Grazie Juve. Ridere fa sempre bene, lo dicono i medici, i sociologi ed addirittura i giornalisti. Ridere è salutare, però i tempi sono duri, l'inflazione reale è superiore a quella dell'Istat e onestamente mancano i motivi per far vedere i trentadue denti. Per fortuna la società Juventus ce ne ha offerto uno. Come tutti sapranno, i mattacchioni di Corso Ferraris hanno pensato bene di scrivere una letteraccia, del genere «Se si continua così, noi non ci stiamo». Perbacco. Domanda: se contro il Toro il povero arbitro Rizzoli sbaglierà, quale sarà la risposta bianconera? Uscire dal campo? Togliersi le mutande? Pernacchie? E poi l'Atalanta, oppure il Siena, il Catania, il Genoa e le altre perché mai non dovrebbero fare la stessa cosa? O si è deciso che solo contro la Juve si fischia in maniera errata? Lo sappiamo, l'argomento è noioso: arbitri pro e contro i bianconeri, negli ultimi due giorni se ne è parlato a non finire. Noi vogliamo solo fare una piccola e modestissima considerazione. Visti dall'estero, dove abbiamo vissuto i nostri primi tren'anni, i numeri uno della Juventus non ci hanno mai entusiasmato. Gianni Agnelli faceva ridere solo i giornalisti italiani, che si rotolavano per terra prima ancora che l'Avvocato aprisse bocca. Umiliazione in più, umiliazione in meno cosa contava per loro? Tanto poi raccontavano agli amici come il patron della Fiat (patron quando faceva utili, in caso contrario pagavate voi) portasse l'orologio e questo bastava per dare un senso alla propria vita. A proposito, provate oggi a indossare l'orologio sopra la camicia: ve ne direbbero di ogni. A meno che non diate pubblicità ai media, in quel caso diventereste chic e trendy. Spirato l'Avvocato é arrivato il fratello, grado di simpatia meno mille. Capita. Ora c'è Cobolli Gigli, uno che di caccia al fagiano sembra saperne una più del diavolo ma sul calcio le spara a caso. È il classico ragazzo che alle feste del liceo ballava il lento quando gli altri si scatenavano. Fuori situazione, sempre. Gran brava persona, ma forse è arrivato troppo in fretta a dare lezioni sul calcio; solo due anni addietro aveva dubbi sul fatto che si giocasse in undici oppure in sette, su un campo d'erba oppure sulla neve. Guardare una gara di polo a Cortina, vestito con il pellicciotto ed un calice di champagne in mano ci sembrerebbe più nelle sue corde. Una lettera da lui scritta crea un effetto strano, cioè l'effetto contrario a quello desiderato. Altro che indignazione. È come guardare Stanlio e Ollio. Ha continuato la verace (si fa per dire) protesta Alessio Secco, uomo buono come il pane. Di lui pensiamo ogni bene, al di là della cattiva stampa che ha (come se Moggi telefonasse solo a lui, in Italia). Sono loro che gridano contro le ingiustizie? Ma dai. L'unico vero, in senso calcistico, è Claudio Ranieri, difatti i bianconeri guadagnano molto in immagine quando ad apparire è lui. Il resto pare uno scherzo riuscito male. Un grande club (non è il caso di questa Juve) avrebbe semplicemente scritto una nota secca e da venir i brividi freddi: «Noi, Juve, sappiamo solo lavorare, lottare, sempre e comunque, e lo faremo ogni attimo della nostra vita nonostante gli arbitraggi negativi. Nessuno piegherà mai i nostri giocatori, i nostri ideali, i nostri valori. Siamo nati per vincere». Troppo semplice, forse. La conclusione è la solita: o c'è un disegno contro la Juventus, cosa che non si può escludere a priori, ed allora Cobolli deve far saltare tutto il calcio italiano, da Abete in giù, a colpi di denunce alla magistratura sportiva ed ordinaria, oppure non c'è ed allora le lettere ed i dossier mettono i bianconeri sullo stesso piano delle piccole squadre. I sopracitati giornalisti che si sbellicavano dalle risate ricorderanno la battuta del'Avvocato loro idolo: '«Chi si lamenta è un provinciale».
di Dominique Antognoni, in esclusiva per La Settimana Sportiva
Come forse gli amici sanno, sono in silenzio stampa sul Milan, il cui gioco indigna la mia fede cinquantenaria.
Ma il calcio è una malattia della mente e non si può fingere che non esista più.
Tema arbitraggi e la Juve. La Dominique è una giornalista brillante, spiritosa, anche dissacrante verso un Totem dell'Italia consociativa ed assistenziale.
Ma, c'è un "ma".
Io non trovo patetica l'niziativa della mediocre dirigenza bianconera. In primo luogo perché, dopo lustri, ha trovato il coraggio di scrivere le proprie lamentele anziché telefonarle. E questo è un fatto rivoluzionario per chi ha comandato in Federazione da sempre e ben prima che Moggi sposasse gli usi della Casa al suo personale progetto di potere.
In secondo luogo, perché il problema arbitrale ha toccatto livelli di nequizia francamente inaccettabili.
Le giustificazioni date agli errori (inesperienza, psicologia fragile, ambiente ostile) non stanno in piedi.
Questo campionato, che pretende essere ai massimi livelli della professionalità, che è venduto come un piatto da gourmet alle televisioni, che vede un giro di investimenti miliardario (in €uro) non può essere gestito come il torneo delle parrocchie.
Se Collina non ha saputo addestrare in modo accelerato i giovani virgulti passati indenni dalle esperienze delle serie inferiori (dove certi errori si pagano a sganassoni) si faccia da parte.
Se Abete, dopo mesi di disastri, non ha l'umiltà di chiedere alle federazioni europee direttori di gara idonei ai grandi eventi, si dimetta.
Questa dirigenza di stampo melandriano non può pretendere l'impunità.
Il pubblico più avveduto ha già capito che la rappresentazione non è credibile e se ne sta a casa.
Quando i conti non torneranno più nemmeno con i tifosi in poltrona, il giocattolo sarà buttato in un angolo anche dalle satellitari.
E allora i Berlusconi, i Moratti, i Della Valle e giù sino agli Spinelli ed ai Zamparini, finalmente senza reti di protezione, scapperanno senza ritegno verso divertimenti meno rischiosi per i loro
portafogli.
26 febbraio 2008
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4 commenti:
Non conosco questo giornale ma devo dire,da juventino senza le fette di salame sugli occhi,che gli errori arbitrali contro la Juve sono troppi,ripetuti in diverse circostanze da arbitri differenti,questo é un dato di fatto.-
Provo a dare la mia spiegazione.-
Il designatore arbitrale non é sicuramente neutrale e quindi ha contribuito a creare un "clima" di "benevola disattenzione" nei confronti delle beneamata;a ciò si aggiunge - indubbiamente - l'imperizia di un gruppo dirigente neofita che sicuramente non ha peso né in Lega né in Federcalcio.-
hiudo con la frase di Totti,all'Inter arrivano gli "aiutini".-
Giacomo
25 febbraio 2008 - ore 20:27
Morattoria contro Cobolli Gigli. Con due "t" e firmata Rocca.
Io l'ho detto il primissimo giorno della sua infausta apparizione che ci avevano messo nelle mani di un Moratti senza soldi. Che pena leggere le sue lettere aperte piagnucolose alla Federcalcio per qualche torto arbitrale subito. E poi anche il monito di Luca Cordero di Montezemolo, uno che ogni volta che pronuncia la parola Juventus sprofondiamo subito in zona retrocessione. Ma chi si credono di essere, Massimo Moratti? Cobolli, Iddio mi perdoni, oggi è la Juventus. E la Juventus non piagnucola. La Juventus gioca a calcio, acquista campioni e vince le partite e i campionati, a volte con gli arbitri a favore a volte con gli arbitri contro. Arbitraggi come questo di Reggio capitavano anche ai tempi di Moggi. Fu lì, dopo una partita rubata dalla Reggina sul campo, che Moggi rinchiuse l'arbitro nello spogliatoio. La Juve di Moggi ha perso un paio di coppe campioni per errori arbitrali ed è capitato che non abbia portato a casa il risultato pieno contro gli indossatori di scudetti altrui per incredibili decisioni arbitrali a favore della seconda squadra milanese (come quel gol del portiere Toldo al 93° con una quarantina di cariche a Buffon). Ma nel calcio si perde, si vince e si pareggia per colpa degli arbitri. Alla fine però a vincere è sempre la squadra più forte.
L'idea assurda di questi giorni, naturalmente sostenuta dai giustizialisti della Gazzetta dello Sport che ancora non si capisce perché non si siano apparentati con Di Pietro e Veltroni, è che senza gli errori arbitrali oggi la Juve sarebbe prima in classifica. I torti ci sono stati e anche i favori grandi come una petroliera agli indossatori di scudetti altrui. Ma da qui a pensare che i reduci dello squadrone rovinato da Cobolli e dai suoi possano essere paragonati alle squadre milanesi di oggi è un'enormità che può venire in mente soltanto a uno che di calcio non capisce niente. Uno di quelli che la pensa così, infatti, è Cobolli Gigli.
di Christian Rocca
Se mi avessero ibernato tre anni fa e sbrinato ieri, sicuramente penserei di essere finito su Scherzi a parte. E invece no. È tutto vero... La Juventus viene danneggiata platealmente dalla classe arbitrale, i dirigenti bianconeri invocano giustizia presso gli organi federali, i tifosi esasperati lamentano persecuzioni del palazzo! Ragazzi, diciamocelo: questo baraccone degli onesti ora mai non diverte più nemmeno Moratti, che degli scudetti parrocchiali ne ha già abbastanza, e ora è lì a rimestarsi dentro le paturnie europee. Ma lo spettacolo di cui sopra vale tutto il prezzo del biglietto! I sogni sono gratis, diceva Moggi. Eppure la realtà qualche volta supera persino la fantasia.
Che parolone grosso! Dimissioni! Collina, Abete, Matarrese ecc. ecc.
Nell'Italia della monnezza, dove il commissario governatore Bassolino rimane bellamente a guardare dal suo palazzo i quintali di spazzatura, perchè dovrebbero dimettersi questi illustri personaggi? Ma secondo voi chi ha tollerato in passato moggi e c? Collina Abete Matarrese! E allora niente di nuovo: fin o a ieri si lamentavano Rozzi, Lenzini, Moratti oggi Cobolli Gigli. La ruota gira o meglio - come diceva il gattopardo - bisogna cambiare tutto percdhè tutto rimanga immutato...
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