26 ottobre 2007

El nost Milan: Baia del Re

Nasci alla Baia del Re, e nemmeno sai che significa... Quante volte ho sentito ripetermi questa frase? Nemmeno una, quasi nessuno sa che il quadrato compreso tra le vie Montegani, Palmieri, Barrili e Neera e Naviglio Pavese si chiama così, tranne qualche simpatico vecchietto o vecchietta, che forse avrebbe anche fatto carte false per andarsene, di tanto in tanto, ma dove poi non si sa, e quindi è meglio rimanere qui, che mi sono affezionato.
Ci nasci, e basta. E non ti fai nemmeno tante menate pseudo sociologiche sulla zona degradata, sulla delinquenza che domina incontrastata, sulla povertà e sull'emarginazione. E' la tua zona, sono i tuoi amici, la tua scuola materna e elementare, ma la scuola media e quella superiore non è che siano tanto distanti, questione di metri.
E' il tuo oratorio, dove giochi a pallone tutte le volte che puoi, con tutti quelli che passano di lì: partite memorabili, anche due contro due. Partite che hanno creato legami che durano, anche se non frequenti più. Pomeriggi interi a giocare a calcio balilla, bevendo le spume nere della signora T, primo ed unico esempio di autorità costituita e riconosciuta alla Baia del Re.
Sono molti dei tuoi amici, che magari rivedi dopo vent'anni e ti rimetti a parlare con loro come se avessi smesso il pomeriggio precedente: Giacobbe, diventato pugile, orgoglio della zona e non solo, per sua fortuna; Max, icona della Fossa dei Leoni, portiere imbattibile cresciuto a pane e Milan, solo un po' miope; Moreno, il sosia del conte Oliver del gruppo TNT, però migliore dell'originale negli affari; Fabrizio e quelli come lui, accasati ma ricchi di vita e di cose da raccontare.
Ci nasci, e magari ci fai il rilevatore per il censimento, perché nessuno ha il coraggio di andare in quelle case, in quei cortili. Ci vai, e non che tu sia coraggioso o incosciente. Ci vai e basta. E vedi cose indegne di un paese civile, muri ammuffiti e vecchiette barricate in casa per paura di tutto, ma anche malavitosi che si sono creati una reggia abusiva che sembra di stare in un altro mondo. Ci vai e vedi egiziani ingegneri, avvocati e fisici che sono qui a fare i sottocuochi perché si guadagna di più così e mandiamo a casa la metà dei soldi e a casa ci torneremo presto, perché qui ti trattano di merda.
Ci nasci e vadi dal balcone retate della polizia degne di un film americano, elicotteri che sorvolano la zona, strade bloccate da mezzi blindati, uomini col passamontagna che entrano dalle finestre delle case.
Ci nasci e ci vivi in strada, quando sei piccolo, in bici magari, col rischio che se sbagli strada, o ora, la bici vola via. Ma si sa, adesso è molto più pericoloso, una volta invece sì che si viveva bene.
Ci nasci e magari temi gli immigrati, ma all'epoca erano della "bassa Italia", mentre adesso sono nordafricani, cinesi, cingalesi, russi.
Ci nasci e ci fai la guerra partigiana, combatti per la libertà, e magari ci muori.
Ci nasci e la convivenza è sempre difficile, ma non te ne vai. Non puoi. Non riesci. Adesso poi che il quartiere è stato ristrutturato... O no?
Dedicato alla Baia del Re, nome attribuito alle case popolari costruite nella periferia sud di Milano in onore al comandante Umberto Nobile, che alla guida del dirigibile Italia raggiunse il polo nord con una sfortunata spedizione nel 1928, partendo proprio da qua.


di Marco Accorsi

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ho quasi un fremito leggere in un bellissimo articolo intriso di orgoglio paesano e malinconia del tempo che scorre(come peraltro l'altrettanto bello e commovente contributo sulla Barona)le parole Baia del Re. Mi riportano indietro di cinquant'anni, a domeniche di primavera quando, quasi una gita fuori porta, mia madre mi portava a trovare lo zio Gianni in Via Neera alla Baia del Re.Abitava in una casa popolare allora solo meno fatiscente di come la ritrovo ora. Arrivavamo da Porta Vittoria con le circolare in Tibaldi e poi, per non spendere un altro biglietto, "due passi a piedi" sino alla Chiesa Rossa. Allora tutto eguale ad oggi salvo che al posto degli islamici e dei meridionali si sentiva parlare un meneghino un po "da fuori".
Mi ricordo d'avere chiesto più volte perchè Baia del Re e mia madre, ma credo che le facesse velo la sua rocciosa fede monarchica, mi rispondeva che lì era venuto un qualche Savoia a porre le prime pietre.
Era un quartiere operaio, chiassoso e non cupo come ora, più campagna che città. Dopo pranzo lo zio Gianni, operaio alla Stipel,in un italiano strampalato mi illustrava l'imponenza della Chiesa Rossa e mi accompagnava in Piazza Abbiategrasso, dove girava il tram fra arbusti ed orti e campi di calcio affollati di calciofili come ora non ce ne sono più, senza magliette griffate ma in cannottiera, calzoncini di ripiego e scarpe da tennis di ordinanza. Seguendo un sentierino, che oggi forse è il Viale dei Missaglia, si andava per orti sino alle cascine che la modernità ha abbattuto trent'anni fa.
Questa era la Baia del re che visitavo due volte all'anno sino a quando lo zio morì e sua moglie fu emigrata a Rozzano presso un figlio sposato, terra certamente troppo ostile per lei che parlava solo in dialetto milanese ad una velocità supersonica.
danielone

Anonimo ha detto...

Ciao Danielone,

ancora una buona scelta l'articolo riprodotto.
Ad un milanese come me ha prodotto una forte contrazione al cuore e, forse perché con l'età mi sto rincitrullendo, un certo velo agli occhi.
Parole su un pezzo di periferia che non c'è più, così come per altre parti di Milano svanite e prossime a morire anche nei ricordi di chi, come me, non potrà vivere in eterno.
Grazie per la malinconia regalatami.
banzai43

Anonimo ha detto...

Credo che la malinconia per il tempo passato sia un fattore comune e ciascuno ha i propri luoghi della memoria e della nostalgia.-
L'orgoglio paesano ,per me figlio del sud profondo,unito ad un velo di tristezza per quel che fu e non è più, a volte può addolcire un presente che si vorrebbe rimuovere.-
Approfitto dello spazio per segnalarvi di Edmondo Berselli Adulti con riserva edito da Mondadori(prezzo 16,50).-
Alcuni stralci della recesione che ho letto sul Giornale di oggi.-
"Sarcofago ideologico".-
Arriva alla fine della sua cavalcata la definizione del Sessantotto che,da sola,vale il prezzo del biglietto.Un evento estraneo,una lapide grigia,lo strapotere del collettivo sull'individuo che ha asfaltato il "decennio breve" della felicità,dell'euforia,dell'ottimismo.I Sessanta della rinascita industriale e del centrosinistra,della Vespa e delle maggiorate,di "un tempo di una partita di serie A"la domenica sera,dei Beatles e dei Rolling Stones.della "600" e di Omar Sivori sono stati l'età dei colori,con
le minigonne sbarazzine-più impertinenza che eros-i golf attillati rubati al guardaroba di MarilYn,il twist e le mille bolle blu di Mina,i Nomadi e l'Equipe 84.In una parola,il vento del beat.-
Su tutto si è abbassata la cappa della rivoluzione,pretesa obbligata,selettiva,quando la liberazione dall'Italia occhiuta dei collegi e del non commettere atti impuri era già ampiamente avviata.-
"I comunisti", scrive senza mediazioni,"si erano sentiti scavalcati dall'eccittazione,caotica ma genuinamente libertaria e individualistica,degli anni Sessanta e il Sessantotto fornì loro l'ooportunità di recuperare la sintonia con la realtà in movimento".
Mi rendo conto(come scrive l'articolista)che trattasi di macigno ma ve lo propongo con vero piacere.-
Giacomo

Il Geco ha detto...

La Baia del Re è indissolubilmente legata alla mia giovinezza. Prima gli anni del Liceo, poi le bevute colossali in via Neera: in quella vecchia Pizzeria fatiscente che, a dispetto dell'insegna e in onore alla zona, chiamavamo Bahìa (con l'acca a dare un tocco di esotismo), avevamo vino, birra e focacce a prezzi giusti per noi universitari e un angolo tranquillo per discutere i nostri sogni.... Che ricordi!

Anonimo ha detto...

Vi ricordate i due cartolai, il Romano (in via Montegani, vicino al mercato rionale) e il Cesare (in via Palmieri) che vendeva anche scherzi di carnevale e petardi?