16 aprile 2008

Ciao, Marisa

Scompare Marisa Sannia, cantante tra poesia e Sardegna.

Marisa Sannia nasce a Iglesias (Cagliari) il 15 febbraio 1947. La sua voce aggraziata e le sue raffinate interpretazioni hanno contribuito ad arricchire il panorama musicale italiano con brani di grande successo, soprattutto negli anni sessanta e settanta, periodo di sua maggiore popolarità: il consenso accordatole dai numerosissimi ammiratori l'ha portata ad essere ancora oggi una delle cantanti più collezionate e ricercate. La personalità complessa ed i molteplici interessi sono testimoniati inoltre dall'attività agonistica (ancora giovanissima) nella squadra del Cus Cagliari, dove si mise in luce per le spiccate doti atletiche, doti che le permisero di diventare una delle migliori cestiste di quegli anni e di approdare alla nazionale maggiore. L'esordio di Marisa Sannia nel mondo della musica leggera risale ai primi anni '60 insieme a “I Principi”, un gruppo di Cagliari con il quale si esibiva prima di intraprendere la carriera solista. L’occasione le fu offerta dalla partecipazione ad un concorso di voci nuove, nel 1965 ad Iglesias, dove si classificò seconda con il brano di Adamo “Perduto amore”. La svolta decisiva per Marisa Sannia fu un concorso indetto dalla Fonit Cetra, che le permise di ottenere un contratto con la casa discografica torinese di ben quattro anni. Sergio Endrigo e Luis Enriquez Bacalov ascoltando la voce della giovane interprete durante un'audizione, decisero di diventarne i produttori: il primo 45 giri fu “Tutto o niente” (il retro “Dai” fu composto da Bruno Canfora). Il debutto televisivo avvenne in occasione della trasmissione “Scala reale” nell'ottobre del 1966, dove la Sannia ottenne giudizi favorevoli sia dalla critica che dal pubblico. Seguirono altri successi come “Una cartolina”, ”Sono innamorata (ma non tanto)” e “Sarai fiero di me”, brano che ottenne il premio della critica discografica e che conquistò il terzo posto nella “sezione giovani” al Festivalbar del '67. La televisione contribuì ben presto alla sua popolarità, nel 1967 partecipò al programma condotto da Pippo Baudo “Settevoci”, dove vinse per sette puntate di seguito: il pubblico apprezzò oltre che la bella voce e la garbata espressività, anche la semplicità e il suo viso “acqua e sapone”. La consacrazione definitiva arrivò nel 1968 quando si piazzò al secondo posto al festival di Sanremo, cantando in coppia con Ornella Vanoni la canzone di Don Backy “Casa bianca”, il cui testo simboleggia le ambivalenze squisitamente adolescenziali, tra la paura/bisogno di crescere e divenire adulti e il timore di abbandonare la sicurezza dell'infanzia. Il brano fu inciso anche dall'autore e, in francese, da Dalida, ma l'interpretazione della Sannia risultò la più apprezzata dal pubblico. Le oltre 500mila copie vendute furono la conferma del grande riscontro ottenuto, sull'onda del quale la Fonit Cetra emise, nell'estate seguente, il suo primo 33 giri che, oltre a canzoni già precedentemente edite su disco singolo, conteneva diversi brani incisi per l'occasione. La crescente popolarità aprì a Marisa Sannia le porte del cinema, come spesso avveniva per i cantanti più celebri del momento, girando da co-protagonista il film “Stasera mi butto” insieme a Giancarlo Giannini. Sul finire dell'anno incise “Io ti sento” un brioso brano di Armando Trovajoli, colonna sonora della commedia di Dino Risi “Straziami ma di baci saziami”. Il ‘68 si concluse con la partecipazione a due importanti manifestazioni: Il Festival internazionale di musica leggera di Venezia con il brano “Non è questo l'addio” e “Canzonissima”, dove Marisa Sannia, con “Una donna sola”, entrò nella rosa dei dodici semifinalisti. All'inizio del 1969 la cantante firmò un nuovo contratto discografico con la Cgd. Alla manifestazione “Una canzone per l'Europa” a Lugano, dove la Sannia rappresentava l'Italia, viene presentata “La compagnia”, una canzone, di Mogol e Carlo Donida, che piacque anche a Lucio Battisti che successivamente la inserirà in un suo album. Tra gli altri brani in quell'anno: “Una lacrima” - che riscosse un ottimo riscontro commerciale - e “La finestra Illuminata”, semifinalista della “Canzonissima” del '69-'70. Il ritorno al Festival di Sanremo, nel 1970, la vide (in coppia con Gianni Nazzaro) con “L'amore è una colomba”, brano che le permise di mettersi in luce anche sul mercato spagnolo, francese, giapponese e sud-americano. Nello stesso anno uscì l'album “Marisa Sannia canta Sergio Endrigo e le sue canzoni”, disco che rappresenta oggi un vero e proprio cult per i fan collezionisti. Una facciata di questo LP, composto da ricercate interpretazioni, è interamente dedicata a brani celebri del cantautore di Pola, insieme al quale si esibisce con grande successo al festival di Varadeiro a Cuba. L'anno si chiude con la conquista della finale di Canzonissima, dove Marisa presenta “La primavera” un pezzo di struggente dolcezza composto da Don Backy. Nel 1971 la Sannia è di nuovo tra i protagonisti di Sanremo, questa volta in coppia con Donatello, con la canzone “Come è dolce la sera stasera” che, inaspettatamente, si classificò al quarto posto e che ottenne un buon successo di vendite. Questo brano fu poi inciso per il mercato sud-americano anche da Claudio Baglioni. Successivamente un ottima affermazione viene colta con la partecipazione al Festival di Spalato dove si piazzò al terzo posto. Terminato il contratto con la Cgd, Marisa tornò alla sua prima casa discografica affidandosi ancora una volta al duo Endrigo-Bacalov che composero per lei “La mia terra”, un pezzo dalle particolari sfumature etniche presentato al Festival internazionale della canzone di Venezia. Del 1972 è la partecipazione, insieme ad Endrigo, Ricchi e Poveri e altri artisti, al 33 giri “L'arca”: una bellissima raccolta di canzoni per bambini scritte da Vinicius De Moraes. In questo stesso periodo la casa discografica Emi pubblicò il 45 giri “Un'aquilone”, il cui retro “Il mio mondo, il mio giardino” porta la firma di importanti cantautori: Francesco De Gregori, Amedeo Minghi e Edoardo De Angelis. “Ricordo una canzone”, brano che si caratterizza per misurata eleganza e intensità, è il secondo disco inciso con la nuova scuderia, con la quale incise anche il 33 giri “Marisa nel paese delle meraviglie”, contenente interpretazioni di brani tratti dai film di Walt Disney. Dopo la musica e il cinema, Marisa Sannia intraprese un'altra esperienza artistica: il teatro. Il debutto avvenne nel 1973 con una splendida interpretazione di Giovanna D'Arco nel musical di Tony Cucchiara “Caino e Abele”, portato in scena con grande successo per due anni consecutivi. A quest’esperienza fece seguito “Storie di periferia” del 1975, sempre con la compagnia di Cucchiara. Nel 1976, avvenne il suo debutto come cantautrice con l'album “La pasta scotta”, dove atmosfere acustiche e un intenso lirismo vanno a sottolineare i momenti felici di brani anche a sfondo autobiografico. Gli anni '80 si aprono per la Sannia con una piccola apparizione nello sceneggiato televisivo “George Sand” diretto da Giorgio Albertazzi a cui segue una partecipazione al film di Pupi Avati “Aiutami a sognare” con Mariangela Melato e Antony Franciosa. Nel 1984 tornò ancora al Festival di Sanremo; la partecipazione alla famosa kermesse fu fortemente voluta da Marisa e, per l'occasione,la Fonit Cetra le affidò “Amore amore”, un brioso motivetto che non favorì certo la popolarità dell'interprete. Dopo un lungo periodo di silenzio, gli inizi degli anni '90 la vedono impegnata nella traduzione di alcuni brani del cantautore catalano Juan Manuel Serrat, i cui testi, intrisi da un'intensa vena poetica, si avvicinano alla sensibilità espressiva di Marisa; il progetto, però, non avrà seguito. Nel 1993, inaspettatamente, ritornò alle incisioni discografiche con “Sa oghe de su entu e de su mare”, raccolta di undici brani in lingua sarda, i cui testi sono poesie di Antioco Casula detto “Montanaru” (1878-1957), rielaborate insieme allo scrittore Francesco Masala. In questo lavoro, autentico e sincero, vi è un’appassionata affermazione delle proprie radici culturali resa in un linguaggio musicale vibrante di sonorità arcane e magiche, a ricreare spazi sognati capaci d'evocare toccanti silenzi ed esplosioni di una miriade di scintille-emozioni. Ai bellissimi testi fa da corollario un accompagnamento musicale che sottolinea, esalta e impreziosisce il suadente e sensuale canto. Gli arrangiamenti di Marco Piras, alle chitarre e tastiere, l’arpa di Gilda Dettori, la fisarmonica di Francesco Pilu, costituiscono un tappeto sonoro di rara bellezza e forza. Nel 1995, Marisa è di nuovo in teatro con “Le memorie di Adriano”, testo tratto da un racconto di Margherite Youcenar, insieme a Giorgio Albertazzi e con la regia di Maurizio Scaparro, in questa occasione l'artista canta in “a solo” alcuni brani di sua composizione tra cui “Animula, vagula, blandula”. La sua presenza sul palco è breve e saltuaria, quasi un sogno che nel buio compare e che la luce porta via, eppure, come il sogno, lascia una sensazione di indecifrabile mistero e fascino. Nello stesso anno presenta il suo concerto “Tra due lingue” in occasione del Festival di Taormina. Il cammino musicale intrapreso continua con il Cd “Melagranada”, edito nel 1997 su etichetta Nar. Si è ancora una volta dinanzi ad un capolavoro, dove la voce dell'artista, i suoni, le immagini evocate sembrano partecipare a una vertigine di una poetica dilatata e assoluta, che trasporta in un mondo onirico, fanciullesco, che non a tutti è dato penetrare. Ogni brano è un momento di vissuto interiore, rappresentato da una sensazione sonora e “coloristica”, simile a un tema pittorico. Nel dicembre dello stesso anno partecipa come autrice al Festival “Bimbo Star” - musica d'autore per bambini - con il brano “Stella che non brilla”, che si classificherà al primo posto nella categoria “Ragazzi”. Nel 1999 canta insieme al baritono Paolo Zicconi: “As semenadu in mare” nel cd “Andiras”. Un'altra significativa partecipazione dell'artista con avviene nel 2001 in ambito cinematografico; il brano “Bellita bellita” farà parte della colonna sonora del film di Tito Livi “Sos laribiancos”. Nell'ottobre del 2001 la Sannia si esibisce, insieme ad altri artisti, nel tributo rivolto a Sergio Endrigo nell'ambito del Premio Tenco. Accompagnata da due musicisti e dalla sua chitarra, Marisa interpreta i brani “Mani bucate” e “Melagranada ruja”, suscitando un vivo interesse da parte del pubblico. Infine, nell'ottobre 2002, l’ultimo album dal titolo “Nanas e Janas”. I funerali dell'artista, morta lunedì mattina alle 9 a Cagliari, in seguito ad una repentina e grave malattia, si sono svolti in forma privata. Negli ultimi tre anni della sua vita Marisa Sannia ha dedicato tutto il suo tempo allo studio di Federico Garcia Lorca, alla poesia e alla metrica del grande autore andaluso lasciando in eredità ai suoi molti estimatori un toccante lavoro di canzoni originali cantate in spagnolo che saranno pubblicate in “Rosa de papel”, un album postumo (curato graficamente dalla stessa cantante fino all'ultimo dettaglio), che costituirà il suo testamento artistico e che ha anche avuto un'anteprima la scorsa estate al Malborghetto Roma Festival.

dal sito de L'Unità


Se ne è andata in silenzio, nel cono d'ombra proficuo in cui si era rifugiata, una delle passioni canore della mia gioventù.
Quelli di oggi e di ieri non sapevano nemmeno chi fosse.
Li assicuro che è stata una voce magica, ricca di sensazioni isolane, di echi meditterranei.
Riservata, come la sua terra, è stata per poco alla grande ribalta e poi, senza smanie, si è fatta risentire ogni tanto , regalando ai suoi appassionati spicchi di sapiente professionalità.
Che le zolle ti siano lievi, Marisa.

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