17 marzo 2008

L'ambasciatore d'Israele ha capito d'Alema

Ci sono dichiarazioni che vale la pena riportare per intero: "Chi ci invita ad aprire trattative con Hamas - ha detto l’ambasciatore d’Israele in Italia, Gideon Meir all'Ansa - in effetti ci invita a negoziare sulle misure della nostra bara e sul numero dei fiori da mettere nella corona".
"Fino a quando Hamas non cambierà le sue posizioni e non accetterà le condizioni della comunità internazionale, chi invita ad un dialogo con quest'organizzazione terroristica in pratica blocca il negoziato tra Israele e Abu Mazen. Il fatto che il leader di quest'organizzazione terroristica si congratuli per queste posizioni non depone a favore di chi le sostiene", ha aggiunto il diplomatico israeliano, riferendosi alle parole di "apprezzamento" espresse dal leader di Hamas, Ismail Haniyeh, in merito alle dichiarazioni del ministro degli Esteri italiano.
"La pace - ha proseguito Meir - si fa sì con il nemico, ma con un nemico che desidera la pace e la convivenza dell'uno accanto all'altro. La posizione di Hamas è nota e non è cambiata. Non sono disposti a riconoscere il diritto di Israele ad esistere e non sono neanche disposti a parlarci. I loro leader continuano ad invocare la distruzione dello Stato di Israele. Gli inviti per un cessate il fuoco sono solo una fase del piano per completare il sogno di Hamas di distruggere lo Stato di Israele e di fondare uno Stato religioso fondamentalista musulmano tra il fiume Giordano e il Mediterraneo".
"E' un peccato - ha chiosato il diplomatico israeliano - che durante il giorno di lutto per gli otto ragazzi che sono stati uccisi nella scuola rabbinica in Gerusalemme c'è chi invita ad un negoziato con barbari e assassini".
L'ambasciatore israeliano ha già detto tutto il necessario, forse lasciando di stucco tutti quelli che avevano tirato un sospiro di sollievo per la partenza del predecessore, Ehud Gol, uno che non le mandava a dire.
Meir ha avuto bisogno di qualche tempo per ambientarsi e capire la situazione italiana. Ma ora ha dimostrato di averla capita perfettamente e la descrive in modo vivido: oggi l'Italia ha un ministro degli Esteri che tratta Israele come un impresario di pompe funebri con la salma del defunto.
L'unica cosa che resta inspiegabile è che molti ebrei italiani inorridiscano per la candidatura di Fiamma Nirenstein o protestino per quella di Ciarrapico nel centro-destra, ma si sentano perfettamente a posto con la coscienza votando D'Alema o il suo partito.

da l'Occidentale del 13.03.08



Ho riportato questo stralcio di agenzia, ovviamente sottaciuto dalla grande stampa indipendente, ed il susseguente commento perché si presta a due breve considerazioni.
L'una, di natura contingente, attiene a questa mediocrissima campagna elettorale in cui i partiti candidati vincitori recitano illusionistici copioni ed evitano accuratamente di prendere posizione sui grandi temi politici. Berlusconi ripete antiche formule, liturgiche invettive e puntuali smentite il giorno dopo, esattamente come da dieci anni a questa parte. Veltroni, ammantato di penne e piume stregonesche, distribuisce sul tavolino vetrini colorati e parla di una paese che non c'è e non ci sarà mai perché devastato dalla cura di governo della sua parte politica. Intanto il paese non ne può più, è nauseato della commedia e voterà secondo pelle, consapevole di adempiere ad uno stanco ed inutile rituale.
Diversa considerazione, anche perché terribilmente drammatico, merita il problema del Medio-Oriente.
La personale scelta di civiltà di stare dalla parte di Israele e di auspicare il buon esito delle trattative di pace, o tregua duratura che sia, con Abu Mazen, sono puntualmente contraddette dal riaccendersi della violenza bellica in una catena di provocazioni-risposte esemplari che trascina senza fine questo conflitto.
Mi pare chiaro che sinora hanno vinto i falchi dei due schieramenti, gli intransigenti militari della stella di David ed i terroristi palestinesi finanziati dai governi arabi ed integralisti che hanno bisogno di mantenere destabilizzato questo scacchiere del Mediterraneo.
Eppure una pace diffidente è possibile, se è vero che da anni le armi e le provocazioni tacciono fra Egitto ed Israele che si sono combattute due guerre totali e disastrose.
È necessario che la politica internazionale sia messaggera di pace, come sembra stia facendo da qualche anno a dispetto di qualche ballerina di terza fila, indegnamente promossa da Prodi a ministro degli Esteri di questa povera Italia, che scherza ancora, come a Villa Giulia nel '68, con le bottiglie incendiarie lungo il muro di cinta delle polveriere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Purtroppo é la solita storia della cultura comunista e della sua doppiezza di cui Togliatti é stato il maestro.-
Se fosse dipeso dal PCI l'Italia non avrebbe aderito alla Nato che Pajetta considerava un'organizzazione guerrafondaia.-
D'Alema é stato definito come l'ultimo dei togliattiani mentre Veltroni(Ferrara docet)a suo tempo,tra le le giovanili del PCI,veniva identificato con l'appellativo di formaggino che si accoppia perfettamente con 'immagine che ne dà Forattini.-
Quanto a Berlusconi speriamo che il "voto di pelle" la favorisca e che sia in grado di lasciare un partito liberale(?)di massa e non regno nemmeno costituzionale.-
Speriamo altresì che i nostri attuali governanti capiscano che in politica estera i dilettanti allo sbaraglio fanno rimediare solo brutte figure.-
Giacomo