31 luglio 2011

Storie di speculazione ribassista nel mercato globale

Seguo lo schema cronologico di Panorama del 20.7.2011.
1) Il 22.4.2011 l'agenzia di rating Moody's abbassa il voto della Grecia.
2) Il gestore di un fondo hedge stabilisce che la crisi greca può indebolire anche i titoli italiani..
3) In maggio il gestore inizia a vendere allo scoperto i titoli di stato italiani (quotati per ipotesi, 98 euro) con l'impegno a consegnarli fra tre mesi.
4) Afondi si accodano ed iniziano a vendere titoli italiani.
5) Il 17 giugno l'agenzia di rating annuncia che potrebbe tagliare il rating sui titoli italiani: il loro prezzo inizia a scendere.
6) I titoli di stato su cui ha scommesso il gestore scendono a 95. Il gestore li compra a 95 e li rivende a 98 con un guadagno di 3 euro per titolo.

Non è un caso di scuola, è quanto avvenuto in primavera ed i protagonisti hanno nome e cognome. Moody's non è una sigla inventata ma è una delle tre società che nel mondo dà i voti a tutti: imprese e debiti sovrani . Ogni tanto, poiché è congenitamente afflitta da uno spaventoso conflitto di interessi, prende qualche abbaglio (vedi subprime) o fa silenziose azioni di comparaggio per il mondo della grande finanza in cui affonda le sue radici.
La speculazione ribassista non l'hanno però inventata loro, con il supporto di sofisticatissimi software ed hardware potentissimi. La meccanica operativa è antica come il mondo ed in Italia Ravelli, con fiuto ed esperienza, era il ribassista principe della modesta ed asfittica Borsa di Milano.
Cosa c'è ora di diverso? L'economia globalizzata per le sue interdipendenze consente di ripetere il copione all'infinito senza tregua.
Il potere di analisi e decisione è passato dall'uomo ai sistemi informatici. Si possono governare grandi masse di eventi ma l'automatismo dei provvedimenti cosiddetti stop-loss rende disastrosi i cosiddetti effetti collaterali, trasformando dei fenomeni per definizione ciclici in crisi
planetarie e permanenti.
I governi del mondo assistono inerti a questo diabolico marchingegno che rende ricchi solo i cento padroni del mondo, siano essi non più solo i grandi finanzieri americani ma anche gli sceicchi arabi o gli oligarchi russi e cinesi. La politica gioca di rimessa rammendando la tela dell'economia reale sempre più logora ed attaccabile. Certo vi sono grandi errori sullo sfondo, il primo definitivo dei quali è stato pensare di potere assicurare un relativo benessere all'occidente con lavoro decrescente e sfruttamento inalterato del sud del mondo. Anche questa una strategia speculativa che prima dell'economia la storia ha sconfitto.
Ha un senso tutto ciò? O è semplicemente un'accelerazione della corsa che porterà l'umanità all'autodistruzione?

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Al mitico Ravelli voglio associare Palermo il fuochista(Credito Italiano)ovviamente rialzista;altri tempi in cui il controllo dei flussi finaziaria era ferreo.-
In proposito mi sembra opportuna "l'inconciliabile trinità"(Robert Gilpin Le insidie del capitalsmo globale)rappresentata da : cambi fissi,politiche macro economiche nazionali indipendenti,mobilità dei capitali.-
L'euro(cambio fisso)rappresenta economiche assimetriche oltre che difformità sociali e culturali;L'indipendenza macro economica esaspera tale situazione;la mobilità dei capitali(incluso effetto leva finanziaria e assenza di regolamentazione globale dei mercati)acutizza ed amplifica i fenomeni speculativi.-
Aggiungiamo una considerazione poltico_economica : divergenze di fondo tra Stati Uniti(prenditori del risparmio mondiale)ed Europa.-
Rimane perciò impossibile,a mio giudizio,una via nazionale di soluzione.-
E' normale che Apple con la liquidità disponibile attualmente potrebnbe comprare la Borsa Italiana?
Giacomo

http://pillandia.blogspot.com ha detto...

Sfortunatamente per noi, il sistema è troppo consolidato per essere scardinato. Il potere economico occulto resta e resterà ancora per un po' in mano agli statunitensi. In Europa abbiamo avuto la splendida idea dell'Euro (primo e finora unico caso nella storia di stati sovrani che cambiano la moneta non a conseguenza di una guerra), ma il petrolio, la finanza, i cardini dell'informatica e della comunicazione e tutte le strategie fanno capo oltreoceano, dove hanno inventato anche le agenzie di rating pronte a demoralizzare chiunque si trovi al di fuori della repubblica stellata.
Ci vuole un 50% di speranza (che qualcosa cambi, per esempio con la scalata di Cina ed India) ed un 50% di rassegnazione. Se fossimo troppo speranzosi diverremmo degli stupidi illusi; se fossimo troppo rassegnati è come se fossimo morti prima del tempo.