02 maggio 2008

La lingua dei Padri

Alea iacta est

Secondo Erasmo, la frase esatta, attribuita da Svetonio a Cesare è Alea iacto est, il dado sia tratto.
Milioni di casalinghe lo ripetono ogni giorno, preparando il brodo artificiale, e restando anonime. Cesare la pronunciò una volta sola e passò alla storia.
Il fiume Rubicone segnava, presso Rimini, il confine tra la Gallia Cisalpina, provincia affidata alla giurisdizione di Cesare, e l'Italia. Schierato dalla parte del rivale Pompeo, il senato aveva bruscamente intimato al generale di deporre il comando e di rientrare a Roma come privato cittadino. Cesare si rese conto della gravità del momento. Varcare in armi questo fiume voleva dire la guerra civile, rinunciare all'azione equivaleva alla sua morte politica. Mentre meditava sulla decisione da prendere, gli apparve un prodigio. Un uomo bellissimo, di grande statura, sonava il flauto e, incantati dalla musica, accorrevano da ogni parte pastori, soldati e trombettieri; allora l'uomo misterioso afferrò una tromba, corse verso il fiume e lo varcò impavido, intonando il segnale di battaglia. Suggestionato da questa visione, Cesare esclamò: "Andiamo là dove ci chiamano i prodigi degli dèi e l'iniquità degli uomini. Sia tratto il dado".
Cominciava con queste parole il grande gioco d'azzardo che aveva come posta Roma e doveva concludersi cinque anni dopo, con ventitré pugnalate.

Cesare Marchi, Siamo tutti latinisti

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Tutto vero.
Ma vi fu anche un motivo economico (i denari erano importanti anche allora).
Cesare aveva sperperato una fortuna per ottenere gli incarichi che via via lo avevano fatto salire sin là ove aveva dato eccezionale prova di sé. Ma i creditori stavano per batter cassa su una cassa quasi vuota.
Un poco per il sogno descritto ed un poco temendo una fine politica poco dignitosa, strangolato dagli strozzini (cravattari come oggi suol dirsi a Roma), Cesare fece col dado ciò che ormai è noto.
Vinse allora, divenne divino ed eterno, morì e conquistò la storia. Allora e per sempre.

banzai43

Anonimo ha detto...

E' incredibile come uno strumento di diletto e di serenità come un blog apra a conoscenze ininmmaginabili. Che Cesare fosse vittima dei cravattari solo banzai me lo poteva rivelare ed ora mi induce a saperne di più. Prezioso Giancarlo fuori la fonte.
danielone

Anonimo ha detto...

A danielone

. nell'antichità già Svetonio;
. più recentemente, con piacevolissima piece (anche teatrale, se vogliamo) B. Brecht in un piacevolissimo (cito a memoria) "I debiti del signor Giulio Cesare".

Bye.
banzai43

Anonimo ha detto...

Bravo Banzai,complimenti!
La vicenda dimostra comunque che la politica ha sempre avuto bisogno dei soldi.-
Il confine ,difficile e sfuggente,é quello difarne un uso corretto o scorretto.-
Nenni diceva(letto oggi su Corsera in un'articolo su Marco Travaglio e D'Avanzo di Repubblica)che a cercare i puri più puri di te finisce che ti epurano.-
Mi sa che qualcuno,il detto,doveva conoscerlo.-
Giacomo