07 settembre 2009

Non è una guerra di religione

Merita una meditazione il trambusto suscitato dal caso Boffo. E non tanto la vicenda in sè, che ricorda le farsesche trame di un film anni '60 di Alberto Sordi titolato "Il moralista"(se si pone attenzione lo si può rivedere su Sky cinema Italia) quanto per la scientifica mistificazione politico-mediatica che si è montata intorno ad esso.
Non di libertà di religione si è trattato, che per fortuna è garantita da tutti gli ordinamenti statali dopo la notte bolscevica, ma di un formidabile scontro di poteri.
Negli ultimi tre mesi, la corazzata dei republicones ha suggerito una nuova strategia antiberlusconiana: guardare sotto le coperte cogliendo un lato debolissimo del premier, che ovviamente ha avuto scarsi elementi difensivi se non il sempre efficace dirottamento sull'aggressione politica. In questo gli ha dato una mano il goffo accodamento di una dirigenza Pd sempre più incapace di fare politica antagonista.
Questo equilibrio si è rotto quando al fronte radical-chic si è aggiunto il giornale dei Vescovi, che ha colto l'opportunità per rilasciare patentini di moralismo alla Franceschini.
Qui è scattata la reazione affidata alla sagace penna di Vittorio Feltri, tornato alla guida del Giornale proprio per ridare spessore al quotidiano referente di Berlusconi.
E da quel momento lo scontro si è delineato nella sua sostanza. Da una parte la Cei, formidabile bastione di potere politico-economico (l'8 per mille), la sinistra mediatica (cioè tutti i più importanti quotidiani borghesi), il solito Pd alla ricerca di sponde tattiche, e di là il potere berlusconiano. In mezzo il Vaticano a fare difese d'ufficio, ma anche ad approfittare di una ghiotta occasione per ridisegnare gli equilibri del potere curiale.
Niente religione, morale, scelte di campo, tutte cose da lasciare agli umori dei parroci sui pulpiti domenicali. Solo riposizionamento in previsione del post-berlusconismo che, nonostante la convinzione d'immortalità dell'interessato, è molto vicino ed abbastanza indecifrabile.
La sensazione che anche questa volta la politica sia stata preceduta dai disegni strategici dei poteri mediatico-ecclesiali e che se qualcuno ne è uscito meno peggio è ancora il Pdl, giusto perché può contare sulle sette vite del vecchio Berlusconi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il riposizionamento della Chiesa,mi pare,passa attraverso un conflitto felpato tra il Vaticano(Card.Bertone)e la Cei(Card.Bagnasco).-
Che poi i parroci si siano "buttati" troppo sul sociale schierandosi politicamente é un dato di fatto.-
Penso però che i loro fedeli non li abbiano seguiti massicciamente se più del 50% dei cattolici(fonte Corsera)nei sondaggi risulkta pro-Berlusconi.-
Purtroppo prevedo per il dopo Berlusconi uno sfarinamento del PDL che vderà,a mio modo di vedere,il prevalere di CL con conseguenti mal di pancia delle componenti laiche ed aennine.-
Che il PD arrivi ad approfittarne?
Giacomo