A prosposito di "bontà della scuola italiana" (quella che i giovani comunisti in piazza in questi giorni non ritengono di dover riformare). Ieri sera il TG5 ha mandato in onda un servizio relativo all'ultima truffa sulle assicurazioni in Campania (ultima in ordine di tempo, mica ultima nel senso di definitiva). I carabinieri di Santa Maria Capua Vetere hanno denominato l'operazione crash ghost; la giornalista di turno ha spiegato che quel nome significa "incidente fantasma". Peccato che incidente fantasma si direbbe ghost crash. Ma c'è davvero bisogno di usare l'Inglese per dare un nome a quasi tutte le operazioni di polizia? Se proprio volete farlo, prima di tutto studiatevi la lingua di Shakespeare.
dal blog Ali e Radici
Al blog gemellato di Nautilus voglio fare notare che il vizio non è solo delle questure. L'inglese alla pizzaiola è una invasione che ci perseguita, come l'italiano sintetico: "assolutamente sì" vale "la misura in cui" dei sessantottini, ora rettori e docenti dei nostri disgraziati nipoti.
I fantocci televisivi, di loro, ci mettono una pronuncia da sagra paesana di chi la scuola l'ha frequentata di striscio e da turista ha fatto ridere tutta l'Europa.
Altro esempio emblematico. In Francese la "u" si pronuncia alla padana (come "posteriore" in lombardo). Gli spocchiosi cugini hanno avuto in dono dalla Storia decenni da occupanti per ficcarla in zucca, e non solo ai ricchi borghesi.
In Rai, Mediaset, etc. la "u" francese diventa "iu". Per intenderci, come se noi lombardi dicessimo "mi fa male il chiù" nel senso di centro di produzione del pensiero e non di discarica.
Tanto tutto è global per i peninsulari!
31 ottobre 2008
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