18 luglio 2010

Tremonti, il software del governo

È utile leggere sul sito di Repubblica (no soldi a quelli di Largo Fochetti) l'intervista al ministro Giulio Tremonti.
Utile ed importante per chi è convinto che la nervatura del crepuscolare governo Berlusconi sia saldamente nelle mani e nella mente del ganzo Giulio.
Due i messaggi forti che vengono lanciati alla starnazzante opposizione dei media e dei dipietrini-bersaniani.
La barra della politica governativa è dritta verso l'Europa ed il federalismo. Nella Comunità la credibilità di Tremonti è fortissima e la sua politica economica è un modello imitato ed apprezzato.
Il dibattito urlato dal Pd, ma anche da settori del Pdl, contro la manovra è stato francamente di una pochezza desolante: la controricetta che per pudore non è stata declarata è un massiccio aumento delle tasse, secondo una logica vischiana che ha già massacrato il paese e la credibilità stessa della sinistra. Nessun disegno strategico alternativo ma solo il rifiuto di accettare che la ricreazione è finita. Molto poco per candidarsi alla guida del paese in fantomatici governi delle larghe intese e dei mandanti noti.
Il secondo messaggio-cardine è il federalismo. Dice Tremonti, lì il paese si gioca tutto: la democrazia economica, la modernizzazione dello stato, la prospettiva strategica.
È obbligatorio credergli e sostenerlo. L'alternativa è il ritorno alle disastrose logiche dei potentati romani, agli apparati della spesa e del malaffare, alla politica cialtrona.
Tremonti non sfugge al giudizio sul rigurgito di corruzione che ha coinvolto il governo ed appassionato la compagnia dello sterco nel ventilatore (Corsera e Repubblica).
Il giudizio morale non è equivoco e di netto distacco ma l'analisi è di largo respiro: la corruzione è un fenomeno nazionale e regionale, veicolato dal fiume di soldi senza controllo d'uso che passa per le pipelines della sanità.
La ricetta non è un governo contro la volontà del popolo elettore ma una politica finanziaria del rigore che costringa il governo locale ad assumersi precise responsabilità verso i propri governati(al riguardo sarebbe di sollievo sapere che fine hanno fatto i 18 miliardi erogati dall'agonizzante governo Prodi nel 2006 a favore delle cinque regioni più indebitate per sanità, ora fra quelle che fanno più rumore contro le nuove regole).
Non sfugge infine Tremonti ad una nota di pessimismo sulle norme antintercettazioni. Legge bavaglino la chiama, cogliendo nel giusto. Grande dispendio di parole e di autoesaltazioni, probabile modesta efficacia.
Berlusconi si è fatto mettere in un angolo ed ha perso di vista, come ormai spesso gli capita, l'obiettivo.
Vuoi preservare dallo sputtanamento la vita privata di indifesi cittadini?
Bastava un articolo. Chi promuove intercettazioni è responsabile della loro secretezza sino al deposito degli atti.
Fuga di notizie? Immediato trasferimento ad altro incarico e provvedimento disciplinare di espulsione dalla magistratura.

1 commento:

banzai43 ha detto...

Ciao Danielone,
con tutto 'sto casino capisco l'interesse per le curiosità della Fede.

Dal fresco dell'Appenino, in amicizia.
banzai43