Fatta eccezione per le tre o quattro di fondo classifica, che hanno altri pensieri che non gli schemi ed il bel giuoco, il Milan gioca il peggior calcio della Serie A.
Così macchinosi, lenti, stucchevoli, noiosi, non ce ne sono. Dopo dieci minuti che li vedi allo stadio o in poltrona, ti viene l'ansia ed una voglia irrefrenabile di tornare a casa o cambiare canale.
Qualche gonzo crede che il possesso-palla sia indice di classe, come se il calcio misurasse i risultati sulle palle trattenute e non sulle sfere che entrano nella rete avversaria.
Vedere girare la palla da un lato all'altro del campo ricorda tanto il declinante calcio danubiano, il titìc-titòc delle squadre di Lidas nelle giornate di scarsa vena, i cestisti che affrontano una zona 1-3-1 a due all'ora e arrivano all'ultimo secondo tirando alla disperata verso il mucchio.
Con questo metodo di gioco si immalinconiscono i fuoriclasse come Kakà e si esalta l'esercito dei tromboni sfiatati che Ancelotti schiera ogni domenica. Non è un caso che anche un ex-ex-atleta come Ronaldo faccia ancora la sua porca figura, e che se non fosse per i muscoli di cristallo potrebbe giocare tutte le partite, tanto lo sforzo energetico è pari ad una nostra passeggiatina.
Questo è il volto del declino.
Peccato si sia lasciata la dignità negli armadietti di Milanello.
01 febbraio 2008
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