25 gennaio 2008

C'era il governo Prodi

Questo è un fatto oggettivo. Il governo è caduto al Senato per mano della propria maggioranza, per l'appagamento di un italiano all'estero, per le astuzie luciferine di uno dei Padri della Patria. Uno dei politici peggiori e più spocchiosi della storia repubblicana si ferma. Spero non sia solo per un giro.
L'immediato domani è incerto per le lacerazioni della maggioranza unicamerale e per le divaricazioni tattiche dei maggiori partiti. L'ultimo rumor in ordine di tempo parla di un governo tecnico proposta dal PD, a guida Gianni Letta, per fare la riforma elettorale. Se vero, è la conferma che l'asse Veltroni-Berlusconi resiste e che andremo a votare nella primavera del 2009 al compimento della mezza legislatura (scatto della pensione per i neonominati).
Questa è la nostra classe politica, ispirata da profonde pulsioni morali. Ne abbiamo avuto conferma assistendo sul Canale 824 a tutto il dibattito senatoriale. Tra dotte citazioni latine, richiami a Gramsci, alla Costituzione sacra ed inviolabile, al Popolo sovrano, con sovrappiù di una appassionata lettura di una poesia di Pablo Neruda e di un ardito confronto del discorso di Romano con quello crepuscolare al Lirico di Benito nel 1944, il tutto condito da insulti, sputi, schiamazzi e bottiglioni di spumante pronti per il botto, si è giocata la battaglia senza esclusione di colpi per l'acquisto dei voti che stavano sul crinale del quorum. Tutte le armi sono state usate, dalla stantia assunzione del segretario particolare del senatore dell'Udeur alle promesse di radiosi domani nei nuovi governi. Uno spettacolo inverecondo, stupendamente sintetizzato dal Maestro Mario Cervi: «Alcuni esponenti della politica somigliano a quel principe di casa Savoia che non finiva mai una guerra dalla stessa parte in cui l'aveva cominciata, e se finiva dalla stessa parte voleva dire che aveva cambiato casacca due volte».
Per costoro saremo chiamati all'ennesima elezione.
L'orizzonte è color pece.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Purtroppo la convivenza civile di un popolo o di una comunità ha bisogno della politica;il problema si pone già dalla civiltà greca ed ispirò a Platone la stesura di Repubblica(non quella di Scalfari,lui non era ancora nato);il grande filosofo identificò nei filosofi(ma vedi un pò)coloro che oggi potremmo chiamare classe dirigente.Lui fu educatore di Alessandro il grande.-
Con un salto notevole arriviamo alle nostre diatribe quotidiane ed al minestrone che la politica ci passa.Una classe dirigente,purtroppo,nè si improvvisa nè si crea dal nulla;il trasformismo(Cusumano é solo l'ultimo esempio)é nato nel lessico politico già ai tempi di Cavour ed ha sempre contraddistinto le vicende della gestione del potere.-
Il tentativo di Weltrusconi di dare vita ad un sistema tendenzialmente bipartitico é lodevole ma parte da base stimabili tra il 25 ed il 30% dei consensi,al momento appare quindi un'intenzione e non un progetto.-
Saranno perciò necessari compromessi per un governo di transizione che faccia maturare i due anni sei mesi ed un giorno della legislatura per poi magari
votare abbinando politiche ed europee.-
Stamattina ne ho letta una che si muove in questo solco:
Marini Presidente,Pisanu al Senato;già ma dalle larghe intese chi starebbe fuori?
In Italia infatti quando partono gli autobus nessuno vuole restare a piedi.-
Non ci rimane che osservare e cercare di capire.-
Giacomo

Nautilus ha detto...

A proposito, pare che, almeno fino a mercoledì prossimo, siamo nelle mani del giovane Napolitano. Esaltante no?

Anonimo ha detto...

Com'è brutto ripetersi. Ma lo faccio: "Che tristezza!"

Quando i filosofi fanno filosofia vanno alla grande. Quando si danno alla politica NO.

Aristotele, politicamente, aiutò Alessandro a ragionare un po' di più. Fine.
Platone, altro grande del passato, venne chiamato a far politica direttamente. Fece uno sfracello. Venne incarcerato e, liberato, dovette fuggire in tutta fretta (dalla terra di Sicilia) per non essere, nuovamente, privato della libertà.
Anche Cacciari ha i suoi problemi.

Se proprio dovessi, sceglierei Spinoza, per quanto ha scritto in "Etica"", ma non potrei garantire neppure per Lui quindi lasciamolo là dov'è.

Direi proprio che il filosofo debba limitarsi ad aprire le menti e lasci la politica ai politici.

Quanto ai politici, vista la penuria di Assi, non è che arrivi qualcuno con gli stivaloni lucidi e ci metta tutti a marciare ordinatamente?

"Vade retro ..." con quel che ne potrebbe seguire.

W la libertà.

banzai43