25 maggio 2008

Non ne usciamo più

Da tre giorni la Franzoni, la mamma assassina di Cogne, dopo la sentenza definitiva della Cassazione è rinchiusa in carcere.
Potrebbe essere una condannata innocente o una feroce delinquente che ha massacrato un piccolino di tre anni. Questa vicenda è stata giocata per anni mediaticamente e sottoposta al referendum degli innocentisti/colpevolisti. Possibile che al referendum abbia partecipato anche la magistratura. Le convinzioni degli uni e degli altri sono così partigiane che nemmeno la sentenza di terzo grado ha acquietato l'opinione pubblica.
La Franzoni ed il suo clan familiare hanno giocato anche oltre la scadenza dei termini il ruolo dei perseguitati. Capita ed è capitato nella storia giudiziaria. Molti anni fa l'opinione pubblica si divise egualmente per il delitto Fenaroli, in cui le accuse che portarono Ghiani all'ergastolo erano così improbabili da lasciare in tanti la sensazione del colpevole di comodo. L'unica differenza era che Ghiani era un povero cristo senza parentele di rispetto.
Quello che oggi è inaccettabile sono le reazioni del mondo politico-giudiziario. Un giorno dopo la procura di Torino, che ha sostenuto vittoriosamente l'accusa, ha chiesto l'applicazione di uno sconto di pena di tre anni.
Per un'infanticida. Un giorno dopo la condanna.
Oggi dal mondo politico, corso solerte e bipartisan al carcere di Bologna a consolare l'assassina, partono ipotesi di grazia presidenziale o almeno di carcere domiciliare.
Questo è un paese che ha perso la cultura della legge e della pena afflittiva per i reprobi. Vedi Soffri.
Questa è la stessa logica che porta un mentecatto telecronista televisivo a chiedere alla madre di un ragazzo assassinato, con la compagna, ad un incrocio da una pirata della strada drogato, senza patente, con trascorsi penali, se era pronta a perdonare il delinquente stupendosi del fermo rifiuto.
Questo è un paese dove un indagato viene distrutto giudiziariamente e mediaticamente ma dove un condannato in qualche mese si toglie il fastidio del carcere.
Questo è il paese della tolleranza 100% e del perdonismo buonista.
Per tutto ciò i delinquenti di tutto il mondo ci scelgono come residenza definitiva.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il permissivismo,il lassismo,il perdonismo,il giustificazionismo e si potrebbe continuare.-
I prodomi culturali di una società in cui - a volte - le vittime sono colpevoli hanno le radici ben piantate in una generazione che ha creduto che tutto fosse possibile,tutto a portata di mano.tranne - naturalmente - il senso del dovere,la responsabiolità personale,il rispetto della gerarchia i padri padri e le madri madri e non amici o amiche.-
Oggi in cui una generazione di giovani per la prima volta dal dopoguerra percepisce che forse non avrà le stesse opportunità dei padri,le reazioni sono scomposte o di fuga.-
La droga può costituire un rifugio ma non un rimedio,il vuoto dei ruoli determina disorientamento ed il rischio é quello di perderla questa gennerazione di giovani e con essa di perdere il senso dello stare insieme,un'ordalìa che alla fine pone in discussione il ruolo di tutti.-
Giacomo

Il Geco ha detto...

"Questo è un paese che ha perso la cultura della legge e della pena afflittiva per i reprobi"
Sono perfettamente d'accordo.
Ma si potrebbe dire anche "Questo è un paese che ha perso la cultura". In tutte le accezioni.