21 settembre 2006

Un'estate indimenticabile

Abbiamo trascorso un'estate indimenticabile.
Non è stato il tempo a renderla tale.
Anzi, quell'alternarsi di temperature baltiche e calure arabe ci ha fatto rimpiangere le meravigliose estati degli Anni Quaranta. O forse, occupati com'eravamo allora fra invasioni, bagnasciuga, i bombardamenti dello Zio Pippo, l'Impero che tramontava all'aurora, piazzali Loreto e nuovi rinascimenti, forse non ce ne fotteva niente se faceva più caldo o più fresco degli imperiali Anni Trenta.
Ricordi come squarci delle cantine scure dove ci si rifugiava al suonare dell'allarme.
A proposito, quel suono straziante rompeva meno i timpani delle sirene della varie croci di solidarietà che, ai giorni nostri, violentano la pace della notte per il folle divertimento, suppongo, dei volontari autisti.
Ma torniamo alla nostra bella estate.
Nostra: di tutti, proletari e borghesi della tribuna rossa dell'Inter, juventini di tutta Italia che parlano appassionatamente di calcio senza avere mai messo piede in uno stadio, dico quel prato verde incorniciato d'anelli di cemento ove sedersi è il più costoso esercizio atletico, in mezzo a tanta gente che sa di calcio e sovrastati da una curva di decerebrati che ti spara nelle orecchie per tutto il tempo cori demenziali e beceri.
L'estate della rifondazione del calcio.
Con l'ascesa al governo di Prodi, Visco, Bersani, nell'attesa del divino Veltroni non si poteva che cominciare con la passionaccia degli italiani.
Via con il tourbillon delle intercettazioni che in Italia non mancano mai, delle dimissioni dei caporioni, dei commissari straordinari.
Gli editori di giornali ed i cronisti in crisi di ispirazione ringraziano sentitamente. Le televisioni private rimestano lo sterco con la sapiente esperienza che gli è propria.
Qui l'estate si ferma un attimo.
Chi sarà l'uomo della rinascita? Del pallone democratico?
Ci sarebbe l'avvocato più famoso e caro d'Europa, rigorosamente di sinistra ed anche un po' girotondino. Ma avrà tempo e voglia?
Grazie alla (per i telegiornali e boleri film) soave Melandri, sì quella che due legislature fa si è inventata i diritti televisivi individuali, l'avv. Rossi trova il tempo e la voglia di mozzare un po' d'orecchie.
Chiama a raccolta gli amici di sempre: Borrelli, Ruperto; rimane un attimo interdetto nella scelta del grande demone fra Carraro e Moggi ma, quando gli riferiscono che il primo ha ancora canini da caimano e residue solide sponde a sinistra, si butta a mazziare il secondo e tutti quelli a cui telefonava.
Per essere chirurgico, tenta di fare fuori anche Lippi che era nella lista con il figlio disoccupato, ma quello non si adegua e vince il peggior mondiale della storia del pallone.
L'agosto è indimenticabile.
Intanto perché fa un fresco inusitato che manda in malora le ferie degli italiani, che a luglio non andrebbero in pensione od in camper nemmeno se nella nuova finanziaria gli regalassero un mese di buoni pasto per tutta la famiglia, nonne non conviventi comprese.
Poi perché si celebrano i processoni nel bunker dell'Hotel Parco dei Principi di Roma, durante un summit mondiale dei ministri degli esteri, con i giornalisti ed i cameraman che cacciano a spallate le guardie del corpo di Condoleeza Rice e D'Alema perché disturbano la diretta del processo.
Da allora, in Africa ci chiamano fratelli. Anche quelli islamici.
Quando leggono le sentenze, tutto il popolo che fremeva d'indignazione, di voglia di vendetta verso Moggi e tutte le altre squadre, avversarie della propria, ha un soprassalto d'incredulità.
Va bene la radiazione di Moggi perché se la merita, così impara a fare l'Allodi del terzo millennio, va bene la squalifica a Galliani che ormai sta sulle palle anche a Berlusconi, van bene le penalizzazioni alle squadre anche se ognuno considera esagerata quella della propria.
Ma ci sono due "ma".
Il primo è che assolvono tutti gli arbitri ad eccezione di De Santis, che è insalvabile perché ha tentato di mettersi in proprio.
Il popolo non capisce. Se gli arbitri sono assolti, i segnalinee pure, quello del tempo addizionale pure, ma Moggi cosa controllava?
Il tentativo di dirottare i sospetti sugli speaker delle formazioni fallisce nonostante sessanta ore di diretta del network di Telelombardia e venti edizioni speciali del Giorno e di Tele Gold 7.
Comincia a diffondersi un po' di sano scetticismo latino, e quelli che proclamavano Rossi l'uomo del secolo vengono sommessamente contestati.
L'altro "ma" divide gli italiani. Nel senso che godono solo quelli della tribuna rossa dell'Inter, la loro curva, oscar mondiale di indegnità sportiva, la redazione della Gazzetta riunita in conclave con Mieli e collaboratori, e la redazione sportiva della Rai.
Tutti gli altri sono inferociti e cominciano a dubitare apertamente del santino Rossi.
Cosa c'entra lo scudetto all'Inter, che sul campo ha rimediato un girone di ritardo dalla Juve?
E perché non la Roma?
Ma non è che Rossi, ex consigliere dell'Inter, ha esagerato nei favori e nelle vendette?
Il sentore delle puzzette si allarga anche oltre confine grazie al testimonial Materazzi.
Il nostro si eclissa per qualche settimana, perché sta riscrivendo il calcio, mentre il suo profeta Donadoni, nuovo commissario tecnico al posto del campione del mondo Lippi, sbaglia formazioni, perde partite in giro per l'Europa in quantità industriale.
E dopo arriva l'equinozio d'autunno.
Gli italiani, quasi tutti, meno quelli dello scudetto politico, si rendono conto che il teatrino è finito come sempre a tarallucci e vino.
Rossi si dimette, nauseato del mondo del calcio.
Anche i suoi collaboratori si dimettono nauseati.
Sembra non abbiano fatto in tempo a staccare fattura per gli onorari e vanno dicendo in giro che loro hanno lavorato gratis.
Anche il metronomo Albertini, che però ci lascia in eredità Donadoni.
Il Coni ricomincia a tessere le tele del potere romano.
La ministra Melandri decide che i diritti televisivi saranno eguali per tutte le squadre di A e B, così preparando una nuova estate di fuoco, ma fidando sul fatto che nel 2007 sarà tornata a fare la segretaria di sezione del partito democratico.
Comincia a piovere, l'umidità ci accompagnerà sino a maggio.
Di nuovo c'è solo che Tronchetti è entrato in crisi con i suoi padrini politici e che sta venendo a galla una strana storia di spionaggio telefonico, pagato dal probo Moratti ai danni di Moggi e De Santis.
Ma di questo parleremo a Natale, se non arriverà nel frattempo un treno di sabbia.
Perché in quei giorni saremo tutti tanto, tanto, tanto buoni.

Nessun commento: