20 maggio 2007

Fine di due banche

Per gli strani intrecci del destino oggi finisce la storia societaria di due banche che, per ragioni diverse, hanno significato qualcosa nella storia economica del nostro paese. Capitalia viene incorporata da Unicredit, Banca Popolare di Milano si fonde senza diritti in Banca Popolare dell'Emilia.
Capitalia e le banche in cui si radica (Banca di Roma, Banco di Santo Spirito, Cassa di Risparmio di Roma) sono stati i veicoli privilegiati del potere politico nel quasi cinquantennio di governi democristiani, con ombre preponderanti sulle luci. Spariti gli azionisti di riferimento, hanno cercato inutilmente di rifarsi una verginità politica ma hanno saputo mettere a frutto una collaudata capacità di muoversi nelle stanze del potere. Li ha sopraffatti il nuovo modello dimensionale delle grandi banche e la povertà patrimoniale che si trascinavano dai tempi dell'Iran di Mossadeq. Andranno a stare meglio se si abitueranno ad un clima meno romanocentrico e più aperto al vento dell'Europa.

Anche la Bpm cercava un dimensione che la proponesse ai vertici delle popolari. Alla Bpm cui egualmente facevano difetto i capitali più che le tipicità della governance, si è fatta prendere dall'ansia nubendi ed ha finito per accompagnarsi con una banca della pianura padana rossa, cresciuta dimensionalmente a sportellate sotto il ragno di Fazio che la teneva in amore filiale.
Le ragioni del matrimonio di Capitalia si capiscono, le scelte di Bpm un pò meno specie se i rumors sui contenuti dell’intesa saranno confermati. Ne esce ridimensionata e sostanzialmente gregaria, specie se la nuova aggregazione si chiamerà Banca Popolare delle Regioni.
Bpm nella storia del movimento cooperativo ha scritto pagine importanti, addirittura fondamentali nella storia dell'economia lombarda, innovative e ora adottate da tanti nelle peculiarità della governance per il ruolo dei dipendenti in Assemblea.

Ad un vecchio popolarino questo dissolvimento provoca una tristezza insanabile, ma forse questo è solo l’atto conclusivo di errori ed occasioni mancate negli ultimi decenni.
Però, nella ragione sociale, almeno il glorioso nome di Milano potrebbero salvarlo...

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Unicredit-Capitalia appare frutto di un disegno strategico e di un progetto industriale di presidio a maglie strette del mercato italiano;l'altra ipotesi invece appare frutto di una compulsione da crescita non supportata da un disegno organico.-
Giacomo

cassinolazio ha detto...

Non si poteva permettere che Capitalia diventasse straniera, cosi personaggi diversi come profumo e geronzi sono stati costretti a sposarsi. quanto a Bpm la tristezza infinita di non aver nel passato fatto le cose giuste per non favorire questo o quel presidente e la squallida affermazione dei managers interni che solo gli emiliani potranno salvaguardare l'indipendenza della banca. Ma tanto poi dicono che sono solo miei pregiudizi

Anonimo ha detto...

Di Unicredit-Capitalia poco mi interessa. Di BPM-BPER, invece ... mi piange il cuore e mi si inumidiscono gli occhi.
BPM paga i propri errori, certamente. Fra essi l'incapacità dei suoi direttori dell'ultimo decennio, di poca qualità e nessuna visione, felici d'accosciarsi, stendersi, anzi meglio "prostrarsi" per meglio soddisfare, quali che fossero, i desideri del presidente-padrone! Solo la loro fame è cresciuta. Non la loro intelligenza.
Ed i "rappresentanti delle masse", con poche eccezioni, affamati, sempre più affamati a triturare della banca anche le più minute ossa sino all'arrivare all'oggi.
Alla prossima Assemblea se andrò, in tal caso per salutare qualche amico, non voterò a favore della fusione.
A mio giudizio non siamo ancora all'ultima spiaggia a condizione che BPM sappia riposizionarsi in un mercato nuovo e diverso. Molte sono in Europa le banche della dimensione di BPM. Loro vivono e guadagnano. Perché BPM non dovrebbe poterlo fare?
E la sparizione del nome poi ...
Non troverò più, al rientro a Milano, la grossa insegna luminosa "Banca Popolare di Milano" che, inconsciamente, cercavo ad ogni viaggio. Era un saluto orgoglioso ch'io davo alla mia banca e Lei, con mandato cittadino, ricambiava.
Non avrei mai pensato che una fusione avrebbe potuto provocarmi tanta tristezza.
Oggi ha parlato il mio cuore. Domani ... chissà ...
banzai43

Anonimo ha detto...

Cari amici, le vostre riflessioni sono quelle che scaturiscono dal cuore, dalle viscere, dalla mente di tutti coloro che la maglietta Bpm l'hanno portata sulla pelle per convinzione e non per interessi costrittivi. I vostri pensieri sono i miei, mia è la rabbia di vedere scomparire senza colpo ferire una ragione sociale che ha detto molto nel sistema economico, bancario ed ai poteri forte che hanno manifestato per decenni una sorda rabbia per non riuscire rincondurre ad una grigia normalità questa isola di matti e di poeti. Oplà l'operazione è riuscita a Colui che passerà alla storia per avere concellato dalla storia di Milano due insegne centenarie come Cariplo e Bpm.