Chissà, il freddo di Kiev o la pazzia dell’Inter: al secondo gol dei nerazzurri, l’immaginifico Fabio Caressa ha sciolto un dubbio che ci attanagliava: «Pensavo che c’avesse messo un vetro davanti alla porta». Non è chiaro chi fosse il vetrinista ma l’immagine è abbastanza eloquente. Il secondo tempo di Dinamo-Inter ha visto l’ingresso in campo del dodicesimo giocatore, nelle vesti di Caressa Fabio.
Ha urlato con tutto il fiato che aveva in gola, ha via via sostituito l’allenatore nel dettare i cambi, l’arbitro nell’assegnare i falli, i giocatori nel tirare in porta, i tifosi nell’incitare la squadra. Forse troppe parti in commedia per il ruolo di telecronista. Siamo stati i primi a sottolineare come le telecronache Sky avessero fatto fare un salto importante a questa singolare pratica retorica (altrove sono ancora alla tv in bianco e nero). Siamo stati i primi a tessere l’elogio di Caressa e di una formidabile squadra di «voci tecniche» (Bergomi, Marcheggiani, Di Gennaro su tutti). Ma l’impressione attuale è che a capo della redazione sportiva non ci sia più una persona in grado di indirizzare la crescita dei telecronisti, frenarne la deriva narcisistica.
La sera prima Maurizio Compagnoni non ha smesso un solo attimo di gridare ed enfatizzare anche la più scontata azione del Milan. E non parliamo della rubrica sui gol internazionali che conducono Caressa e Stefano De Grandis: sembrano due guitti da avanspettacolo. E che dire di Alessandro Bonan che ormai è una recita continua? L’impressione è che il giocattolo rischi di rompersi, che ognuno pensi soltanto a costruire il proprio personaggio (gli incipit paraletterari, i tormentoni, le frasi fatte...) e non si curi più del proprio ruolo e degli aspetti tecnici dell’evento. P.S. Ma se poi in Rai ci sono Bartoletti e Zazzeroni, Sky tutta la vita.
di Aldo Grasso, su Corrieredellasera.it
Se persino il vate dei radical-chic in materia televisiva alza la penna e lancia l'allarme sulla deriva di Sky, significa che anche i "migliori" cominciano a vergognarsi.
Per noi il vaso è colmo da tempo ed i vaffa ai commenti demenziali dei cronisti Sky si sprecano. Il marketing di prodotto più squallido e becero, i gorgoglii della voce, i "pazzesco" sprecati cretinamente, l'interismo bovino, fanno rimpiangere - caro vate Grasso - le domestiche, noiose, ma oneste telecronache Rai dei Pizzul e degli Ameri.
Sky, tribunale di Milano permettendo, ha il pallino delle dirette di serie A, ma un rimedio italico si trova sempre.
Consiglio il canale audio "altro" (schiacciare la "i" sul telecomando). Ne risulta un'atmosfera un po' rarefatta ma vengono eliminati i disturbi degli idioti.
Ps: l'unico che si salva è il vecchio, un po' svanito, Josè Altafini.
06 novembre 2009
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1 commento:
La deriva Sky del telecronismo è solo l'ultimo stadio evolutivo del c.d. prodotto-calcio teorizzato in tempi non sospetti dal Pierpirla. All'epoca non avevamo ben afferrato la portata innovativa del concetto di marketing. Oggi trovo perfettamente coerente che alla mandria bovina dei telespettatori allevati a latrati di Amici (Grazie Silvio) si dia in pasto uno spettacolo sportivo per definizione "pazzesco", sbraitato e fazioso. Non che ai tempi di Ameri le simpatie e le antipatie di regime fossero meno manifeste (ripensare alla radiocronaca del mitico Napoli-Milan 1987/1988 e rabbrividire) ma almeno per pudore deontologico non si sarebbero spinti fin dove è arrivato domenica sera lo zione d'Italia Beppe Bergomi, che con l'Inter in ripiegamento difensivo testualmente ha pronunciato: "non concediamo spazi alla Roma". Meno male che il gemello-ultras Caressa era a casa (per lesa maestà?) suppongo a soffrire davanti al teleschermo con lo sciarpone neroblu.
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