25 marzo 2008

Promemoria per la BCE da Bob Kennedy

Il 18 Marzo del 1968 Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava - tra l'altro - l'inadeguatezza del PIL come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate. Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale, che lo avrebbe probabilmente portato a divenire Presidente degli Stati Uniti d'America.

Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones, nè i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il PIL comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il PIL mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle. Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il PIL non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti. Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il PIL non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese. Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani.


Robert Kennedy

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Non avevo mai letto queste parole di Bob Kennedy ma possiamo costatare,noi italiani,arrivati per ultimi al benessere di massa(perchè di questo si tratta é bene non dimenticarlo)quante verità contengano.-
La mia impressione però é che così come in vent'anni(dagli anni 50 agli anni 70 con oscar per la lira nel '60)siamo arrivati al benessere di massa altrettanto rapidamente rischiamo di ridiscendere questa particolare scala.-
Ho finito la lettura del libro di Tremonti La paura e la speranza e quest'ultima passa - sostanzialmente - attraverso un ridimensionamento dello stato sostituito dal principio della sussidiarietà applicato mediante il principio dell'8 per mille.-
Forse sarà poco ma il pensiero cattocomunista dominante e lo statalismo diffuso traversalmente lo riterrà troppo.-
Se solo qualche politico della parte che si ispira al partito popolare si rileggesse Sturzo e ne applicasse i principi di quella che veniva definita buona amministrazione e lo statalismo era considerato la mala pianta che poteva annichilire le coscienze !
Giacomo

cassinolazio ha detto...

Ci fu qualcuno che tentò di calcolare il massimo benessere sociale (e quindi non solo la ricchezza). Mi pare si chiamasse Pigou o qualcosa del genere. E' ovviamente uscito matto, come quale pazzerellone di Nash che voleva contabilizzare il futuro . Matti, ma entrambi hanno lasciato qualcosa: il primo che non si vive di solo pane (ma Catalano direbbe:meglio col pane e felice che infelice senza pane) l'altro il fair value, che sarebbe come dire: speremm.
E allora speremm , speremm che Bce federal reserve, tremonti Berlusconi e c. almeno ci diano un raggio di speranza. Alla felicità, come sappiamo, ci ha già pensato Prodi

Anonimo ha detto...

Bob Kennedy, Bob Kennedy.
Riecco le parole che ancora ricordo. Udite quando, non più giovanissimo, ancora speravo che nuove generazioni di politici dei Paesi forti avrebbero potuto mutare il destino dei poveri e degli oppressi. Così non fu. Ma le parole evidenziano idee e le idee non possono essere incatenate e viaggiano nel tempo e nello spazio. Il mio cuore ed il mio cervello, che ancora fremono al loro richiamo, sono sempre in attesa di poter fare la loro parte se e quando ve ne sarà l'occasione e la possibilità. Nell'ordine e con serietà.

Grazie ad Anni Quaranta per aver proposto il "pezzo". In un baleno ho perso anni ed ora son leggero, leggero. Grazie.

banzai43

Nautilus ha detto...

Anch'io, come Giacomo, non avevo mai letto il discorso di Kennedy. Dopo la pubblicazione su questo blog sono andato a cercarmi il discorso originale e l'ho pubblicato integralmente sul mio blog. Se conoscete l'Inglese, e in questo caso e' un Inglese molto semplice, provate a leggerlo. Lo troverete impressionante. Quel discorso contiene tutti i perche' di un assassinio.