17 giugno 2007

Ho letto Berselli

L'autore politicamente mi fa venire l'orticaria. Redattore di Repubblica ed Espresso, con irrefrenabili atteggiamenti da girotondino.
Ha però una virtù innegabile. Sa fare della satira con stile educato e cognitivo.
L'assunto di questa sua opera è che la letteratura contemporanea italiana soffre di asfissia e di asservimento ai capricci degli editori.
Questa teoria, non lontana dalla realtà, si materializza in uno schema applicabile inesorabilmente ad ogni letterato. Si nasce osannati giovani promesse, ma solo in casi rarissimi il bozzolo fa fuoruscire la meravigliosa farfalla del venerato maestro. Per la moltitudine è solo questione di tempo. Seconda o terza opera che sia, ed ecco scattare la mannaia dell'etichetta definitiva: solito stronzo.
Allla terribile cartina tornasole sono passati tutti gli oracoli della cultura italiana, da Benigni a Baricco, da Fò ad Eco, sino ai maitre à penser Mieli e Ferrara.
Il giochino regge magnificamente, salvo qualche accentuazione snobistica e spruzzate di settarismo sinistrorso, però sopportabile.
Lo suggerisco a chi cerca stimoli di riflessione e vuole sfuggire alla critica finanziata dalle case editrici (titolo: Venerati maestri).

Nessun commento: