27 gennaio 2009

Vivace contrattacco

Le Forze Oscure della Correttezza Ideologica in Agguato devono essersi date convegno di questi tempi, e fischia un forte vento di restaurazione. Andiamo a vele spiegate verso l'introduzione dell'eutanasia in Italia, una sentenza dopo l'altra, e in nome della libertà individuale per la morte che presto sarà certificata da un lugubre testamento. La pillola Ru486 farà calare il sipario su ogni possibile tentativo di combattere l'aborto e difendere la vita prenatale salvando l'autonomia e la salute delle donne. L'islam europeo militante si è affacciato sui sagrati del Duomo di Milano e della Cattedrale di San Petronio di Bologna con tutta la forza della sua nozione dura, combattente, della fede coranica, e con tutto il prestigio derivante da una mancata, visibile risposta. Vivace si muove l'attacco verso un Papa che ha sfidato il monopolio dei razionalisti sulla ragione e dei fideisti sulla fede. Poggiando su potenti gaffe curiali, e sull'evidente incompetenza di chi consiglia il Papa in affari decisivi come il rapporto con gli ebrei, il ritratto di Benedetto XVI viene ridipinto a tinte fosche nel palcoscenico mondiale. L'obiettivo è distruggere la connessione tra ellenismo, giudaismo e cristianesimo ristabilita con sottigliezza teologica e pastorale dal successore di Giovanni Paolo II. E infrangere la sua pretesa di definire un nuovo illuminismo cristiano basato sulla convivenza concorde di ragione e fede. Dalla bioetica alla convivenza multiculturale, dal dialogo con gli ebrei, che dopo il Concilio Vaticano II è fondativo della fede cristiana, alla riflessione sui temini nuovi della laicità, su tutto l'orizzonte infuria la libecciata progressista.

Editoriale de Il Foglio, del 27 gennaio 2009

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Motivazioni ampiamente condivisibili ed in questo caso si tratta di posizione laiche e non laiciste.-
La convivenza tra fede e ragione é inevitabile ed imprescindibile.-
La scienza(o meglio gli scientisti)nel suo delirio di onnipotenza di fronte a tante questioni é impotente e balbettante.-
Il razionalismo e quindi la ragione non é in grado di dare una spiegazione di tutto e su tutto.
Credo che si debba marcare la differenza tra responsabilità ed arbitrio.-
Il nichilismo come fondamento della convivenza sociale non può che portare al delirio di onnipotenza ed all'imbarbarimento e radicalizzazione.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

È quasi pleonastico dire che, per quel che può contare il mio parere, non mi trovo d'accordo né con l'articolo riportato da Danielone né con il commento di Giacomo.
La convivenza tra fede e ragione è non solo evitabile ma anche e soprattutto non auspicabile. La fede trova alimento nell'ignoranza, la ragione è al contrario conoscenza. La scienza, se si esclude l'infausta parentesi positivista che ha fatto seguito alla rivoluzione industriale, non ha affatto pretese di onnipotenza; al contrario cerca di fornire spiegazioni, e spesso ci riesce (e anche molto bene). La scienza, ce lo hanno insegnato a scuola i buoni maestri, si fonda sul dubbio, non sulle certezze: ogni teoria, per definizione, è "a termine" e sta in piedi sino a che una nuova teoria, migliore della precedente, la sostituirà fornendo una più accurata spiegazione della realtà; sono invece le religioni che vantano assurde pretese di eternità. Spiace vedere che ci siano, proprio nei tempi moderni, così tanti luoghi comuni errati sulla scienza, la sua natura e le sue finalità; la scienza non ha confini razziali o culturali, questo vorrà pur dire qualcosa.
L'Islam che vedo io somiglia tanto al passato del Cristianesimo, questi sì fondati su idee radicali e molto discutibili.
Sperare nel tramonto di ogni religione non significa affermare il libero arbitrio o la mancanza di valori o il cosidetto relativismo; significa solo togliere di mezzo concezioni del mondo prossime a favole per adulti.

Nautilus

banzai43 ha detto...

Buonasera ai partecipanti.
A mio giudizio il radicalismo è generato da ignoranti certezze. La religione, quale che essa sia, m'appare come una rispettabile, privata, convinzione da professarsi liberamente vigilando che non si dia luogo ad alcuna prevaricazione o provocazione o pressione. Alla bisogna vorrei leggi con sanzioni certe ed immediate.
Una religione di Stato, a mio giudizio, è un "non senso".
Concordo con Nautilus circa la scienza, fondata sul tentativo di eliminare un dubbio e poi un altro ed un altro ancora. Senza certezze.
Quante certezze, invece, in ciascuna delle diverse fedi.
Non far del male agli altri, aiutarsi a vicenda, porgere il braccio a chi sta per cadere. Si vivesse così sarebbero utili le religioni e le loro ricchezze? Mah!
A Voi tutti, buon futuro.

banzai43 (verso il ritorno)

Anonimo ha detto...

Bentornato Bazai,colgo l'occasione per qualche precisazione.-
L'individuo é sicuramebnte dotato di razionalità ma anche di irrazionalità,la coscienza ci contraddistingue tutti ma lo studio della psiche ha stabilito che ci sono anche il subcnscio e l'inconscio.-
Credo nasca da queste semplici considerazioni l'avvento delle religioni che nell'antichità avevano come sostituto i miti.-
Ora se l'uomo della Storia ha sempre avuto bisogno di qualche forma di trascendenza,ritengo che la ragione spinga poi versdo qualche forma di fede.-
In occidente viviamo in una società secolarizzata ed in Italia,mi pare,non c'è la religione di Stato.-
Dobbiamo force rifarci a Marx e considerare la religione oppio dei popoli?
Francamente altri tempi.-
Sulla scienza : nessuno ne disconosce i meriti ma forse la libertà di professare o meno una religione ne ha consentito lo sviluppo.-
Ribadisco : libertà di scelta ma nella società presente per superare un preoccupante "appiattimento temporale" rinengo opportuna la convivenza di fede e ragione.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

Trovo molto interessante come questa discussione abbia introdotto il concetto di religione privata (in qualche modo più vicina al Buddismo e al Taoismo). In questo sono d'accordo con l'opinione di Banzai: credo che ognuno di noi, a seguito dell'evoluzione antropologica che ha ci ha portato a sviluppare la coscienza (e dunque la consapevolezza di noi come distinti dagli altri), possegga una cosa che possiamo definire senso religioso o senso della religiosità. Fin qui tutto bene. Nello stadio evolutivo in cui ci troviamo oggi ognuno di noi, anche il razionalista più incallito, non può fare a meno di questo senso di religiosità, mutazione (come ricordato da Giacomo) della precedente fase mitica. I problemi nascono invece quando si passa dal personale all'universale, o meglio (o peggio) dal personale all'istituzionale. La soppressione dei singoli (positivi) sensi di religiosità di ciascuno di noi a favore di una concezione unica che ci sovrasta è, a mio modo di vedere, il lato negativo della cosa: l'annullamento delle singole religiosità ha come sottoprodotto (negativo) la religione.
Concordo con Banzai anche sul nonsenso di una religione di Stato. E purtroppo la cosiddetta Italia riconosce una religione di Stato, a differenza, per esempio, della Francia che proprio nella sua costituzione decide di non riconoscerne alcuna.
Leggendo queste discussioni percepisco persone a me molto simili anche se con idee apparentemente molto diverse. A volte penso che esprimiamo cose quasi identiche in modi che sembrano correre su binari paralleli. Altre volte penso che a dividerci sono alcuni equivoci.
Parlare fa bene. Ricordo una vecchia pubblicità dell'azienda di telefonia per cui lavoro (quando ancora aveva radici qui in Padania, prima della sua trasformazione in multinazionale britannica): "parlando si aggiusta quasi tutto". In questo caso penso non ci sia nemmeno nulla da aggiustare.

Nautilus