21 gennaio 2008
La repubblica dei pirla
Oggi guardavo le fiancate della "Celeste", che è la nostra auto di servizio (quella che pernotta in strada) e il reticolo di sfregi da punteruolo, chiave, e altri oggetti contundenti sulle fiancate. Mi sono convinto che la massima americana di marketing "member get member" è profondamente vera. Trova un pirla che ti sfregia la macchina, ed il richiamo per la comunità dei pirla ad imitarlo è assicurato. In queste intraprese, l'Italiano è l'essere più consociativo del mondo. Basta guardare i muri, i vetri dei tram, i treni, le manifestazioni ed i cortei. In estrema sintesi, un paese di pirla!
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6 commenti:
Ne ho un'altra: è anche la repubblica degli applausi. Applausi ai funerali, applausi allo stadio durante il minuto di silenzio, applausi in aereo all'atterraggio... Facciamo un bell'applauso!
L'Italia non esiste e non è mai esistita. Quello che vediamo oggi scarabocchiato su muri, treni, tram, autobus e ponti o l'arrogante inciviltà di comportamenti che riscontriamo ogni giorno girando in auto per le nostre città (in particolare per el me Milàn) è il frutto di un mancato senso di appartenenza a una comunità. Una comunità non si può inventare dopo almeno 2000 anni di destini e vicende orgogliosamente distinti. Creare artificialmente un contenitore geografico (1861) per inseguire il trend europeo degli Stati-Nazione con quasi un secolo di ritardo è stato miope e folle. 2000 volte miope, 2000 volte folle se si considera che si è fatto tutto questo nella culla del Rinascimento. Che non è il Rinascimento italiano, come quasi tutti dicono, perché mezzo millennio fa, quando nascevano i Leonardo o i Galileo, l'Italia per fortuna ancora non era stata inventata. A nessuno dei miei padri, dei miei nonni e dei miei progenitori è mai stato chiesto di scegliere se restare Lombardo o divenire Italiano. Non ci hanno colonnizato, ci siamo fatti colonizzare, ma come un Estone o un LItuano non sono mai stati Russi, io non sarò mai Italiano.
Italiano, lombardo, padano, milanese, bovisasco, di piazza Nigra, del n. 27 di quella piazza, del piano 3 scala sinistra appartamento 11 del n. 27 di quella piazza.
Ecco, questa con una certa difficoltà, è la comunità nella quale mi riconosco.
Ma siamo tutti europei.
W la bandiera azzurra stellata.
banzai43
Quì finisce che risaliamo alle colpe di Garibaldi.-
Dimentichiamo,con un occhio alla Storia, che dei progressi e dei miglioramenti ci sono stati.-
Il federalismo di Cattaneo ripreso in salsa padana da Bossi non credo sia il rimedio migliore.-
Abbiamo infatti visto le storture e gli appesantimenti burocratici determinati dall'istituzione delle Regioni(già caldeggiata da Sturzo ma con reponsabilità precise sulla spesa).-
Sono gli stati nazione che, nell'era della globalizzazione,probabilmente non hanno un grande futuro.-
L'Europa come entità politica la vedrà - forse - la prossima generazione.-
L'incivilità comunque non si combatte con le architeetture politiche
ma - come diceva Gesualdo Bufalino -libri,libri e ancora libri.-
Già ma Internet e l'audiovisivo in genere allontanano dalla lettura e quindi dalla cultura;occorerebbe un ribilanciamento tra verosimile e reale solo che il paese,a mio modo di vedere,manca di una vera classe dirigente in tutti i campi;come ricrearla, questo il problema della comunità in cui viviamo .-
Giacomo
Il "W la bandiera azzurro stellata" è un esempio perfetto del senso di mancanza di una comunità in cui riconoscersi e peggio ancora della paura di mostrare un qualsivoglia appartenenza. Sono la paura e la vergogna di guardare alle proprie radici, magari per non offendere qualcuno, e questo è tremendamente triste. Certo che siamo tutti Europei (ma chi ineggia alla bandiera d'Europa considera Europa anche la Turchia?), nessuno lo nega (così come veniamo tutti dall'Africa, decine di migliaia di anni fa avevamo tutti la pelle nera) ma ci sono le giuste differenze che ci contraddistinguono, e le differenze sono sempre un valore. Se dico "preferisco le fragole alle ciliegie", sto esprimento la mia preferenza, la mia peculiarità, diverse da quelle di altri, ma non sto dicendo che se preferisco le fragole desidero l'eliminazione delle ciliege, c'è posto per entrambe, solo non obbligarmi a mangiare ciliege. La gestione italiana delle nostre terre a cosa ha portato? Dove sono i vantaggi? Quanti soldi abbiamo dato all'Italia e sono invece andati persi senza portare sviluppo? Per quanto ha ricevuto da noi, l'Italia dovrebbe vivere in condizioni socioeconomiche pari a quelle della Norvegia (e noi molto al di sopra), ma vi sembra che le cose stiano così? È come vivere con qualcuno illegalmente, costantemente, attaccato al nostro contatore dell'elettricità; puoi aiutare qualcuno per un po', per superare un momento di difficoltà, un emergenza, ma se le emergenze sono tali dopo 60 anni forse qualcosa, qualcosina, è andato storto. E a me non va.
Mi rendo conto che l'ironia non è per tutti e mi scuso.
L'Italia esiste, eccome, non da molto, ma esiste. Con pochi anni alle spalle, rispetto a Francia e Spagna, ma esiste.
Certo che ho senso d'appartenenza. Certo che sono Italiano (dalle Alpi all'estremo sud, della acque territoriali nostre).
E, tutto sommato, alla data, mi riconosco anche in una classe politica che dovremmo cestinare tutta (magari senza pensione: sai che risparmio?).
Il mio guardare all'Europa (inneggiare ad essa era ironia) nasce dal fatto che, a mio giudizio, gran parte delle cose buone fatte in Italia (non molte, forse, ma fatte) nascono da obblighi derivanti dalla nostra adesione all'Europa.
Quanto al resto, ecco una mia precisa dichiarazione: Fornitemi un progetto per far crescere il Paese ed io vi aderirò.
Cercate qualcuno col quale provare a stendere un Piano di risorgimento nazionale? Eccomi.
Serve altro? E non credo all'esame del sangue; certamente definisce il Tipo (il mio 0 Rh+) ma non fornisce la nazionalità, il marchio DOC, in altri termini.
Con rammarico e senza livore. Solo per precisare.
banzai43
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