Stiamo assistendo, ma era prevedibile vista la dilatazione dei tempi fra l'annuncio del piano di risanamento e l'inizio del dibattito parlamentare, ad una squallida commedia della politica sugli interventi strutturali (?) per azzerare il deficit corrente dell'Italia entro il 2012.
È bene avere coscienza che la leva maestra è sempre quella delle entrate, come hanno fatto nel tempo ed in situazioni emergenziali dal '92 ad oggi la sinistra, la destra ma anche e soprattutto i governi dei mandarini di stato. La ragione è di una semplicità disarmante: per raccogliere soldi sicuri occorre prelevare laddove le fonti sono note ed accertate.
Inutile dire che pagano i soliti. Sì, pagano e pagheranno sempre i soliti, perché con la lotta all'evasione siamo a zero, sostanzialmente perché gli italiani non credono a questo stato e non sentono il dovere civico, etc. ma sono elettori buoni come gli schedati dal fisco, classici vasi di coccio di manzoniana memoria.
O si ha il coraggio di essere reazionari assolutisti, riservando il diritto di voto a chi contribuisce all'erario, o ci si accetta come siamo in questa finzione di stato in cui viviamo.
Torniamo al dibattito. La sinistra e Casini fanno il loro mestiere negando validità al piano e mettendo in evidenza, giustamente, l'assenza di un qualsivoglia progetto di rilancio dell'economia. Questo governo, o meglio Tremonti che è l'unica testa pensante della compagnia, si comporta come i manager bancari di oggi: dinanzi ad un cambiamento epocale del modo di fare banca non tagliano i costi e rimediano a decennali inefficienze, ma aspettano una ripresa degli spread sempre più lontana nel tempo.
Si afferma che si è disboscato il mondo degli enti locali e quindi si risparmierà moltissimo. Rammento che nel suo piccolo, un governo della prima repubblica fece eguali prospettazioni sulla eliminazione degli enti inutili, che ad anni di distanza sono rimasti in vita magari semplicemente cambiando pelle e finalità sociale.
Figuratevi con i comuni e le provincie, provvedimento già di per sè urticante per la cultura campanilistica degli italiani, ed in fondo ultimo baluardo di democrazia diretta nel nostro paese.
La triste realtà è che in Italia le riforme strutturali non si possono fare, perché la burocrazia, vera padrona del paese, vuole che nulla cambi per perpetuare la sua centralità ed inamovibilità. E gli italiani non sono disposti a fare nessuna rivoluzione, perché di questa burocrazia ci campano in tanti e perché comunque non credono che valga la pena cambiare lo status quo.
Cosa succederà in Parlamento? Poco importa e poco rileva. Chiediamoci invece cosa farà la Bce dopo le nostre abituali e rumorose cagnare.
Io vedo delineata una pesante patrimoniale che Amato, gran maestro di salassi, ha già profetizzato ed auspicato quest'inverno. Quanto ai mega progetti, verranno ripensati in una logica più ampia e sotterrati sino alla prossima recita.
È bene avere coscienza che la leva maestra è sempre quella delle entrate, come hanno fatto nel tempo ed in situazioni emergenziali dal '92 ad oggi la sinistra, la destra ma anche e soprattutto i governi dei mandarini di stato. La ragione è di una semplicità disarmante: per raccogliere soldi sicuri occorre prelevare laddove le fonti sono note ed accertate.
Inutile dire che pagano i soliti. Sì, pagano e pagheranno sempre i soliti, perché con la lotta all'evasione siamo a zero, sostanzialmente perché gli italiani non credono a questo stato e non sentono il dovere civico, etc. ma sono elettori buoni come gli schedati dal fisco, classici vasi di coccio di manzoniana memoria.
O si ha il coraggio di essere reazionari assolutisti, riservando il diritto di voto a chi contribuisce all'erario, o ci si accetta come siamo in questa finzione di stato in cui viviamo.
Torniamo al dibattito. La sinistra e Casini fanno il loro mestiere negando validità al piano e mettendo in evidenza, giustamente, l'assenza di un qualsivoglia progetto di rilancio dell'economia. Questo governo, o meglio Tremonti che è l'unica testa pensante della compagnia, si comporta come i manager bancari di oggi: dinanzi ad un cambiamento epocale del modo di fare banca non tagliano i costi e rimediano a decennali inefficienze, ma aspettano una ripresa degli spread sempre più lontana nel tempo.
Si afferma che si è disboscato il mondo degli enti locali e quindi si risparmierà moltissimo. Rammento che nel suo piccolo, un governo della prima repubblica fece eguali prospettazioni sulla eliminazione degli enti inutili, che ad anni di distanza sono rimasti in vita magari semplicemente cambiando pelle e finalità sociale.
Figuratevi con i comuni e le provincie, provvedimento già di per sè urticante per la cultura campanilistica degli italiani, ed in fondo ultimo baluardo di democrazia diretta nel nostro paese.
La triste realtà è che in Italia le riforme strutturali non si possono fare, perché la burocrazia, vera padrona del paese, vuole che nulla cambi per perpetuare la sua centralità ed inamovibilità. E gli italiani non sono disposti a fare nessuna rivoluzione, perché di questa burocrazia ci campano in tanti e perché comunque non credono che valga la pena cambiare lo status quo.
Cosa succederà in Parlamento? Poco importa e poco rileva. Chiediamoci invece cosa farà la Bce dopo le nostre abituali e rumorose cagnare.
Io vedo delineata una pesante patrimoniale che Amato, gran maestro di salassi, ha già profetizzato ed auspicato quest'inverno. Quanto ai mega progetti, verranno ripensati in una logica più ampia e sotterrati sino alla prossima recita.
1 commento:
Purtroppo chiedere alla politica di ridurre i costi é come chiederle di segare il ramo su cui si appoggia.-
Giacomo
Posta un commento