17 aprile 2010

Barcellona non è Milano

Trasferta a Barcellona. Per vedere il miglior calcio in circolazione (se c'è una divinità del futbol, anche quest'anno la Champions dev'essere del Barça e non certo del manettaro) e per rivisitare una città che ha segnato epoche fondamentali della mia vita: primo viaggio all'estero a 19 anni, a diploma conseguito; viaggio di nozze, tappa intermedia verso Palma nel 1966; finale di Coppa Campioni con la Steaua il 24 Maggio 1989, il giorno in cui 80 mila milanisti arrivarono da ogni angolo d'Italia e dopo il trionfo invasero la città per tutta la notte, sbalordendo gli spagnoli che di queste ganassate sono i campioni del mondo. Quel club, allora magico, nel 1994 ad Atene diede la paga agli stessi blaugrana con identico 4 a 0: nottata sotto l'Acropoli, insieme ai miei cari e agli amici Benghi, Marubini e l'ineguagliabile Minoli. Bastano questi ricordi, insieme a tante altre chicche, per essere riconoscenti di essere stati milanisti lungo il percorso della vita.
Ed ora, a tramonto già iniziato, forse un'ultima visita.
Visitato con metodo il Barri Gotic, con la stupenda cattedrale, le Ramblas giù sino al mare ed al porto rammodernato con pontili avveniristici, e la mattina successiva il Paseig de Gracia con gli incredibili ma fascinosi palazzi modernisti di Gaudì e della sua scuola. Tappa finale alla Sagrada Famillia con la sorpresa, a me sgradita, di un completamento in corso e il timore che venga soffocata la folle poesia delle parti originariamente edificate sotto la guida del maestro.

Torno con la sensazione, già provata in altre capitali europee, che altrove si edifichino gli assetti urbanistici del futuro, si preservi il passato con amore e cultura, si abbia un rispetto profondo per la propria storia. Qui, nel paesone di Milano, si sia solo bravi a mandare in decadenza quel poco che l'incuria ed il disamore per la città hanno lasciato in piedi.
Barcellona, grazie alle Olimpiadi del 1992, ha ridisegnato il volto della città e del comprensorio con raziocinio e visione prospettica. Oggi la città è tappezzata di progetti che illustrano come sarà la Catalogna entro 150 anni. Scontiamo l'enfasi catalana, ma certamente Barcellona non dà l'impressione di fermarsi impotente ed annichilita da beghe di cortile e da politici mediocri.

Sbarco in un malinconico e semivuoto aereoporto di Malpensa.
Prendo l'espresso delle Nord. Avevano pubblicizzato che, grazie ad un costosissimo intervento in galleria, si sarebbe arrivati a Cadorna in 30 minuti. Solo per informazione, tanto non fa novità, il percorso si fa ancora in 40 minuti. Nel progettare opere costose ed ininfluenti, noi siamo sempre avanti 150 anni!

2 commenti:

banzai43 ha detto...

Come darti torto? Neppure ti fossi nemico! amico ti sono, invece.

Splendida Barcellona, solare, artistica e gaudiosa. Triste Milano, decadente e raffazzonista (a cominciare dal modo in cui, solo di questi tempi, si interviene sulle tante buche nelle strade, conseguenze dell'inverno nevoso).

Noi italiani e per quanto ci riguarda anche lombardi riusciamo a dimenticare i nostri eroi e, talvolta, trasformarli in reprobi.

In tante botteghe catalane,per contro, e non solo della sua scintillante capitale, nonché sui muri di villaggi anche piccoli, si possono leggere le parole, in catalano, dell'eroe Francesc Macià, queste:

"Aixi heu de voler Catalunya, Politicament, llure
Socialment, justa
Econòmicament, prospera, i Espiritualment, gloriosa"

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Qualche differenza la noto. A Te l'augurio di buon futuro.

banzai43

Nautilus ha detto...

Noi Italiani... La differenza principale con i nostri cugini, piaccia o non piaccia, è che a Barcellona si è prima di tutto Catalani e poi - forse (forse!) - anche Spagnoli. Qui da voi, invece, siete sempre e solo Italiani. Dirsi Padani suona quasi come una bestemmia e considerarsi Lombardi, lo si ammetta, sa di roba da vecchi. Qui da voi non ci sono le palle, e da gente senza palle non potranno mai nascere grandi nazioni.