27 giugno 2007

Stop alla ipotizzata Banca delle Regioni

Dopo un lungo e drammatico consiglio d'amministrazione, la maggioranza del board ha detto no alla fusione con la Popolare dell'Emilia. È l'epilogo stupefacente di una trattativa che sembrava volgere verso una conclusione positiva, cementata da modifiche statutarie suggerite da Banchitalia.
Alla stretta finale sono invece tornati in superficie tutti i variegati motivi di dissenso, fatti di volta in volta propri dalle sigle sindacali maggioritarie e dalla Cisl, che nella fase finale è stato l'autentico volano che ha cementato il fronte del dissenso.
Le ragioni di fondo del no vanno equamente ripartite fra la dilagante sfiducia verso la capacità di conduzione dell'operazione da parte del presidente Mazzotta ed il disagio per un accordo che, complessivamente, vedeva la Bpm comprimaria nella nuova società.
La responsabilità del rifiuto se la sono messa sulle spalle i gruppi di opinione storicamente maggioritari e protagonisti del consenso assembleare della cooperativa milanese.
Questa vicenda, trascinatasi per mesi, ha assunto connotazioni molto strane, sempre più avulse dai canoni tipici delle operazioni di merger.
Messo in soffitta il piano industriale, assente una due diligence che aprisse squarci di comprensibilità sull'articolazione piuttosto oscura delle partecipazione di Bper, tutto si è concentrato su un modello di governance autoreferenziale per il consiglio e su uno statuto trasparente come una deliberazione dell'Onu.
Banchitalia, di proprio, ha aggiunto una richiesta di agibilità assembleare che ha suscitato giuste ed allarmate preoccupazioni.
Con queste coordinate è stupefacente come Mazzotta, capace di una innegabile abilità manovriera, avesse in pugno la vittoria sino all'89mo!
Ora cosa succederà?
La Borsa oggi ha già dato una sua rozza risposta. Bpm torna preda e cresce quasi in doppia cifra. Bper, sebbene in un mercato secondario, perde vistosamente.
I risvolti economico-politici sono di ben altro spessore e su questi ci ripromettiamo di tornare con più tranquilla ponderazione.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il Sole 24 Ore,sulla vicenda,ha anche imbastito un sondaggio on line con il quesito se sia giusto o no che i sindacati possano bloccare un'operazione di fusione.-
Al momento il risultato vede i sì con il 39% ed i no con il 61%.
Tutti i commenti però trascurano di analizzare un'operazione che aveva elementi di opacità e di confusione nella governance.-
Nessuno ha rilevato che BPM, pur pagando un premio di maggioranza con il cancambio,non poteva poi guidare l'operazione.-
Per esempio il direttore generale ed il condirettore generale dipendevano entrambi dall'Amministratore delegato creando così una diarchia operativa che,nella migliore delle ipotesi,avrebbe portato all'immobilismo.-
Cosa succederà adesso ?
Un esecutivo sfiduciato non credo possa avere la credibilità e l'autorevolezza per gestire una fase straordinaria della vita societaria;in Italia pèrò l'istituto delle dimissioni non è praticato.-
Aspettare e vedere dicono gli inglesi.-
Giacomo