Cinquant'anni fa, quando l'insurrezione castrista abbattè la dittatura di Fulgencio Batista, Cuba era definito "il bordello degli americani ricchi". Oggi, invece, è il bordello degli europei (e dei canadesi) poveri. Un bel miglioramento, non c'è che dire. Mezzo secolo fa i contadini cubani soffrivano di penuria alimentare, ora pare che il programma"riformista" di Raul Castro sia quello di dare loro da mangiare. Per il popolo cubano cinquant'anni di esaltazione, all'inizio sincera, alla fine burocratica, della rivoluzione dei Caraibi hanno significato un'impressionante stagnazione, una specie di blocco della storia, che li vede ora più o meno nelle stesse, miserevoli condizioni in cui versavano prima dell'affermazione del regime "progressista".
Anche da altri punti di vista la situazione è rimasta eguale. Le libertà politiche, che non c'erano prima, non ci sono neppure oggi. Le camarille oligarchiche che detenevano il potere sono state sostituite da una monarchia comunista ereditaria; sul piano dei diritti civili vale la pena di ricordare, per esempio, che a Cuba l'omosessualità è un reato che comporta la galera. Insomma Fidel Castro che, per almeno una generazione di intellettuali europei ha rappresentato l'incarnazione della "freccia della storia" che esportava nel refrattario continente americano la scintilla innovatrice del marxismo, è nei fatti la dimostrazione che quella freccia non porta da nessuna parte, che immobilizza le capacità di crescita e di innovazione in una cupa dittatura pauperista. Naturalmente, c'è chi attribuisce il clamoroso fallimento alla malvagità dell'America, che con l'embargo si è rifiutata e si rifiuta di sostenere un regime che aveva proclamato e continua a proclamare sempre più vanamente l'obiettivo esplicito di minacciarne la stabilità e la democrazia, anche con missili atomici. Ora pare che la "nuova" dirigenza della dittatura militare nazionalista dell'Avana voglia imitare quella di Pechino, dando libertà ai capitalisti e continuando a negare al popolo i diritti democratici: un programma che ha un carattere oggettivamente fascista.
da Il Foglio del 21 Febbraio 2008
22 febbraio 2008
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3 commenti:
I saggi che hanno trattato le similitudini tra fascismo e comunismo sono numerosi.-
I sistemi democratici dovrebbero avere la funzione di alternare le oligarchie al potere.-
Il sistema capitalistico sinora si é dimostrato il più efficace per l'accumulo e la crescit,il problema nasce nel tentare di redistribuire la ricchezza prodotta.-
Penso che,senza ombra di dubbio,i sistemi marxisti si sono dimostrati inadatti sia all'accumulo che alla distribuzione della ricchezza.-
ùSolo il "parolaio rosso" in Italia può ancora sognare il sole dell'avvenire ed affermare che l'approccio teorico del marxismo é corretto e che é stata sbagliata l'applicazione che se ne é fatta.-
Cuba quindi probabilmente imniterà la Cina ma non avendone la potenza penso che farà emergere rapoidamente le contraddizioni di un capitalismo senza regolare la principale delle quali é un sistema democreatico.-
Giacomo
Io continuo a pensare che il sistema migliore sia una versione moderna di ciù che una volta chiamavamo monarchia illuminata dei piccoli Stati. Ma sono centinia di anni che si è ormai smesso di associare il concetto positivo di "illuminazione" a una qualunque forma di Stato e di governo.
All'origine della rivoluzione cubana Castro non poteva certo definirsi comunista e forse non lo è stato neppure dopo (leggere l'ultimo libro di R. Rossanda per convincersene). Dittatore e come tale assai malvagio, certamente si. Gli Usa, poi con particolare miopia, non hanno favorito, in Cuba, una possibile evoluzione democratica. Ma questa è la politica delle grandi potenze (Roma prima, la Gran Bretagna, gli Usa, l'URS poi ed ora, ad esempio in Africa, la Cina). E Fidel è arrivato sin qua, per disgrazia di Cuba.
Questi i fatti.
Eppur l'ho amato!
banzai43
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