16 gennaio 2008

Patologia

All'improvviso uno sconosciuto

Le esagerazioni giornalistiche fanno parte del normale marketing cialtrone, essendo il tifoso di quelle solite cinque squadre l'architrave del sistema, ma questo non toglie che l'esordio milanista di Pato abbia portato una ventata di freschezza in una serie A già scritta: i nuovi aggettivi per l'Inter, i complimenti alla Roma, il carattere della Juve ed il Milan che risucchia Fiorentina e Udinese per il quarto posto non sembrano argomenti emozionanti come quello che si vede in campo. Pato ha impressionato per le giocate in campo (ma per Del Piero o, per non andare lontano, Gilardino, la pagella sarebbe stata "Si muove bene facendosi trovare spesso smarcato in posizione di tiro: impreciso sottoporta, il gol del cinque a due è da incorniciare: voto 6,5") e divertito per la sopresa che ha creato nella maggioranza di presunti addetti ai lavori. Ridottisi a pomparlo utilizzando golletti in allenamento (li segna anche Emerson, premio Bronzetti 2007) piuttosto che il suo straordinario valore già dimostrato nel calcio vero: dal debutto super con l'Internacional di Porto Alegre al Mondiale per club vinto da coprotagonista un anno prima... del Milan, segnando un gol (sia pure all'Al Ahly: segnatura comunque importante, che lo ha fatto diventare il più giovane marcatore nella fase finale di una competizione Fifa, oscurando il Pelé 1958 contro il Galles di John Charles) e giocando la finale, non certo clandestina, con il Barcellona. Per tacere del Sudamericano Under 20 stradominato con il suo Brasile (il capocannoniere fu però l'uruguagio-palermitano Cavani) e di giocate televiste in tutto il mondo, supportate da un fisico che alla sua età pochi campioni hanno avuto già così strutturato: insomma, ragazzino solo per l'anagrafe e perfettamente inserito nella tendenza dei grandi club europei. In sintesi: il fenomeno di fama universale viene messo sul mercato, più o meno a caro prezzo (non è quasi mai questo il problema, a un certo livello di immagine l'ingaggio si paga da solo), solo quando è in parabola discendente o umanamente diventa ingestibile, quindi diventa logico strapagare e difendere anche mediaticamente i Pato piuttosto che i Gourcuff. Come sembrano lontani i discorsi di Berlusconi sul Milan dei giovani lombardi: il più giovane, fra quelli cresciuti nel vivaio, ha 39 anni...


di Stefano Olivari, su La Settimana Sportiva

1 commento:

TheSteve ha detto...

Durante la lunga e snervante attesa mediatica del transfer, del Papero si è letto che «ha lo scatto, la progressione e il senso del gol di Ronaldo, il dribbling di Careca, l’abilità nel gioco aereo di Jardel, anche la personalità di Romario e l’educazione di Kakà». Se metà di questo "normale marketing cialtrone" corrispondesse al vero, ci sarebbe da pensare che abbiamo indovinato il primo tassello per costruire il Milan del prossimo decennio... Prima di parlare di fenomeno, io aspetterei in ogni caso qualche partita in più di una e, magari, anche quel centinaio e passa di gol che il sacro Numero 7 (impostogli, provocatoriamente) impone.
Sull'ultima considerazione, come sempre arguta, del buon Olivari ho già espresso altrove il mio pensiero: il Progetto Milan di Berlusconi ha solo un luminoso ieri da celebrare, quindi godiamoci gli ultimi bagliori del giorno perché il domani è un enorme punto di domanda.