Gattuso conquista la Spagna
El Pais lo intervista, ma soprattutto cancella un'etichetta: quella dell'atleta tipico del calcio italiano brutto e senza classe. Il rossonero parla a ruota libera: di se stesso, del Milan e di una gaffe sulla Regina...
MADRID (Spagna), 17 settembre 2007 - In Spagna Rino Gattuso viene costantemente citato come modello del calcio italiano: duro, ruvido, brutto da vedere, senza classe. Viene trattato male, Rino, malissimo. Come la serie A, la nostra Nazionale, i nostri club (salvo qualche eccezione per il Milan). Tifosi e commentatori locali soffrono terribilmente a veder l'Italia vincere, e se la prendono con lui, uomo-immagine di un calcio speculativo, barbaro. Dopo tanti anni di trionfi con il Milan e la Nazionale, il centrocampista viene ancora chiamato 'Gatusso', evidentemente l'invidia e il pregiudizio condizionano anche lo spelling. Ma, come nel suo stile, Gattuso si sta lentamente prendendo la rivincita: la sua tenacia, il suo persistere al fianco di giocatori stimati anche in Spagna come Kakà, Pirlo e Seedorf, stanno facendo breccia nei cuori dei puristi spagnoli. Giovedì scorso El Pais è andato a inte rvistarlo. Il colloquio è stato pubblicato oggi, con un titolo che non ha bisogno di traduzione, "Tengo dentro un animal".
LA TECNICA - Un'intervista franca, aperta, divertente, con tante domande sulle scarse qualità tecniche del giocatore calabrese, che però non si scompone. Anzi, stoppa l'avversario e rilancia: "A volte mi guardo i piedi e penso: 'Maledetti, mai che mi diate una gioia...'. Ad Ancelotti glielo dico sempre: 'Immagina se avessi i piedi buoni, non sapremmo dove mettere le coppe...'. C'è gente come Kakà che nasce fenomeno e gente come me che deve costruirsi, lavorare con passione, passione e ancora passione".
GATTUSO - "Io non sono cambiato. Il mercato fa sì che io guadagni in un mese ciò che mio padre ha guadagnato in una vita, ma l'unica differenza rispetto a quando ho cominciato è nel conto corrente bancario. La mia anima e la voglia di giocare sono rimaste identiche".
I GIOVANI E I VALORI - I ragazzi sono cambiati tantissimo. Prima a 13-14 anni il problema principale era trovarsi una fidanzata. Ora cercano solo lo sballo. C'era anche allora gente così, ma erano una minoranza. Il divertimento era giocare a calcio sulla spiaggia tutto il giorno e poi tornare la sera per vedere se si riusciva a organizzare un'altra partitella. Oggi tutto questo non esiste più, nell'Italia meridionale non c'è più una società con dei valori, non c'è rispetto".
IL MILAN - La chiave è lo spogliatoio, non ci sono grandi segreti. Quando vedi uno come Maldini che a 39 anni fa di tutto per recuperare e giocare una finale di Champions, che lavora come un matto, che sputa sangue e sudore... Solo un idiota non capirebbe che è un esempio per tutti. Seedorf ha vinto 4 Champions con tre squadre differenti, ma l'ho visto piangere d'emozione dopo la semifinale con il Manchester. Ti rendi conto che in questo club ci sono valori importanti. Il Milan ha il suo Dna, glielo ha dato Berlusconi. È una squadra che anche quando ha problemi trova le motivazioni per far bene. Ha dei codici che non si possono infrangere. All'inizio, quando facevo il furbo con arbitri o avversari, mi convocarono in sede per dirmi di controllarmi: stavo indossando la maglia del Milan e non potevo permettermi di fare casini".
L'IDEA DI FUGA - "Sì, dopo la finale di Istanbul avevo pensato di andarmene. Pensavo non ci fossero motivi per restare. È stato il momento più duro della mia carriera, però il club mi ha fatto cambiare idea".
LA SCOZIA - "Continuo a ringraziare mio padre per avermi aiutato a prendere la decisione di andare a Glasgow. Da solo non riuscivo a farlo, ma per rispetto alla mia famiglia, che guadagnava 800 euro al mese, non potevo rifiutare un contratto da 1 milione di euro. Poi lì ho imparato tante cose. Sono arrivato che conoscevo solo i cattolici e mi sono dovuto confrontare con la realtà protestante del club. Un giorno come un imbecille ho chiesto chi era la signora la cui foto adornava la parete dello spogliatoio. Tutti a ridere: era la Regina".
Da Gazzetta.it di oggi
Il caro Ivan Gennaro non è un artista del pallone alla Pirlo, che disegna magiche traettorie di 40 metri o alla Kakà, fantasista travolgente. Gliene manca la fantasia, la classe pura, lo scatto prolungato. Ma è la quintessenza del calciatore di centrocampo: duro, infaticabile, coraggioso, leale, mai brutale con gli avversari. Dove c'è pericolo, lui è lì a tamponare, a soccorrere il compagno, a fare il gioco di contenimento asfissiante. Quando si rovescia l'azione è lui ad avviarla, a cercare gli spazi per proporre un triangolo, un dai-e-vai. Quando c'è da sfondare in attacco, c'è lui dietro le prime linee a creare diversivi sulle fasce, a recuperare palloni sporchi, a rilanciare in the box.
E' un uomo di grandi valori morali. Non ha mai ferito un avversario. Spaventato sì, con la sua irruenza, la grinta da antico guerriero dell'Aspromonte.
In una squadra come il Milan di oggi, fatta di asettici professionisti, troppo educati, troppo disincantati, con l'anima pallida, è il cuore che pulsa, quello che non ci sta mai a perdere, quello che esalta e si esalta invocando l'appoggio del pubblico a muso duro.
Per un vecchio milanista deluso è la ragione ed il motivo per cui resta la voglia di alzarsi dalla poltrona e continuare ad andare sugli spalti di San Siro.
Lunga gloria a te, Ivan Gennaro!
17 settembre 2007
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2 commenti:
Il ritratto che emerge tira fuori la grinta di chi dalla vita non avrebbe dovuto avere molto(nascita,scarsa perizia tecnica,poca avvenenza fisica)e che invece si è saputo imporre.-
Qualche tempo addietro ho letto che ha anche fatto un'investimento industriale nella sua Calabria(oggi anche Santo Versace segue questa strada);ilfatto che ultimamente nella pubblicità di Vodafone compaia solo lui e non Totti la dice lunga sul gradimento del personaggio.-
Spogliatoio e valori del Milan confermano che i soldi non bastano.-
Massimino a suo tempo voleva comprare l'amalgama oggi Moratti dovrebbe cambiare se stesso,merce non in vendita.-
Giacomo
Gattuso Capitano Subito!
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