21 aprile 2008

L'assemblea della Milano

Si è tenuta sabato l'Assemblea della ultracentenaria cooperativa di credito di Milano.
Un appuntamento atteso non tanto per i risultati gestionali, di ottimo livello, ma per il clima di feroce polemica che si è sviluppato in questi mesi fra i portatori del controllo assembleare ed il Presidente della banca.
Tutto è nato dopo l'abortito tentativo di fusione con Bper, fortemente sponsorizzato da Mazzotta e bocciato dalle associazioni di soci alla svolta finale.
La opacità della decisione così come l'intrinseca debolezza societaria ed industriale della proposta hanno generato un cocktail micidiale di divaricazioni e risentimenti, che si è protratto, a colpi di gossip giornalistico (secondo lo stile della casa) e di fratture sindacali epocali, sino a poche settimane dall'Assemblea.
Tutto si è acquietato in una sorta di progetto che dovrebbe concretizzare l'ingresso futuro in consiglio di forze economiche del territorio e dei fondi nell'organo di controllo ed un contemporaneo ridimensionamento della rappresentanza dei soci-dipendenti, come vivamente auspicato da Mazzotta con una lunga perorazione a conclusione dei lavori assembleari.
Il condizionale è d'obbligo perché gli umori dell'assemblea societaria, che ha avuto gli spiccati connotati di un congresso politico a tesi ed antitesi, hanno chiaramente evidenziato che le divaricazioni sono forse espresse in modo più salottiero ma persistono.
Fra la visione di una cooperativa molto somigliante ad una fondazione e l'autoreferenzialità dei rappresentanti dei soci-dipendenti, la sintesi sembra difficile.
Il rischio è che la mediazione finisca per essere di modesto profilo, più orientata a garantire il mantenimento degli equilibri e delle presenze in consiglio, che il risultato di un'autoriforma che sappia dare respiro vitale ad una cooperativa la cui forte presenza resta essenziale ed indispensabile nel devastato panorama creditizio italiano.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Il voto sul bilancio è stato l'unico momento di unanimità. Per il resto, l'assemblea dei soci della Banca Popolare di Milano ha evidenziato – forse più di ogni altra volta nella sua storia – quanto siano ormai profonde le divisioni all'interno della base sociale. Da una parte l'Associazione Amici della Bpm, che rappresenta le maggiori sigle sindacali dei dipendenti-soci e che anche ieri ha difeso l'attuale struttura di governance (su cui si basa il suo ruolo maggioritario in assemblea e in cda). Dall'altra parte, seppure con sfumature diverse, chi chiede un cambiamento: il presidente Roberto Mazzotta, i soci-non dipendenti, i soci-pensionati. E soprattutto la debuttante Associazione Bpm 360°, promossa dal fondo Usa Amber Capital, che non fa mistero di voler coagulare un vasto numero di azionisti in vista dell'assemblea che l'anno prossimo rinnoverà l'intero consiglio di amministrazione e il collegio sindacale.

L'esordio in assemblea di Bpm 360° ha avuto toni inequivocabili. E ha messo nel mirino le anomalie di una governance che difende i privilegi dei dipendenti-soci. Sul fronte dei costi – ha detto Carla Vidra, direttore finanziario di Bpm 360° – «il problema non è nei dipendenti che operano nella rete, che sono invece il vero punto di forza della banca, ma piuttosto l'enorme sacca di inefficienza rappresentata dalla presenza di incarichi non produttivi». Pur non mettendo in discussione lo status di cooperativa («non abbiamo pregiudiziali»), l'Associazione Bpm 360° denuncia invece le distorsioni di una governance che consente a una piccola minoranza di dipendenti sindacalizzati di controllare l'istituto. «La Bpm viene descritta dagli analisti finanziari come una società il cui cda è ostaggio di influenze esterne e indebite da parte di una componente che si dichiara padrona della banca – ha affondato Vidra – un socio occulto che, di fatto, impedisce qualsiasi possibilità di sviluppo della banca e che persegue interesse non in linea con quelli aziendali. Non è accettabile che ci siano soci di serie A e di serie B. Tutti i soci devono essere uguali». Un tema, quello dell'uguaglianza tra gli azionisti, condiviso anche da altre due grandi associazioni interne. «È necessario arrivare alla prossima assemblea con una governance più moderna – ha detto Piero Lonardi, dell'associazione soci-non dipendenti – ma le regole non bastano, occorre anche evitare che vi siano comportamenti invasivi da parte del socio di riferimento». Ampliare la base sociale, allargandola anche ai clienti del territorio, è una delle soluzioni proposte da Mazzotta. E subito accettata da Angelo Fedegari, a capo dell'associazione soci-pensionati che nel 2006 controllava il 30% dei voti assembleari, che ha proposto «di istituzionalizzare il dialogo tra le varie associazioni per promuovere il cambiamento». La difesa dei dipendenti-soci, assediati dalle altre componenti ma per ora maggioritari, è toccata a Giafranco Modica, presidente dell'Amici della Bpm. La governance attuale? «È emendabile e rivedibile», ma eventuali modifiche «devono essere proposte da chi, come noi, negli ultimi dieci anni ha già realizzato progetti di riforma. E sia chiaro che la Bpm è una banca democratica». Come dire: chi vuol cambiare qualcosa, sappia che deve trattare con noi. E, comunque, riferendosi indirettamente alle proposte di Mazzotta (pur senza citarlo, a dimostrazione di una freddezza che permane: «Qualcuno ha avanzato delle opinioni...»), Modica ha puntualizzato che «il tema è di competenza delle associazioni dei soci».

Mazzotta non ha arretrato dalla sua linea di innovazione della governance, spiegando ai soci «che essa è necessaria sia per fare alleanze che per continuare a realizzare buoni risultati». E poi, a muso duro, evidentemente rivolto ai sindacati che avevano tentato di disarcionarlo poche settimane fa, ha detto di «sognare la pace» ma anche di «essere sempre pronto a fare la guerra a chi ha voglia di farla». Candidandosi, di fatto, come naturale punto di equilibrio tra le associazioni che chiedono cambiamenti. «Colgo al volo lo spirito costruttivo e di cambiamento che è emerso dall'assemblea». Non è difficile immaginare un periodo di nuove tensioni con i sindacati da qui all'assemblea dell'anno prossimo

Graziani-Sole XXIV ORE