11 febbraio 2008

Hello boy!

Mi ero ripromesso di mettere un punto fermo sulle mie considerazioni sul Milan. Visto il primo tempo di Milan-Siena non avrei potuto aggiungere che altre note sconfortate.
A metà della ripresa, preso dalla disperazione, Ancelotti, l'allenatore più conservatore del mondo, ha messo in campo un diciassettenne bresciano di nome Paloschi, già provato con successo nella Coppa Italia a perdere.
Diciassette secondi gli sono bastati per realizzare un gol entusiasmante con la spavalderia di un veterano. Poi, per il restante minutaggio, una prestazione vera, da giocatore vivo che ha saputo rianimare i pochi veri atleti di questa squadra, maxime Ambrosini.
Il ragazzo è un bel talento, ben strutturato, con una tecnica di base confortevole .
Se Ancelotti non lo piallerà, come ha fatto con Gilardino, potrebbe essere in un prossimo futuro un titolare fisso del Milan.

2 commenti:

TheSteve ha detto...

Era un campionato e mezzo che a San Siro non si godeva un pomeriggio di calcio vero: due squadre che si affrontano a viso aperto, palle gol a ripetizione, il risultato teso sul filo dell'equilibrio tattico fino al 90°. Soprattutto, erano almeno due anni che un gesto tecnico tanto perfetto quanto inatteso come quello del 18enne "Patoschi" non faceva saltare dal seggiolino persino un orfano di Sheva, inconsolabile e rassegnato come il sottoscritto. Un autentico fulmine a ciel sereno! Il lancio lungo, la corsa in profondità, la saetta al volo dal limite: elettricità allo stato puro, duemila volt lungo la spina dorsale di un pubblico sempre più scarno, sonnecchiante e perso nei meandri del Jurassic Park di Ancelotti. E fu così che al minuto 19 del secondo tempo di Milan-Siena, il Popolo Rossonero scattò spontaneamente in una standing ovation all'esordiente col numero 43, fino a 18 secondi prima solo una sagoma nera senza foto sul tabellone delle formazioni. Perché il calcio è Paloschi, non è Ronaldo. E non è neppure Maldini, Cafù e Serginho: fuoriclasse autentici, professionisti esemplari, anche volti a cui siamo affezionati, ma ahimè tutti quanti ex-atleti. Non so dire se e quando rivedremo il non-Papero bergamasco (o bresciano) a San Siro con la divisa rossonera: da Milanello han già fatto sapere che, dopo l'exploit di domenica, tornerà a giocare al sabato con la Primavera di Filippo Galli «perché è giusto così». Perché il talento è nulla senza gli sponsor, come racconta la faccia triste di Giovannino Gourcuff: altro talento giovane ma non-brasiliano con uno splendido esordio (per di più internazionale) ora mai lontano nella memoria, che sulla panchina del Diavolo sta diventando vecchio.

Anonimo ha detto...

Per il momento godiamo.
banzai43