Trascorrono i giorni delle eliminatorie, ma il Mondiale australe non decolla.
Pubblico di dementi strombazzanti a parte, le condizioni ambientali per fare gioco piacevole ci sono tutte: prati ineccepibili, clima tardo autunnale, arbitraggi onesti. Eppure si vede un calcio di infimo ordine, malato di tatticismo e povero di invenzione e fantasia.
Se il movimento a livello mandiale si è appiattito così, temo che il calcio finirà per scoppiare come una vescica esausta.
Presto per analizzare le ragioni. Appare evidente sin d'ora che la coesistenza del calcio professionistico dei club con stagioni sempre più dilatate (60/70 partite ufficiali all'anno) e le esigenze delle rappresentative nazionali è sempre più difficoltosa.
Aggiungo che è evidente l'asservimento dei talenti alle esigenze tattiche, né il futuro promette molto se si è avuta la pazienza di seguire i mondiali under 17/20.
Chi si salva? Una su tutte, l'Argentina che sa stare fuori del coro forse proprio perché ha in panchina un giocatore fuoriclasse, che non si sforza nemmeno per un po' di fare l'allenatore ma solo il capitano anziano non giocatore.
La peggiore? Per ora l'Inghilterra, massacrata da un campionato durissimo e forse nemmeno allenata adeguatamente.
L'Italia oggi gioca con la Nuova Zelanda, un paese di nessuno calcistici. Una volta si sarebbe scommesso sulla goleada, stasera ci accontenteremmo di un gol di scarto.
20 giugno 2010
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1 commento:
La corte dei miracoli di Lippi alla fine svangherà un secondo posto, con buona pace dei prodi pastori neozelandesi. Ma sarà il mondiale delle sudamericane. La sofferenza delle europee, credo anch'io a causa delle stagioni estenuanti di club, è vistosa: spero ne vengano fuori le più dotate tecnicamente, Inghilterra e Spagna. La delusione più cocente è quella delle africane. Asiatiche e oceaniche, con le nordamericane, stanno facendo la loro onesta figura di sparring partners. Però io vedo la finale dei sogni: Brasile-Argentina!
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