Lasciate perdere i sondaggi in calo, ignorate i dati sulla disoccupazione, trascurate le difficoltà sulla riforma sanitaria e sulla guerra in Afghanistan, c’è qualcos’altro a segnalare il mutamento di status di Barack Obama, da nuovo messia a uomo politico normale: i comici hanno cominciato a prenderlo in giro. Sabato scorso il più tradizionale dei programmi televisivi di satira, il Saturday night live della Nbc che in campagna elettorale ha sostenuto il candidato Obama in ogni modo possibile, ha inaugurato la nuova stagione con una devastante imitazione del presidente fatta da Fred Armisen. Nei panni di Obama, Armisen ha letto un messaggio alla nazione dallo Studio ovale della Casa Bianca: “Buona sera e congratulazioni a Rio per l’assegnazione delle Olimpiadi del 2016”, ha detto ricordando subito il clamoroso fallimento della candidatura di Chicago sostenuta con insuccesso da Obama. “L’anno scorso sono stato eletto col mandato di apportare un cambiamento credibile in questo paese – ha detto il finto presidente – Ma ora c’è gente a destra che è molto arrabbiata. Pensano che stia trasformando questo grande paese in qualcosa che somiglia all’Unione Sovietica o alla Germania nazista. Ma non è così. Se guardate bene ai primi mesi di presidenza è molto chiaro che cosa ho fatto fino a questo momento: niente, nada. E’ trascorso quasi un anno e non ho niente da mostrarvi”. Nel 2000 il Saturday night live ha preso in giro lo stile di Al Gore e Al Gore ha perso, mentre l’anno scorso la credibilità di Sarah Palin è stata sbriciolata dalla parodia di Tina Fey e il duo McCain/Palin è stato travolto da Obama. Ora il nuovo obiettivo stagionale sembra essere Obama come un “do-nothing president”, un “presidente fancazzista”, nonché leader, diremmo in Italia, di un’immaginaria fondazione “Fare niente”. I giornali americani segnalano che le battute di Snl non sono una buona notizia per la Casa Bianca. I consiglieri del presidente dovranno rendersi conto che in giro c’è molta gente convinta che Obama non abbia fatto assolutamente niente o, perlomeno, niente di diverso dal suo predecessore George W. Bush, tanto che, questa settimana, sulla copertina dello storico settimanale della sinistra britannica New Statesman campeggia il titolo “Barack W. Bush”, sotto un formidabile fotomontaggio di due immagini sovrapposte di Obama e Bush. E’ molto probabile, poi, che gli sfottò di Saturday night live continueranno, anche perché Obama ci mette qualcosina di suo. Ieri, per esempio, ha convocato alle cinque un gruppo di ministri e deputati per una partitella a basket alla Casa Bianca. Le battute di Saturday night live hanno colpito al punto che la Cnn, con scarso senso dell’umorismo, si è spinta fino a condurre una serissima inchiesta sull’accuratezza delle critiche (fact-checking) mosse al presidente dal programma satirico. “Guardate la lista delle cose fatte e non fatte”, ha detto Armisen/Obama ricordando le promesse di Obama in campagna elettorale. “Chiudere Guantanamo? Non l’ho fatto. Ritirare le truppe dall’Iraq? Non l’ho fatto. Migliorare la situazione in Afghanistan? Non l’ho fatto, anzi la situazione è peggiorata. E che dire della riforma sanitaria? Certo che no. Riforma dell’immigrazione? Ma va… Riscaldamento terrestre? Non ancora. E, ricordatevi, posso fare qualsiasi cosa voglia. Ho la maggioranza in entrambi i rami del Congresso. Avrei potuto rendere obbligatorio il matrimonio gay e imporre automobili alimentate a marijuana. L’ho fatto? No!”. Qualcosa, secondo gli autori di Saturday night live, però Obama l’ha realizzata: “Non ci sono soltanto brutte notizie. Posso vantate qualche risultato: gli incentivi alle rottamazioni hanno davvero stimolato l’economia, peccato fosse quella del Giappone. Fatemi vedere, cos’altro? Ah sì, ho ucciso una mosca in tv, ve lo ricordate?”, ha detto il comico riferendosi a una cosa realmente successa durante un’intervista alla Casa Bianca. “E poi ho invitato un poliziotto bianco e un professore nero a bere una birra. Chi altri avrebbero potuto fare una cosa del genere? Sì, avete ragione, anche Oprah. Nessun altro, però”.
di Cristiano Rocca, sul blog Camillo del 9 ottobre 2009
16 ottobre 2009
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