04 febbraio 2008

Ma Moratti fa la vittima

La questione arbitrale da ieri non è meno urgente del caso Moratti. L’uomo è scontato nella sua imprevedibilità: un giorno predica distensione, l’altro va alla guerra. Nell’anno secondo post Calciopoli il nostro don Chisciotte si arma contro i fantasmi della Triade, tanto ingombranti da avvelenare la meritata rivincita; riporta in vita lo spettro dello scudetto del 2002 «che non fosse stato per una banda di truffatori avremmo conquistato», omettendo che poteva perderlo solo l’Inter, e così è stato, nonostante la conclamata banda di truffatori; squaderna per l’ennesima volta i processi, compresi quelli alle intenzioni, invece di goderne i frutti con lo stesso aplomb - anche troppo, a dire il vero - che lo distingueva nei tempi grami dello strapotere juventino. Moratti sbaglia i tempi del tackle e un arbitro diverso dagli attuali probabilmente estrarrebbe il cartellino rosso, sanzionando l’excusatio non petita, con l’aggravante della reiterazione: lui attacca il passato e la sua squadra approfitta dell’ennesima svista. Tanto clamoroso è l’abbaglio di Tagliavento (il pallone scagliato da Stankovic colpisce il viso di Vannucchi, non la mano) che nemmeno s’accendono i soliti dibattiti tra giustizialisti e garantisti. Mancini si consegna a braccia alzate, trasfigurato rispetto al fustigatore delle vedove bianconere: non era rigore. Infatti. Il cambio di strategia - dal silenzio stampa alla confessione - ovviamente non commuoverà il partito della sudditanza psicologica. Della serie: l’Inter è forte, però quanto l’aiutano. E poi quanto compensano, aggiustano, pasticciano. Otto rigori tre domeniche fa, quella successiva zero, questa ancora otto. Sono gli arbitri degli eccessi, così permeabili allo spirito del tempo da stravolgere i pesi e le misure nel volgere di una settimana. Marziali, lassisti e ancora marziali, alla ricerca disperata di una tregua con la pubblica opinione. Navigano a vista, magari fosse buona. Forniscono alibi eccezionali. Nella giornata in cui l’Inter sale +8, le remano a favore in tanti, Roma e Juventus almeno quanto Tagliavento. I giallorossi sono ormai un caso clinico: soffrono la responsabilità di dover riaprire in qualche modo il campionato, ogni volta che l’Inter presta il fianco immancabilmente si defilano, a Siena addirittura crollano. Non bastasse questo deficit psicologico, le voci (non smentite) sulla possibile cessione della società sfilacciano i nervi. A Totti per primo. Il problema della Juve è di altra natura. Non ha il telaio per reggere l’andatura dei nerazzurri, il mercato di gennaio le ha consegnato un mediano - vedremo se ottimo o buono - certo non l’uomo in grado di indirizzarne i destini, non a caso il recupero di Tiago è diventato una priorità.

Guido Boffo, su La Stampa del 4 febbraio 2008


I Gobbi, da quando hanno preso lo sberlone politico, sono diventati più attenti ai condizionamenti che caratterizzano, da sempre, ogni stagione calcistica. Ora è il ciclo favorevole degli Onestoni a cui, come a tutti i parvenus, manca il buon gusto o meglio il "bon ton" come scriveva una delle ex-mogli del clan dei Moratti.

1 commento:

TheSteve ha detto...

Piangevano quando perdevano. Piangono ora che vincono. Piangeranno quando ricominceranno a perdere. È il marchio di Moratti, il perdente onesto.