10 luglio 2008

Vecchie ricette da Draghi

Va bene tutto, ma non tassate le banche. Mentre l’Italia stringe la cinghia e l’Istat ci dice che le famiglie hanno iniziato a risparmiare anche su pranzo e cena, il governatore della Banca d’Italia si ricorda di essere liberista solo quando c’è da privatizzare pezzi dello Stato a gran vantaggio di qualche banca internazionale amica.
Se però non c’è trippa per gatti, allora meglio indossare i panni del gran banchiere e partire per la più classica delle difese corporative.
All’assemblea annuale dell’Abi, l’associazione delle banche italiane, giù quindi contro la Robin Tax, la tassa che nelle intenzioni del ministro Tremonti dovrebbe colpire i ricchi lasciando al riparo – per una volta – i ceti medi.
Se le banche dovessero essere tassate – ha spiegato Draghi – poi potrebbero scaricare gli oneri sui clienti e – dunque – di nuovo sulle famiglie.
Nemmeno una parola, invece, per dire – se le banche dovessero effettivamente rigirare i costi sui correntisti – quale potrebbe essere il ruolo della Banca d’Italia. Banca che una volta passati all’euro non si capisce più bene che cosa ci sta a fare, se non la solita messa cantata zeppa di allarmismi e pessimismo sull’economia planetaria.
Tremonti non ha perso così l’occasione per rispondere a Draghi per le rime, ricordando che trasferire le tasse dalle imprese ai clienti è una dottrina vecchia. Una dottrina dei tempi in cui piuttosto che tassare i ricchi si alzavano le imposte direttamente sugli operai.Una battuta che non ha turbato più di tanto il governatore, rientrato presto nella serena quiete del suo bel palazzo in via Nazionale.
Un palazzo dove si taglia il capello in quattro sugli effetti dell’inflazione e l’andamento dei mercati petroliferi, ma non si ricorda una presa di posizione minimamente efficace sui costi dei servizi bancari, sulle commissioni, sui tempi biblici ancora necessari per far passare un bonifico da un istituto all’altro.
Un palazzo da dove non ci si è fatto ancora sapere come Bankitalia può trasformarsi in una moderna Autorità in grado di tutelare i risparmiatori (oltre che le banche).
Naturale che l’associazione delle banche italiane tuteli i suoi interessi, soprattutto in un momento non entusiasmante per l’economia, ma la lezioncina di una immobilissima (passateci il termine) Banca d’Italia di fronte a banche mobilissime quando c’è da pescar soldi dai correntisti, questa no, Draghi ce la risparmi, per favore.

da L'Occidentale

1 commento:

Anonimo ha detto...

Traspare,nella reazione di Draghi,il liberismo come ideologia dopo che Keynes, negli anni '30,ha dimostrato che il mercato non si autoregola.-
Gli strumenti dell'economia non rappresentano una scienza esatta come la matematica o le scienze naturali.-
Le scuole contrapposte tra loro(chicago boys contro keynesiani)fanno la fortuna degli autori economici di successo ma non servono a risolvere i problemi.-
La funzione di vigilanza dovrebbe servire non soltanto a chiudere la stalla quando i buoi sono scappati ma dovrebbe sforzarsi di elaborare un modello di "controllo di gestione" finalizzato a rimuovere impalcature e svorastture che il sistema bancario ha ancora in abbondanza al proprio interno.-
Il governatore farebbe quindi bene a mettere allo studio un sistema di efficenza ed efficacia e costringere le banche ad ispirarvisi.-
Tremonti ha capito perfettamente che i sistemi democratici si reggono sui ceti medi,Draghi no.-
Giacomo