31 gennaio 2007

Le famiglie di plastica

Non si può non provare pena per la lite a mezzo giornale fra i coniugi Berlusconi.
Per quello che si è capito, fra le righe di una lettera postata all’Ansa, grondante sdegno e proclamazione di virtù ancillari inossidabili, la signora Lario in Berlusconi (al secondo giro) accusa il marito di fare il puttaniere in pubblico e sotto i riflettori delle televisioni.
Di conseguenza, chiede pubbliche scuse.
Noi della plebe, che i litigi coniugali li consumiamo fra le mura domestiche ed al massimo coinvolgiamo i suoceri viventi, ci sentiamo dei vermi, delle nullità.
Questa dea, per dare del cornutazzo al marito, chiama a testimonianza tutta la nazione cui proclama che lo perdonerà solo se le scuse avranno lo stesso rilievo mediatico.
Ora che farà Silvio?
Mediterà sui guasti che provoca la sua logorrea?
Comunicherà a reti unificate che il giro della signora Lario (che è anche di sentimenti comunisti) è finito, ovvero piangendo urlerà che i microfoni hanno distorto le sue parole?
La nazione eccitata attende la seconda puntata di quest’aristocratica story, pronta ad acconsentire anche qualche interruzione pubblicitaria, se tutto non si esaurirà in un botta e risposta ma proseguirà almeno sino alla pausa estiva.
I partiti per l'uno o per l'altra si stanno rapidamente formando e sono trasversali agli schieramenti politici.
Dietro a Silvio tante le donne, anche di Rifondazione, che consumano una loro privata rivalsa verso la privilegiata che vive in ville più ampie di San Siro e va in vacanza nelle isole di proprietà.
Più frammentato il fronte degli uomini, fra cui prevale la compassione per la compagna silente che finalmente ha reagito alla brutalità del marito-padrone.
Una parola a parte merita Ferrara, che ha come editore la signora Lario ma è consigliori illuminato di Silvio. La sua intelligenza luciferina gli consentirà di uscire da quest'ossessionante condizione con un numero speciale, con inserto fotografico, del Foglio ed intervista ai due coniugi.

Noi della plebe come cercheremo di emulare questa coppia regale?

Un suggerimento valido potrebbe essere quello di sbrigare le controversie familiari con degli SMS multipli indirizzati agli amici, parenti e colleghi di lavoro.
Oppure un forum condominiale aperto al contributo del proprio medico di base.
Le botte saranno acconsentite solo in ultima istanza, vietato il ricorso ad armi da taglio.
Un'autorità indipendente, fortemente voluta da Prodi e Luxuria, emanerà apposito codice di comportamento.

Non appena approvati i pacs, anche le coppie di fatto potranno usufruire di questa innovazione.

26 gennaio 2007

I tecnici competenti non siedono in panchina

Galvanizzato dal campionato trionfale del Milan, per smorzare gli entusiasmi e fare una severa penitenza, ieri sera mi sono visto la semifinale di Coppa Italia in Rai. Non c'è miglior atto di contrizione che ascoltare le banalità dei cronisti romani, strillate per novanta minuti con il contrappunto tecnico di qualche curvaiolo dell'Olimpico.
Sorpresa!
Non per la partita del Milan, che ha mantenuto alto il suo blasone nell'attesa di diventare imbattibile fra qualche mese quando il neo acquisto Ronaldo sarà tornato in peso forma, ma per la competenza e la misura con cui Beppe Dossena ha commentato la partita.
L'ex centrocampista di Toro, Samp e Azzurri, ha allenato diverse nazionali del terzo mondo insegnando calcio lontano dall'Italia, dove invece ce ne sarebbe ancora tanto bisogno.
Rientrato in patria, ora è naturalmente disoccupato, forse anche perché abituato a dichiarare franche verità.

Tre giudizi sul gioco del Milan mi sono sembrati particolarmente pertinenti e, pronunciati dal microfono del commentatore televisivo che per contratto deve raccontare banalità ipocrite, addirittura rivoluzionari.
Uno. Il Milan non sa attaccare le difese schierate, da almeno due anni. Chi ha la sfortuna di frequentare San Siro, questo lo sa e si chiede se sia così difficile provare qualche schema nuovo invece dell'eterno tic-e-toc a due all'ora.
Due. Il centrocampo è debole e non costruisce. La squadra paga l'equivoco Pirlo, la cui inconsistenza atletica non garantisce più di dieci partite decenti l'anno. Anche Gattuso, fenomeno atletico unico, comincia a pagare l'usura degli anni che passano, e gli altri sono trentenni sfiatati.
Tre. La difesa è vecchia e impoverita sulle fasce.
Io aggiungo che esiste anche un problema portiere, poiché Dida è ormai una vecchia gloria e non vede più partire i palloni da lontano.
Sono begli argomenti di riflessione che appassionano la tifoseria, angustiano il tecnico (grasso come il Fenomeno) ed hanno indotto la società ad intervenire con risolutezza. Acquistato El Gordo dal Real... che dissennatamente lo aveva declassato a riserva. Per due obiettivi strategici: guastare la festa dello scudetto a Moratti, che è animo sensibile e fedele alle vecchie passioni (si mormora che a giugno per collassarlo sarà ingaggiato a parametro zero Recoba); rimodellare il centrocampo che passerà da tre a due per consentire a Ronaldo di passeggiare per il prato.

Che Dio non ci tolga mai Galliani!... canta la curva nerazzurra.
Noi, sull'altra riva del Naviglio, lo stramalediamo come si faceva ai tempi della perfida Albione.

24 gennaio 2007

L’Italia degli onestoni

Sembra che al Corrierone la guerra per bande stia toccando punte allarmanti.
Giornalisti spiati, computer con il baco, direttori quasi sfiduciati dal Cdr, proprietari l'un contro l'altro armato.
E' anche sfortunata la corazzata di Via Solferino.
Adesso che avevano contribuito a liberare l'Italia dalla dittatura delle Destre, ora che potevano finalmente spiegare alle anime belle il rinascimento del paese minuto per minuto, capita 'sta tegola delle intercettazioni illegali che l'azienda di uno del sindacato dei proprietari ha effettuato in modo troppo dissennato.
Andava bene se rimaneva nel recinto del calcio, ma allargarsi sino alle sacre stanze di Albertini!
E poi le disgrazie non vengono mai sole.
Ci si sono messi anche i repubblicones a fare larvate pressioni sulla procura di Milano perché agisca penalmente contro quello lì del sindacato dei proprietari.
Ma perché tanto accanimento!
Ora che il governo amico stava raccogliendo plausi in Europa per il risanamento economico del 2006, che la missione in Libano scriveva pagine gloriose, che a Caserta era stato scritto il nuovo testamento del riformismo prodiano, alla vigilia di un ritorno al baby-pensionismo previo abbattimento dell'odioso scalone, perché questa storia di veleni e forse anche di poco eleganti interessi concorrenziali?
Io ho una mia idea.
Sono convinto che a muovere tutto sia Ricucci con l'aiuto di Berlusconi e di tronconi dei servizi segreti rimastigli fedeli.
Non sto più nella pelle di poter leggere le quindici paginate di denuncia e inchiesta.
Sveglia, penne valenti, reagite ché la storia del Bel Paese si scrive sempre in Via Solferino!

22 gennaio 2007

Il biscotto

Da quando seguo calcio - ed è una vita, la mia - le partite come Lazio-Milan di domenica sera hanno una simpatica definizione gergale: "biscotto".
Il biscotto è un accordo per un risultato che fa comodo ad entrambe le squadre e presuppone una spasmodica attenzione dei contendenti a non farsi male reciprocamente.
I biscotti meglio farciti si confezionano generalmente nell'ultima giornata dei turni eliminatori ai Mondiali. Ma anche le ultime giornate di campionato toccano vertici di perfezionismo esemplari.
Queste combine, perché tali sono e mirano a fottere un avversario terzo, non sono ovviamente contemplate nel prontuario delle pene della Federazione, perciò ne fanno uso alla bisogna grandi e piccole squadre, anche in modo spudorato, tanto che quando il patto viene tradito (Bagni negli ultimi cinque minuti di un Genoa-Inter di vent'anni fa), l'Ufficio Inchieste finge di indagare e poi archivia.
Questo è il calcio bellezza, direbbe un cronista americano, paese terribilmente serio dove nelle competizioni di squadra vale solo la regola dell'eliminazione diretta.
Ma per tornare al biscottone di domenica sera, evento di cui si sono accorti persino quei due pseudo-cronisti di Sky che normalmente mugolano di godimento anche per le rimesse laterali, tutti sapevano che, con una trattativa in corso fra le due società per il passaggio di Oddo dai romani ai berluscones, era d'obbligo non litigare sul risultato.
E così è stato.
La cosa più divertente non sono stati i circa duecento passaggi sbagliati durante gli strazianti novanta minuti, ma il litigio a fine gara fra Galliani e Lotito.
Mi viene un dubbio.
Che avessero pattuito un 1 a 1?

11 gennaio 2007

I risanatori coraggiosi

Con finto candore il mitico Ferrara si chiede oggi sul Foglio che senso abbia la Finanziaria appena approvata, stante il comunicato odierno dell'Istat che fissa nel 2,5% il rapporto deficit-Pil al netto degli oneri straordinari riguardanti i rimborsi Iva sulle auto aziendali.
Ferrara è un politico puro che, a differenza di molti economisti da cordata, sa leggere le tendenze e le strategie gestionali che da sempre sorreggono le contabilità sia dello Stato sia delle aziende.
La tattica adottata dal duo TPS-Prodi non è né nuova né particolarmente geniale.
Ne fecero scellerato uso, in un contesto dimensionale diverso, amministratori di banca a metà degli Anni '90 con la benevola e compiaciuta approvazione di Via Nazionale.

Arrivavi alla guida di una banca ed avevi due strade per affermare la tua geniale diversità rispetto ai predecessori.
La prima, difficile, imprescindibilmente necessitava d’elevata professionalità, come noto merce rara.
Esaminato il complesso aziendale, individuavi i punti di debolezza, di crisi e di potenziale vitalità e quindi procedevi a coerenti riforme di carattere strutturale, pretendendo il tempo necessario perché manifestassero i loro effetti.
La seconda tecnica è più rozza.
Chiamiamola "tecnica TPS", ma solo per comodità di ragionamento.
Ha il vantaggio di produrre effetti immediati.
Svaluti in modo selvaggio i beni aziendali, rinunci a legittime riprese fiscali, gonfi i fondi rischi oltre ogni ragionevole logicità.
I massimi organi di controllo, la stampa economica ed anche i super-poteri giudiziari ti considerano un implacabile ma benemerito risanatore.
Chiudi uno o due bilanci con perdite da capogiro e poi aspetti fiducioso il rimbalzo fisiologico.
I crediti da irrecuperabili diventano cartolizzabili con ottima resa; le perdite, ieri totali, segnano più che adeguate riprese di valore; i fondi rischi ad un più attento esame si manifestano eccedenti ed il tax asset restituisce gli utili già fiscalizzati.
Firmi uno o due esercizi (ma per gli estimatori basta anche una semestrale) con utili da record e ti attaccano sul petto la medaglia del geniale risanatore.
Sei pronto a rifare il giochino in un'altra azienda perché in quella che hai bonificato cammini sulle macerie e rischi l'incolumità fisica.
Negli Usa, per chi tenta una manfrina di questo genere, la Fed chiede l'arresto immediato per falso in bilancio e la magistratura provvede.
In Italia, un processo per falso in bilancio se lo subiscono gli amministratori che hanno preceduto i coraggiosi risanatori.
Ma si sa che noi viviamo nella patria del diritto.

Tutto ciò non è un case history ma cronaca vera dei ruggenti Anni '90 italiani: quelli dei capitani coraggiosi e dell'ingresso trionfale in Europa.
Un modulo contabile-gestionale che il geniale TPS ha dissotterrato dal cimitero delle nefandezze e proposto al rancoroso Prodi di adattare al bilancio dello Stato.
All'uomo di Bologna si sono riaccese tutte le lampadine dei tempi dell'IRI.
È stato sufficiente titillare gli umori antitaliani degli amici di Bruxelles, fare sfornare a qualche ufficio statistico amico previsioni da catastrofe, dimenticare per cinque e sei mesi alcuni incidenti fenomeni contabili di carattere straordinario, spargere a piene mani livore antiberlusconiano grazie agli amici della stampa fra il popolo dei vacanzieri.
Quelli che nelle famiglie dal giorno 20 del mese non si beve latte perché i soldi bastano solo per ricaricare i tre o quattro cellulari di casa, sprigionavano dolorosa indignazione per lo stato in cui ci avevano ridotto le destre. Gli altri fiutavano odore di nuove tasse con atavica arssegnazione.
Et voilà, il giochino era pronto per l'uso.

A tutto il resto avrebbe pensato Visco, il vampiro in emoteca.
Ed ecco una spaventosa pioggia di tasse, balzelli regionali, decime comunali. Per un totale di 40 mila miliardi d'€uro, quando ne bastavano 15 per tacitare i grigi ragionieri di €urolandia, i becchini del vecchio continente unificato nella recessione eterna.

L'anno prossimo questo governo illuminato, riformista e risanatore, potrà affermare che il rapporto Pil-deficit è il migliore d'Europa e persino, con i miliardi risparmiati in opere pubbliche reazionarie ed ecomostruose come la Tav nazionale e transalpina, procedere a pochi e ben mirati aumenti di tasse.

E bravo TPS!
Ricordati però che per i maghetti del risanamento bancario degli Anni '90 non è poi finita in gloria. Anzi. Ai più resistenti e fortunati è rimasto solo l'ufficio vista lago. Ma a Prodi non rivelarlo, tanto non capisce.

03 gennaio 2007

I wish you were here

Dal blog "Camillo" di Chirstian Rocca, del 29 dicembre 2006:

Con i fondamentali Barone e Comotto del Toro diventano 15, in 19 giornate, i calciatori di squadre avversarie che grazie a diffide e squalifiche preventive nella domenica precedente non hanno incontrato e non scenderanno in campo contro gli indossatori di scudetti altrui. Vuol dire che c'è del marcio? Sì, ma non nel calcio. Piuttosto nei giornali italiani che su cose come queste, anzi inferiori a queste, hanno costruito la farsa di calciopoli e ora non scrivono una parola.

L'osservazione è ineccepibile.
Stiamo assistendo ad un campionato in cui si succedono arbitraggi anche più scandalosi di quando l'orchestra la dirigeva Lucianone. Ma alla stampa del regime morattiano fa comodo scrivere che sono errori di inesperienza anche quando le malefatte le combinano internazionali con i peli bianchi.
La verità è che il calcio ha regole sempre eguali, che si manifestano diversamente di anno in anno, a misura della discrezione del timoniere di turno.
Quest'anno poi a teleguidare il campionato c'è una cooperativa di democratici innovatori, che in attesa di illustrarci il new deal del calcio italiano usa, affinate, le armi di Moggi.
Poi come sempre (ed a maggior ragione nel biennio 2004/2006) il campo dice chi è il migliore fra concorrenti forti ed attrezzati.
Con queste coordinate il leader dell'anno è l'Inter, una squadra costruita con i punti di forza scippati alla Juventus e con in panchina Ciuffettino che forse sta capendo qualcosa di tattica, dopo tante debacles dovute alla sua insipienza.
Peccato manchi un ingrediente fondamentale: la concorrenza, massacrata dal processo sportivo più fasullo che la storia del calcio ricordi.