12 ottobre 2006

Alitalia requiescat in pacem

I quotidiani di questi giorni danno ampio spazio all'agonia di Alitalia dopo le intemerate del presidente della società Cimoli (più voliamo, più perdiamo) e del primo ministro Prodi, che ha baldanzosamente proclamato: datemi tre mesi e risolvo tutto.
Al primo viene da chiedere dove ha buttato i miliardi della ricapitalizzazione di due anni fa, che avrebbero dovuto fare uscire Alitalia dalla crisi; il secondo va solo interpretato.
Entro tre mesi nominerà un amico commissario straordinario (ma non andrebbe bene l'avv. Rossi?) e organizzerà una baracconata con Bruxelles per buttare un po' di miliardi nella più infernale fornace mangiasoldi del dopoguerra.
Chiudere? E' un verbo che tutta la nostra classe politica non conosce né sa coniugare.
Eppure le ragioni per portare i libri in tribunale sono così evidenti che anche un Prodi qualsiasi dovrebbe intenderle.
Alitalia è un'azienda morta nel sentito dell'utenza nazionale ed internazionale.
Chi ha avuto la sventura di usare la nostra flotta, cioè quasi tutti, ha toccato con mano cosa significhi insoddisfazione del cliente. Non è solo un problema di management, mezzi confortevoli, capitali per competere. Per Alitalia, il cliente a terra ed in volo è una cosa fastidiosa da trattare nel peggiore dei modi, con toni villani o infastiditi.
Soprattutto per questo Alitalia è finita, e con maggiore evidenza da quando le low-cost hanno percorso le rotte nazionali ed europee per meno della metà della metà del biglietto.
La risposta aziendale alla competizione è stata in questo ultimo decennio scioperi selvaggi, dichiarati, di settore, di terra e di fusoliera, occupazione degli aeroporti, degli hangar, dei pulman passeggeri.
Ultima ma doverosa considerazione.
Alitalia, con Banca Popolare di Milano, è l'unica azienda italiana dove governano, di fatto, i sindacati. Ma mentre in quella banca lo sforzo di coniugare competività e cogestione è in continuo divenire, qui questo potere si è tradotto in inaccettabili privilegi che hanno condotto allo sfascio di questi anni.
Mentre le altre flotte riducevano il personale di volo, in Alitalia, tutt'ora, assistiamo allo scandalo dell'equipaggio dei voli di Malpensa che parte da Roma il giorno prima, pernotta in albergo, lavoricchia e, riatterrato, ritorna a Roma.
La nuova frontiera della mobilità!
E allora i libri di questa azienda defunta e non più sopportabile portiamoli finalmente in Tribunale.
Il sistema paese non perderà né servizi né prestigio e continuerà a volare spendendo un po' meno.

PS: Aspettiamo con ansia la fine del viaggio terreno di Trenitalia, Poste Italiane ed altri baracconi regionali, provinciali e comunali. Dopo vedrete che le tasse si potranno ridurre senza guerre ideologiche.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Abbi fede ci penserà il piano di Rutelli a rilanciare Alitalia mentre Moretti(nuvo astro nascente di Trenitalia,ex sindacalista CGIL)risanerà le ferrovie.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

Concordo sulla valutazione della gestione di Alitalia, Ferrovie e simili.
Mi chiedo però qual è la soluzione migliore: privatizzare?
Qui è necessario distinguere: ci sono settori economici che per loro natura si prestano poco ad essere privatizzati, perchè non sono, se non con forzature, "concorrenziabili": penso alle infrastrutture di un paese, come telecomunicazioni, autostrade, ferrovie ed energia.
Le reti dovrebbero rimanere in mano pubblica, poichè il mitico "privato" - soprattutto in Italia! - non ha né i soldi, né gli incentivi per effettuare gli investimenti necessari al loro mantenimento e sviluppo, che spero tutti consideriamo essenziale per un paese degno di questo nome. Il vero incentivo sono i profitti facili, fatti alle spalle di tutti noi.
L'esempio di Autostrade e Telecom è, al proposito, di scuola: premesso che tali privatizzazioni sono state eseguite con i piedi, tanto da far pensare alla malafede, e che la gestione "privata" si è appropriata di un bene costruito con i soldi di tutti a prezzi ridicoli, malagestione e profitti monopolistici hanno portato ad un peggioramento notevole dei servizi erogati, con prezzi in crescita costante.
La soluzione è il pubblico?
Mica detto, anzi in Italia il pubblico è (giustamente) sinonimo di spreco di soldi, per manager incompetenti peraltro sempre in voga, di buco nero che inghiotte fondi senza fine e senza fini per far contenti sindacati voraci.
E' un sogno una gestione del pubblico efficiente ed efficace, come avviene in altri paesi europei?
Non credo, ma ci vorrebbe una volontà bipartigiana, ben lungi dall'avverarsi in questo paese, dove tutti ci marciano.
Altri settori non richiedono invece una proprietà pubblica, i privati fanno meglio quel dato mestiere. E qui penso anche ad Alitalia. Ma a che condizioni?
Poi possiamo anche decidere di chiudere Alitalia, le Poste, e l'AEM, e quant'altro. Ma non sorprendiamoci se non ci fanno volare a Sidney o se non consegnano la raccomandata all'Elba a prezzi ragionevoli...

Cordialmente,
Marco

p.s. per abbassare le tasse senza guerre ideologiche sarebbe prima necessario che tutti le pagassero...