Tornando da un viaggio, specie in terre prima sconosciute, viene da chiedermi, in una galleria di paesaggi, monumenti, volti, ambienti, quali sia il flash che resterà impresso nella memoria, che sarà la sintesi di quell'esperienza, la chiave per riaprire le emozioni vissute.
Mi capitò in terra di Israele, dove dopo giorni passati a ricercare la spiritualità che là avrei voluto trovare e che mi si nascondeva ancora, in un tardo pomeriggio, in un Santo sepolcro finalmente vuoto di torme di fedeli, incontrai l'emozione assoluta, solo, inginocchiato sulla pietra sepolcrale. Lì era il senso del pellegrinaggio e la chiave di lettura della visita in Terra Santa. Quanto meno per me, in quei giorni della mia vita.
Oggi, di ritorno dallo Sri Lanka, mi pongo la stessa domanda.
In una decina di giorni ho visto paesaggi inusuali, una vegetazione lussureggiante, tutte le tonalità del verde, animali selvaggi, rettili, una moltitudine di cani a guardia della minaccia dei serpenti.
Poi le statue del Buddha nella roccia, disegnato nelle grotte, riprodotto in povere edicole infiorate lungo le strade.
Le piantagioni montane del the e la silenziosa fatica delle contadine che colgono le foglioline più giovani per la bevanda.
Le poche grandi città, eguali alle nostre nel degrado urbano, nei quartieri di lamiera delle periferie, nella sorda ottusità delle folle che le attraversano, nell'insistenza disperata delle torme di mendicanti che vedono nei turisti il mezzo per sopravvivere un'altra giornata.
Il lusso spropositato dei grand hotel, isole aliene in un panorama di miseria tangibile e disperante nella sua normalità.
La fede nei templi, dinnanzi agli alberi sacri, serena e silenziosa con i poveri ornamenti dei lumini e dei fiori di loto.
Eppure il ricordo dell'isola meravigliosa è il saluto della gente. Radioso, i profondi occhi neri sgranati, il sorriso aperto, l'ingenua disponibilità verso i diversi. Sorrisi e saluti ovunque. Dai bambini delle scuole, dai contadini al lavoro nei campi, dalle ragazze al passeggio, da un mondo che sa vivere una difficile e povera esistenza con la serena consapevolezza che la loro missione è stare in pace con la natura e con il prossimo, anche con il diverso quale noi siamo per loro.
Questo è l'inprinting dello Sri Lanka nella mia mente.
28 febbraio 2010
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4 commenti:
I viaggi,é vero,lasciano sempre qualche immagine e qualche sensazione che il tempo lascia inalterata.-
E se lo spirito si può arricchire credo che ne valga la pena.-
Giacomo
Tutto vero. Compresi i Tamil.
Ma viaggiare è necessario, sempre. Soddisfa l'Ulisse che è in ciascuno di noi alla ricerca, sempre anche se talvolta in modo consapevole, di quella sfuggente sirena che si chiama Cultura.
In amicizia
banzai43
sopra leggesi ... inconsapevole (ovviamente).
Scusassero lor signori.
banzai43
Banzai capita di scrivere inesattezze nei commenti. Per correggere c'è solo l'errata corrige?
A 40
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