale sembrano marziani tornati dagli anni '80.
Stasera esordisce l'Italia. I connotati della squadra sono quelli descritti, il ritmo da vecchie glorie.
Ma il balun è rotondo, e magari i miracoli si ripetono!
14 giugno 2010
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1 commento:
Ma di miracoli ha già fatto incetta il pessimo Lippi, con la sua vergognosa lobby degli Eroi di Berlino. Uomo di arroganza ed ignoranza distintive, icona di un sistema mafioso che in Italia ha prodotto i cinque scudetti moggiani del decennio non indagato sotto Calciopoli (1994-2004), oltre alla Champions League bianconera gonfia di Epo, seconda solo a quella trapattoniana grondante sangue. Il napoletano Cannavaro, quello di "guarda quanto faccio schifo" nel famoso videoclip con l'ago in vena sul lettino dello spogliatoio di Parma, è il Capitano più rappresentativo che si potesse immaginare per questa squallida corte di vecchie baldracche esauste e di giovani nani mediocri (guarda caso, tutti più o meno di sponda juventina) in maglietta azzurra. La corte dei miracoli di Lippi, per l'appunto.
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