09 luglio 2008

Auspici in devoluzione

Immaginate di avere una perdita d'acqua in casa. Chiamate l'idraulico, gli spiegate il problema e questi, anziché intervenire, vi risponde dicendo "auspico che il guasto venga riparato". Ma come? Tu sei l'idraulico, sei tu che dovresti risolvermi la perdita e invece mi dici che auspichi? Naturalmente si tratta di una situazione al di fuori della relatà. Se tuttavia facciamo una traslazione dal mondo degli idraulici a quello dei politici non è difficile rendersi conto di come l'irrealtà appena descritta si trasformi in quotidiana normalità. Quanto più il politico è importante, infatti, e quanto più riveste un ruolo istituzionale elevato tanto maggiore è il ricorso alla formuletta del verbo auspico. A cui si aggiungono poi altre espressioni magistrali tra cui "formulo l'augurio che...", "bisogna trovare le condizioni affinché...", "è necessario andare verso una convergenza/piattaforma di...". Insomma, un Paese di politici auspicatori, a partire dal giovane Napolitano.E allora istituiamo un bel fondo di devoluzione in cui far convergere delle multe simboliche (un misero 100 euro) ogni volta che un politico o un uomo delle istituzioni tiri fuori la parola auspico. Conta la prova televisiva. Sono certo che in poco tempo si raccoglierebbe una somma enorme, da destinare poi a qualche progetto utile e interessante.

Nautilus, su Ali e radici

2 commenti:

cassinolazio ha detto...

credo che ogni momento storico abbia i suoi politici. Sono nato al grido di Dio, Patria e famiglia, sono cresciuto tra gli amici ed i compagni, ho sentito gridare libero stato in libera chiesa e siamo tutti uguali, ho sentito il rumore delle p38 ed il tintinnio delle monete ( e delle manette) di tangentopoli. D'accordo nel tassare gli auspici dei politici (che comunque ritengono che il più grande auspicio sia quello di mantenere la poltrona conquistata) ma tassiamo anche coloro che eleggono gli auspicatori (chissà se si dice così) ivi compresi i media che fedelmente riportano tali fondamentali messaggi alla nazione. E pensare che quando ero piccolo mi arrabbiavo molto a vedere la solita inaugurazione con il solito discorso (questa opera è il simbolo dell'attenzione verso di Voi...non rimarrà una cattedrale nel deserto...andiamo verso nuovi traguardi eccetera eccetera). Adesso i politici parlano solo, senza neanche inugurare alcun che....

Anonimo ha detto...

Se non si ritorna ai sistemi meritocratici(ci sono mai stati?)e si abbandona il veltronico ma anche,non ne usciamo più.-
Uscirne non è semplice perchè grava sulla società italiana un'egemonia culturale togliattiana pesante come un macigno.-
Per me l'auspico fa il paio con il ma anche perchè nella società dell'immagine gli adeguamenti sono rapidi, sopratutto quando consentono di sfuggire dalle responsabilità.-
Giacomo