Non è facile interpretare Berlino da turisti. E' una megalopoli (889 Kmq - otto volte il territorio comunale di Parigi - cui, se ci paragoniamo, sembriamo Binasco; 3.400.000 abitanti, che tradotto significa una densità da Middlewest Usa) che è stata rasa pressoché interamente al suolo nell'ultimo biennio di guerra mondiale, che è stata separata dai vincitori ed ha sviluppato due modelli di sviluppo antitetici (capitalista e comunista), che nel 1963 è stata violentata con un muro chilometrico con cui i sovietici hanno separato uomini, case, vie, fiumi e canali per impedire bibliche fughe degli ostaggi della parte dell'est verso la libertà ed il benessere.
Poi nel 1989, per implosione del regime comunista, in una notte è stato abbattuto il muro, in pochi mesi la città e l'intera Germania sono stati riunificati.
Questi eventi hanno lasciato evidenti tracce nel tessuto urbano, certamente anche nell'animo dei berlinesi.
Il risultato è una città in continuo mutamento ed in evidente contraddizione. Quartieri avveniristici occupano gli spazi delle terre di nessuno, arate dai bombardamenti a cavaliere fra le due zone, immensi agglomerati di palazzi in stile sovietico abbruttiscono le periferie.
Ne esce un cocktail dal gusto strano ma affascinante, una città che promette di essere diversa fra dieci anni ma anche fra un anno o pochi mesi. Ce lo dicono le foreste di gru che fanno da skyline al paesaggio, sia nel centro storico che nelle periferie.
Si respira un'aria di vitalità e di spinta propulsiva che a noi, abituati ad una declinante civiltà, appaiono rivoluzionari pur senza quella violenta invadenza del modernismo americano.
Affascinano alcune connotazioni di questa grande capitale.
Il verde e le acque. Boschi, fiumi, canali sono la cornice della città. Sono ovunque. Nel centro, nelle periferie, collante fra le città satellite ed il Mitte.
Un'atmosfera affascinante fatta di silenzi, rispettosamente osservati dagli abitanti che hanno una evidente profonda cultura dell'ambiente. E' difficile spiegare il senso di pace appagata che si prova percorrendo in battello il perimetro della città antica o camminando fra un quartiere e l'altro su sentieri boscosi, accompagnati solo dai rumori dei volatili e dal fruscio delle ruote delle biciclette che sono ovunque, ordinate sulle centinaia di chilometri di piste ciclabili .
Per noi che veniamo dalla città degli scappamenti aperti, dei marciapiedi larghi un quarto di quelli berlinesi, della gente che urla, che butta di tutto per terra, sembra un sogno irreale.
Un'ultima annotazione.
I mezzi pubblici sono carissimi o meglio, costano il valore del servizio che offrono. Bus o metro o sopraelevata prezzano 2,10 euro. Gli uni e gli altri passano, puntualmente, ogni due-tre minuti, sono ovviamente confortevoli, non stracolmi di umanità, ospitano in appositi spazi biciclette, sono dotati di piastre semoventi per acconsentire il carico-scarico delle carrozzelle dei minorati.
L'autista fa anche il bigliettaio, senza che un Epifani locale parli di sfruttamento della classe lavoratrice.
Sette giorni in un altro mondo.
Se imparassero anche a fare da mangiare sarebbero un piccolo Eden!
11 giugno 2008
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2 commenti:
Mi sembra una descrizione che coglie in pieno il vero spirito di Berlino, un luogo molto diverso dalle restanti città tedesche, una città che io considero "aperta". La versione germanica del "Milan cont el coeur in mann" di 35-40 anni fa, ma che a differenza della nostra metropoli(na) non è stata snaturata dall'umanità varia e multiforme che la popola.
Mi permetto una piccola correzione: il muro l'hanno tirato su nel 1961.
E in realtà si mangia più che discretamente, basta immedesimarsi nella cultura continentale, un po' diversa dalla nostra. Certo, si mangia decisamente meglio a Stoccarda, Friburgo e Heidelberg.
Comunque non preoccupiamoci perchè l'Expò 2015 metterà a...posto Milano,almeno per gli immobiliaristi !
Giacomo
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