Auguri a tutti gli amici che hanno la pazienza di leggermi.
Domani parto per una crociera sul Nilo ed alla scoperta delle piramidi.
Potrei dire, alle origini della civiltà meditterranea.
Mi disintossicherò delle miserie globali e nazionali ma ho speranza, tornando, di leggere due buone notizie.
Il Milan ha esonerato Ancelotti e Galliani lascia la dirigenza calcistica.
Il PD si è spaccato ed ognuno è tornato alla casa madre. Giusto per risolvere la loro questione morale e potere cantare bandiera rossa nei cortei, anziché sotto le lenzuola prima di dormire.
Buon Natale a tutti, e che il Bambino mi renda più buono.
19 dicembre 2008
12 dicembre 2008
A Milano di questi sindaci si è perso lo stampo
Nel momento stesso in cui l'ex-sindaco di Milano, Carlo Tognoli, ha ringraziato il presidente della provincia, Filippo Penati, dell'offerta di aderire alla sua lista in vista delle elezioni provinciali della prossima primavera. Nel momento stesso, cioè, in cui Tognoli ha detto: "Lo ringrazio dell'attenzione e per le belle parole, ma non sono disponibile ad aderire a questa sinistra". Vale a dire nel momento stesso in cui Tognoli ha aggiunto: "Se Penati avesse voluto fare un gesto per ricordare Craxi, avrebbe potuto dedicargli una medaglia in occasione della giornata della riconoscenza, sarebbe stato un gesto di grande importanza, ma forse avrebbe potuto creargli dei problemi, perché la sinistra non ha mai superato il marxismo-leninismo", in quel momento lì, avendo imparato l'importanza del'etologia soltanto ultimamente, perfino noi abbiamo capito la differenza fra Giuliano Amato, splendido esemplare di roditore, e Tognoli il topolino.
Andrea's Version, da Il Foglio del 12 dicembre 2008
Andrea's Version, da Il Foglio del 12 dicembre 2008
11 dicembre 2008
Matrimoni a ore
Recentissime statistiche enunciano che negli ultimi anni, a Milano, si sono perse 1.171 unioni; l'anno scorso i matrimoni sono stati 3.959 contro 2.074 separazioni. Le funzioni civili superano quelle religiose (60,6% contro 39,4% in Chiesa).
Cifre he denunciano senza possibilità di equivoco l'imbarbarimento laicistico della città.
Il germe dell'ateismo e dell'individualismo seminato negli anni '8o dalla cricca Pannella ha prodotto risultati devastanti. L'assenza di valori morali, se non religiosi, ha mercificato il matrimonio a bene di consumo da usare il più rapidamente e meno impegnativamente possibile.
Dice la notissima matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace che l'aumento dei divorzi è figlio di una cultura deviata del matrimonio, passato da una meditata scelta per la vita ad una umorale e passionale opzione che non sa reggere la prova dell'esperienza nel quotidiano. Alla domanda perché si arriva a mettere la parola fine ad un matrimonio, l'avvocato risponde: "Perché ci si sposa senza responsabilità e di fronte alle difficoltà si ha paura. Non si è in grado di capire le diversità dell'altro. Non è più come una volta, al primo ostacolo si getta la spugna. Non si può credere che tutto sia sempre bello come i primi tempi. I cambiamenti sono inevitabili".
Diagnosi di modesta consistenza, secondo me. Il matrimonio ha sempre avuto fasi di disillusione, momenti di difficoltà, stimoli di libera uscita, esigenza di rinunce individuali per potere costruire un equilibrio comune. Il problema è il substrato culturale per l'istituto familiare che non esiste più. La formazione in famiglia verso il matrimonio, la codificazione del ruolo dell'uno parte del due, la predisposizione al sacrificio, il clima religioso che rendeva il contratto matrimoniale un patto sacro fra gli attori e verso la società.
Per i giovani cresciuti spesso in famiglie sessantottine, tutti questi sono stati assimilati come disvalori da rifiutare aprioristicamente. Se la società non tornerà con umiltà ai valori della tradizione, presto vi saranno solo unioni variabili, sessualmente inidentificabili.
Quali i risultati di medio periodo?
Un mondo di disperati, senza ideali, senza emozioni, schiavo di esaltazioni artificiali.
Questo scenario post-moderno alienato sarà il terreno di coltura delle religioni semplici e violente come l'Islam, che proprio nella famiglia riconosce un caposaldo di unità e di proselitismo.
Forse sono troppo vecchio per accettare questo nuovo, ma vorrei che qualcuno mi dicesse dove sbaglio.
Cifre he denunciano senza possibilità di equivoco l'imbarbarimento laicistico della città.
Il germe dell'ateismo e dell'individualismo seminato negli anni '8o dalla cricca Pannella ha prodotto risultati devastanti. L'assenza di valori morali, se non religiosi, ha mercificato il matrimonio a bene di consumo da usare il più rapidamente e meno impegnativamente possibile.
Dice la notissima matrimonialista Annamaria Bernardini De Pace che l'aumento dei divorzi è figlio di una cultura deviata del matrimonio, passato da una meditata scelta per la vita ad una umorale e passionale opzione che non sa reggere la prova dell'esperienza nel quotidiano. Alla domanda perché si arriva a mettere la parola fine ad un matrimonio, l'avvocato risponde: "Perché ci si sposa senza responsabilità e di fronte alle difficoltà si ha paura. Non si è in grado di capire le diversità dell'altro. Non è più come una volta, al primo ostacolo si getta la spugna. Non si può credere che tutto sia sempre bello come i primi tempi. I cambiamenti sono inevitabili".
Diagnosi di modesta consistenza, secondo me. Il matrimonio ha sempre avuto fasi di disillusione, momenti di difficoltà, stimoli di libera uscita, esigenza di rinunce individuali per potere costruire un equilibrio comune. Il problema è il substrato culturale per l'istituto familiare che non esiste più. La formazione in famiglia verso il matrimonio, la codificazione del ruolo dell'uno parte del due, la predisposizione al sacrificio, il clima religioso che rendeva il contratto matrimoniale un patto sacro fra gli attori e verso la società.
Per i giovani cresciuti spesso in famiglie sessantottine, tutti questi sono stati assimilati come disvalori da rifiutare aprioristicamente. Se la società non tornerà con umiltà ai valori della tradizione, presto vi saranno solo unioni variabili, sessualmente inidentificabili.
Quali i risultati di medio periodo?
Un mondo di disperati, senza ideali, senza emozioni, schiavo di esaltazioni artificiali.
Questo scenario post-moderno alienato sarà il terreno di coltura delle religioni semplici e violente come l'Islam, che proprio nella famiglia riconosce un caposaldo di unità e di proselitismo.
Forse sono troppo vecchio per accettare questo nuovo, ma vorrei che qualcuno mi dicesse dove sbaglio.
05 dicembre 2008
Ambrogini e Letizie
Questa sera, o forse è già avvenuto, verranno consegnati gli Ambrogini d'oro e le benemerenze del Comune di Milano.
Una volta, questi erano riconoscimenti molto milanesi, volti a ricompensare i migliori comportamenti e le benefiche iniziative dei cittadini della capitale Lombarda.
Da qualche anno, ma ora come mai, l'iniziativa si è trasformata in una specie di Premio Nobel del Naviglio, che spazia in tutto il cosmo alla ricerca di qualche personaggio benefattore o anche semplicemente testimonial politico o di costume, possibilmente multietnico.
In questa nuova interpretazione, naturalmente lo spazio della "politica" è trabordante, esclusivo.
Le preselezioni sono una parata della provocazione di parte o delle stramberie più coglione.
Quest'anno ha tenuto banco Enzo Biagi, giornalista e scrittore prolifico di leggerissimo spessore intellettuale, ma abilissimo markettaro di sè stesso e soprattutto benemerito antiberlusconiano. C'erano anche le "mamme coraggio del Leonka" (nota associazione insurrezionale di sinistra, trasformatasi con gli anni in un quieto ma remunerativo spaccio di articoli fuorilegge in esenzione fiscale), un autore di best-seller napoletano ed altra compagnia bella di forestieri.
Dei Milanesi poche tracce, forse perché la politica non li conosce per niente.
Questo degrado è l'ultimo e nemmeno più importante effetto del premierato di Letizia Moratti, uno dei più disastrosi sindaci che la città abbia eletto a Palazzo Marino. Da tre anni, assistiamo a provvedimenti ed iniziative sempre più improvvide, decise in assoluta solitudine.
L'astio e l'insofferenza della città verso questa signora è ormai palpabile e avrà come conseguenza la fine della leadership del Pdl in città (se non ci pensa la Lega, avremo il finanziere Penati sindaco).
Ma la rappresentante del clan petrolifero peggio potrà ancora fare con l'improvvida iniziativa dell'Expo 2015, che la sfortuna ha voluto venisse assegnata a Milano, città incapace di governare iniziative di questa dimensione perché disabituata a disbrigare anche l'ordinario, grazie ad una amministrazione locale imbelle.
Lo scempio degli Ambrogini è lo specchio della gestione Moratti.
Se almeno si limitasse a farsi spernacchiare per le medagliette ricordo... invece di collocarsi su un altare universale.
Una volta, questi erano riconoscimenti molto milanesi, volti a ricompensare i migliori comportamenti e le benefiche iniziative dei cittadini della capitale Lombarda.
Da qualche anno, ma ora come mai, l'iniziativa si è trasformata in una specie di Premio Nobel del Naviglio, che spazia in tutto il cosmo alla ricerca di qualche personaggio benefattore o anche semplicemente testimonial politico o di costume, possibilmente multietnico.
In questa nuova interpretazione, naturalmente lo spazio della "politica" è trabordante, esclusivo.
Le preselezioni sono una parata della provocazione di parte o delle stramberie più coglione.
Quest'anno ha tenuto banco Enzo Biagi, giornalista e scrittore prolifico di leggerissimo spessore intellettuale, ma abilissimo markettaro di sè stesso e soprattutto benemerito antiberlusconiano. C'erano anche le "mamme coraggio del Leonka" (nota associazione insurrezionale di sinistra, trasformatasi con gli anni in un quieto ma remunerativo spaccio di articoli fuorilegge in esenzione fiscale), un autore di best-seller napoletano ed altra compagnia bella di forestieri.
Dei Milanesi poche tracce, forse perché la politica non li conosce per niente.
Questo degrado è l'ultimo e nemmeno più importante effetto del premierato di Letizia Moratti, uno dei più disastrosi sindaci che la città abbia eletto a Palazzo Marino. Da tre anni, assistiamo a provvedimenti ed iniziative sempre più improvvide, decise in assoluta solitudine.
L'astio e l'insofferenza della città verso questa signora è ormai palpabile e avrà come conseguenza la fine della leadership del Pdl in città (se non ci pensa la Lega, avremo il finanziere Penati sindaco).
Ma la rappresentante del clan petrolifero peggio potrà ancora fare con l'improvvida iniziativa dell'Expo 2015, che la sfortuna ha voluto venisse assegnata a Milano, città incapace di governare iniziative di questa dimensione perché disabituata a disbrigare anche l'ordinario, grazie ad una amministrazione locale imbelle.
Lo scempio degli Ambrogini è lo specchio della gestione Moratti.
Se almeno si limitasse a farsi spernacchiare per le medagliette ricordo... invece di collocarsi su un altare universale.
03 dicembre 2008
Grand'Italia e dintorni (11)
Walter era antisocialista anche quando fingeva di non essere comunista.
“Il Pd non è parte della storia socialista” dice Walter Veltroni alla Repubblica (2 dicembre). Criticatelo quanto volete, il povero Veltroni, ma è una persona coerente. Anche quando da non comunista (forse anticomunista) era iscritto al Pci, era già nemico di quei fetentoni dei socialisti.
Lodovico Festa, su L'Occidentale
“Il Pd non è parte della storia socialista” dice Walter Veltroni alla Repubblica (2 dicembre). Criticatelo quanto volete, il povero Veltroni, ma è una persona coerente. Anche quando da non comunista (forse anticomunista) era iscritto al Pci, era già nemico di quei fetentoni dei socialisti.
Lodovico Festa, su L'Occidentale
E adesso, povero Veltroni?
In merito alla battaglia di Sky, la Commissione Ue scioglie ogni dubbio. «Se le autorità italiane avessero insistito nel non cambiare le aliquote Iva sulla tv a pagamento - ha fatto sapere Maria Assimakopoulou, portavoce del Commissario Ue alla Fiscalità Laszlo Kovacs - la commissione Ue avrebbe dovuto aprire una procedura di infrazione. Ma nel momento in cui le autorità italiane informano di avervi riposto rimedio con decisioni adeguate, il caso è chiuso».
La portavoce ha ricordato che Bruxelles, in seguito a un reclamo ricevuto nell'aprile 2007, ha inviato una lettera all'Italia per porre in rilievo il tasso diverso di Iva, in alcuni casi al 10%, in altri al 20%. «Nella direttiva Ue sull'Iva c'è un allegato che dice che si può applicare un'aliquota ridotta per le tv satellitari, ma devono essere applicate le stesse aliquote per gli stessi tipi di servizi. L'aliquota andava perciò resa uguale per tutti. Quindi il governo italiano doveva decidere se tutti al 10% o tutti al 20%: è il Paese che decide». Roma aveva dunque riconosciuto, ha proseguito, che «tale differenziazione dell'aliquota non era in linea con le norme Ue e si era impegnata ad allinearlo».
Intanto, l’ex premier Romano Prodi ha ricordato che, sul caso dell’Iva per Sky, "le sollecitazioni dell’Ue perché fosse risolta l’asimmetria delle aliquote Iva per le televisioni in Italia ci furono. Una posizione assolutamente condivisibile, tanto che ci impegnammo a provvedere - spiega in un'intervista confermando le dichiarazione del ministro del Tesoro Tremonti - ma poi non entrammo mai nel merito".
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ieri aveva detto: "Esiste un blocco di documenti che hanno origine a Bruxelles da cui risulta che il sistema italiano, stratificato su più anni, era fuori dalla giurisprudenza europea per la quale dato un medesimo servizio non puoi avere aliquote segmentate in funzione delle tecniche di trasmissione utilizzate". Secondo Tremonti "è stata avviata una procedura di infrazione comunitaria e la soluzione poteva essere solo quella dell’allineamento delle aliquote. C’è un carteggio tra la commissione Ue e il governo Prodi che prevede l’impegno del governo ad allineare le aliquote. L’impegno scadeva in questi giorni".
La portavoce ha ricordato che Bruxelles, in seguito a un reclamo ricevuto nell'aprile 2007, ha inviato una lettera all'Italia per porre in rilievo il tasso diverso di Iva, in alcuni casi al 10%, in altri al 20%. «Nella direttiva Ue sull'Iva c'è un allegato che dice che si può applicare un'aliquota ridotta per le tv satellitari, ma devono essere applicate le stesse aliquote per gli stessi tipi di servizi. L'aliquota andava perciò resa uguale per tutti. Quindi il governo italiano doveva decidere se tutti al 10% o tutti al 20%: è il Paese che decide». Roma aveva dunque riconosciuto, ha proseguito, che «tale differenziazione dell'aliquota non era in linea con le norme Ue e si era impegnata ad allinearlo».
Intanto, l’ex premier Romano Prodi ha ricordato che, sul caso dell’Iva per Sky, "le sollecitazioni dell’Ue perché fosse risolta l’asimmetria delle aliquote Iva per le televisioni in Italia ci furono. Una posizione assolutamente condivisibile, tanto che ci impegnammo a provvedere - spiega in un'intervista confermando le dichiarazione del ministro del Tesoro Tremonti - ma poi non entrammo mai nel merito".
Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti ieri aveva detto: "Esiste un blocco di documenti che hanno origine a Bruxelles da cui risulta che il sistema italiano, stratificato su più anni, era fuori dalla giurisprudenza europea per la quale dato un medesimo servizio non puoi avere aliquote segmentate in funzione delle tecniche di trasmissione utilizzate". Secondo Tremonti "è stata avviata una procedura di infrazione comunitaria e la soluzione poteva essere solo quella dell’allineamento delle aliquote. C’è un carteggio tra la commissione Ue e il governo Prodi che prevede l’impegno del governo ad allineare le aliquote. L’impegno scadeva in questi giorni".
Iscriviti a:
Post (Atom)