Galvanizzato dal campionato trionfale del Milan, per smorzare gli entusiasmi e fare una severa penitenza, ieri sera mi sono visto la semifinale di Coppa Italia in Rai. Non c'è miglior atto di contrizione che ascoltare le banalità dei cronisti romani, strillate per novanta minuti con il contrappunto tecnico di qualche curvaiolo dell'Olimpico.
Sorpresa!
Non per la partita del Milan, che ha mantenuto alto il suo blasone nell'attesa di diventare imbattibile fra qualche mese quando il neo acquisto Ronaldo sarà tornato in peso forma, ma per la competenza e la misura con cui Beppe Dossena ha commentato la partita.
L'ex centrocampista di Toro, Samp e Azzurri, ha allenato diverse nazionali del terzo mondo insegnando calcio lontano dall'Italia, dove invece ce ne sarebbe ancora tanto bisogno.
Rientrato in patria, ora è naturalmente disoccupato, forse anche perché abituato a dichiarare franche verità.
Tre giudizi sul gioco del Milan mi sono sembrati particolarmente pertinenti e, pronunciati dal microfono del commentatore televisivo che per contratto deve raccontare banalità ipocrite, addirittura rivoluzionari.
Uno. Il Milan non sa attaccare le difese schierate, da almeno due anni. Chi ha la sfortuna di frequentare San Siro, questo lo sa e si chiede se sia così difficile provare qualche schema nuovo invece dell'eterno tic-e-toc a due all'ora.
Due. Il centrocampo è debole e non costruisce. La squadra paga l'equivoco Pirlo, la cui inconsistenza atletica non garantisce più di dieci partite decenti l'anno. Anche Gattuso, fenomeno atletico unico, comincia a pagare l'usura degli anni che passano, e gli altri sono trentenni sfiatati.
Tre. La difesa è vecchia e impoverita sulle fasce.
Io aggiungo che esiste anche un problema portiere, poiché Dida è ormai una vecchia gloria e non vede più partire i palloni da lontano.
Sono begli argomenti di riflessione che appassionano la tifoseria, angustiano il tecnico (grasso come il Fenomeno) ed hanno indotto la società ad intervenire con risolutezza. Acquistato El Gordo dal Real... che dissennatamente lo aveva declassato a riserva. Per due obiettivi strategici: guastare la festa dello scudetto a Moratti, che è animo sensibile e fedele alle vecchie passioni (si mormora che a giugno per collassarlo sarà ingaggiato a parametro zero Recoba); rimodellare il centrocampo che passerà da tre a due per consentire a Ronaldo di passeggiare per il prato.
Che Dio non ci tolga mai Galliani!... canta la curva nerazzurra.
Noi, sull'altra riva del Naviglio, lo stramalediamo come si faceva ai tempi della perfida Albione.
26 gennaio 2007
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1 commento:
Da un milanista sconsolato: concordo!
Alla prossima. Buon week end.
banzai43
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