12 febbraio 2008

Le infrastrutture della mente

Il nostro mondo è dominato dall'etica del movimento. Chi non si muove è perduto. Chi sta fermo è un ignobile ozioso, un sovversivo, un nemico del PIL. Si fa un gran parlare delle infrastrutture di acciaio e cemento, di binari, autostrade, ponti, gallerie. Strutture che portano camion vuoti e macchine con una persona. L'auto è un accessorio del petrolio, serve a consumare petrolio, a far vendere petrolio. Una scatola di lamiera piena di gadget che ha la velocità media di un mulo. Delle infrastrutture della mente, che non costano, che liberano il tempo, che ci danno la possibilità di scegliere se spostarci o star fermi dove siamo, di queste infrastrutture non si occupa nessuno. La connettività veloce a tutte le famiglie [...] non è una priorità. L'incentivazione del telelavoro per evitare il congestionamento delle città non è una priorità. Una diversa organizzazione delle aziende sul territorio utilizzando la Rete non è una priorità. La diminuzione dei costi dell’ADSL non è una priorità. E non lo è neppure la copertura ADSL al 100% del territorio nazionale [...]. La Rete libera il movimento delle intelligenze, delle idee. La Rete non provoca incidenti stradali e fa risparmiare tempo, un'enormità di tempo. Voglio un mondo dominato dall'etica del tempo, contro lo spreco delle code, degli uffici, degli ascensori. L'uomo è fatto di tempo, è un prodotto con una data di scadenza. Liberiamo il tempo dalla mobilità fine a sé stessa. Utile ai petrolieri, al Ministero delle Finanze e ai costruttori di strade e di macchine. Meno mobilità, più tempo per noi stessi, anche per oziare, ma senza eccedere, perchè "non far niente è il lavoro più duro di tutti".

dal blog di Beppe Grillo, 1 luglio 2007

Riprendo l'articolo dallo stimolante e battagliero blog Ali e Radici.
Mi piacerebbe che la riflessione di Beppe Grillo, un furbastro che io non amo ma che qui dice cose molto sagge e condivisibili, coinvolgesse tutti gli amici di Anni Quaranta.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Questo blog (Anni Quaranta), oltre a essere stato il punto di partenza e d'ispirazione per la nascita di Ali e Radici, mi piace perché non è chiuso su sé stesso e non si avviluppa entro posizioni ideologiche. Nemmeno quando si parla di Milan (io sono interista). Nel mio piccolo, e con molti meno anni di esperienza, anch'io sto cercando di seguire lo stesso profilo. Beppe Grillo ha spesso posizioni che non condivido o che addirittura detesto, ma altre volte dà contributi importanti al ragionamento collettivo. La mia attenzione vuole andare a quel che si dice e non tanto a chi lo dice. Penso che si dovrebbe ragionare così. In fondo il Teorema di Pitagora è valido indipendentemente da chi lo enuncia; il Teorema di Pitagora rimane tale se enunciato da me, da voi, da Stalin, Hitler o il Papa.

Anonimo ha detto...

Che il ruolo di Beppe Grillo da stimolo sia utile é indubitabile;credo lo sia meno e desti qualche sospetto se dalla critica pungente ed anche feroce passi alla proposta in proprio.-
Indubbiamente l'articolo richiamato ha molte valide argomentazioni ed allora pongo una provocazione :la casalinga per il PIL non ha una funzione produttiva eppure si accolla la crescita e l'educazione dei figli(certo non alimenta gli asili nido),provvede al loro "controllo sociale"(sono convinto che i figli di una casalinga hanno minori probabilità di drogarsi)a volte si prende cura di qualche parente anziano.-
Esercita insomma un'indubitabile funzione sociale che ha poi riflessi economici nel minore impegno dello Stato(asili nido,droga etc).-
Gli economisti dovrebbero porre impegno a valutare in termini economici il lavoro e l'utilità sociale della casalinga per tradurla in punti di PIL sommando algebricamente con ciò che si vienme a perdere(occupazione nelle scuole materne,recupero dei drogati,cure agli anziani etc.-
Purtropppo é un tema che non "tira" e le femministe diventerebbero altrettante tigri ed allora si preferisce soprassedere.-
Penso comunque che l'ideologia del PIL abbia bisogno di essere riesaminata nel suo fondamento filosofico.-
Giacomo

Anonimo ha detto...

Evviva.
Dice l'amico Giacomo "Penso ... che l'ideologia del PIL abbia bisogno di essere riesaminata nel suo fondamento filosofico".
Questa la condivido proprio. Non avrei potuto dirla meglio.
Per cominciare si potrebbe iniziare leggedo, o rileggendo, di Naomi Klein: "No Logo" e "Recinti e finestre";
di Amartya Sen: "Lo sviluppo è libertà";
di Jeremy Rifin: "L'era dell'accesso", "Ecocidio","Economia all'idrogeno", etc. etc.

Forse, per sintesi, argomentazioni così interessanti potrebbero essere trattati nelle scuole superiori.

Ecco un poco di filosofia che, ai più, potrebbe sembrare provenire da un altro mondo.

Da parte mia, che sono con i piedi per terra, mi accontenterei di una rapida apertura dei cosiddetti "Mercati contadini" nelle grandi città, previsti da una legge della metà del 2007.

Si avrebbero prodotti alimentari pressoché a chilometro zero (aria più pulita, meno traffico, minori costi), prodotti in Italia (aiuto all'agricoltura nazionale), senza conservanti e sul tavolo di casa con la giusta maturazione (più salute).

Il tutto, udite, udite, a costi più bassi di quelli attuali poiché la vendita avverrebbe con passaggio diretto dal contadino al consumatore.

Internet ne parla da tempo, fra i primi esempi la città di Bologna.
E non è stata un'iniziativa di Beppe Grillo che di intuizioni, non si può negarlo (ricordate Parmalat?) ne ha avute e ne ha e avrà tante altre come accadeva, in Attica, a molti guitti del carro di Tespi o, più semplicemente, come al nostro celebre Bertoldo.

Difficile dirlo, ma ... W la libertà, W la Repubblica, W l'Italia.

banzai43

cassinolazio ha detto...

Attenzione alla panacea informatica: ci avevano detto che avrebbe liberato il tempo a nostra disposizione (ed eccoci qui davanti al computer tutti i giorni compresi il sabato e la domenica, attaccati al telefonino anche quando si è a letto), che non avrebbe più prodotto carta (ed eccoci qui tra montagne di carta, emissioni di CO2 eccetera) e che tutte le cose le avremmo fatte comodamente a casa nostra. Ma allora dove vanno le milioni di persone che tutte le mattine ingolfano la milano bergamo, la tangenziale est eccetera eccetera? Non credo sia colpa del mancato sviluppo della rete: si tratta semplicemente della incapacità - soprattutto manageriale, oltre che politica - di gestire in modo ottimale la conoscenza, rivedendo ab ovo la organizzazione aziendale.
Era stato questo sì sentenziato: la rete deve diventare un parte del processo di produzione (non LA PRODUZIONE come si vagheggiava nella net-economy), ma il concetto fatica ancora a farsi strada (pensate la rivoluzione della email ed a quanto tempo è stato necessario per affermarsi nelle aziende italiane) . E comunque attenzione alla rete: i pesciolini piccoli ci rimangono intrappolati!

Anonimo ha detto...

Non mitizziamo la rete e l'informatica;"Il computer é veloce ma scemo,l'uomo intelligente ma lento.Attenzione a combinare bene i fattori.-"
Affermato da Ferdinando Napolitano Vice Presidente di Booz Allen Hamilton Italia.-
La tecnologia é utile a patto che l'uomo se ne sappia servire e rimanga soggetto.-
Umberto Galimberti nel suo Psiche e Techne afferma, fra l'altro, che l'uomo rischia di diventare oggetto di un progresso che rischia di non controllare più.-
Questi,a mio modo di vedere,sono i rischi concreti che oggi corriamo,di essre cioé funzionari di processi che non controlliamo e dei quali - ancora peggio - non conosciamo la finalizzazione.-
Il lato emozionale della psiche umana,la consapevolezza dei limiti sono le premesse per non smarrirsi.-
Giacomo